Coltrè (POP): “PNRR banco di prova del sistema politico-amministrativo”

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PNRR e scuola ad Artena: riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Alessandro Coltrè (POP)

Ripartiamo dalle scuole, mettiamo la scuola al centro dei nostri programmi, bisogna dare più risorse alla scuola”. Quando si parla di istruzione pubblica è facile ascoltare frasi di questo genere. Vengono pronunciate nei discorsi politici, sono formule di rito che concludono i convegni accademici, assemblee territoriali, conferenze di fondazioni, dossier e rapporti di ricerca. Il monito sulla scuola c’è sempre, e il rischio di scivolare in frasi fatte è sempre molto elevato. Con l’arrivo dei fondi del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (Pnrr) si parla molto di scuola. Stavolta però, insieme alla retorica, c’è qualcosa di nuovo: i soldi.

I programmi di ripartenza dell’Unione Europea diventano concreti, l’Italia è chiamata a parlare di scuola; dovrà farlo perché il PNRR, tra nodi da sciogliere, complessità e scadenze, può avere una ricaduta reale nei territori.

Le misure del PNRR per le scuole

Parliamo di 5,2 miliardi di euro. Queste le risorse stanziate per intervenire sul sistema scolastico, dall’edilizia passando per le riforme sull’accesso all’insegnamento fino all’apertura di nuove mense e nuovi spazi educativi. E ancora, digitalizzazione, riduzione dei divari territoriali, potenziamento del tempo pieno. Tutti questi temi dovranno diventare delle progettualità. Per realizzare questi progetti i comuni, le regioni e le città metropolitane dovranno rispondere a delle procedure e a una serie di bandi molto particolari, alcuni dei quali sono stati presentati Il 30 novembre 2021 dal Ministro Bianchi durante una conferenza stampa

Come riportato dal Ministero i bandi sono così suddivisi:

  • Piano di costruzione di 195 nuove scuole che sostituiranno vecchi edifici (il 40% delle risorse andrà al Mezzogiorno). Con uno stanziamento di 800 milioni di euro, questa misura punta a “innovative dal punto di vista architettonico e strutturale, altamente sostenibili e con il massimo dell’efficienza energetica, inclusive e in grado di garantire una didattica basata su metodologie innovative e su una piena fruibilità degli ambienti didattici”.
  • Costruzione e riqualificazione di locali adibiti a mense scolastiche. In questo caso parliamo di 400 milioni di euro per uno stanziamento che coprirà circa mille interventi tra nuove strutture e rigenerazioni di spazi già esistenti
  • 300 milioni di euro per palestre e per l’aumento di attività sportive “per un totale di 230.400 metri quadrati da realizzare o riqualificare”, si legge nella nota del Ministero.
  • 700 milioni per la messa in sicurezza degli edifici. Saranno le Regioni a individuare gli Enti da ammettere a finanziamento sulla base delle programmazioni regionali per garantire la messa in sicurezza e la riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico esistente.

Si procede a ritmi serrati, ci sono già le prime scadenze, la documentazione da preparare e le consegne da rispettare. Non sarà facile, anche perché con i bandi del PNRR sarà ancora più evidente un problema: le scuole che hanno maggiore probabilità di partecipare e vincere i bandi non sono quelle che tipicamente ne hanno più bisogno, in quanto sono quelle più preparate e che hanno maggiori capacità di progettazione. Al contrario, scuole che hanno più bisogno di risorse non sono in grado di ottenerle. Tra procedure complesse, carenze di organico e pandemia, gli enti locali saranno in grado di rispondere a questa prima sfida? A influire saranno di certo i decenni di riduzione del valore dell’amministrazione pubblica e un’intera generazione di lavoratori in uscita che dovrà essere sostituita.

Il fattore umano

Sulla necessità di rigenerare la pubblica amministrazione si è espresso più volte il Forum Diseguaglianze e Diversità. L’ anno scorso questo gruppo di ricercatori e di attivisti ha anche presentato “Fattore umano, vademecum per assumere bene e presto nelle amministrazioni pubbliche”. Non capitale umano, non risorse, ma persone al centro di un processo di rigenerazione e di servizio per la comunità. “La rigenerazione della PA – si legge nella nota del forum – va oltre le urgenze dettate dal PNRR. Le amministrazioni pubbliche infatti si apprestano a reclutare alcune centinaia di migliaia di figure professionali per sostituire un’intera generazione in uscita. È necessario farlo bene, adattare le organizzazioni al loro ingresso, fare del loro arrivo un fattore di rigenerazione. Il Vademecum per assumere presto e bene nella PA, presentato in aprile da ForumDD, Forum PA e Movimenta dimostra che “è possibile coniugare una nuova qualità del processo di assunzione con la sua necessaria velocità. È possibile raggiungere l’obiettivo di 105 giorni dalla pubblicazione del bando all’assunzione (35 giorni aggiuntivi se li calcoliamo dal momento della decisione di assumere)”. Rapidità e qualità possono viaggiare insieme se si seguono con cura le regole del gioco, sempre adattandole al contesto e con attenzione alla centralità del “fattore umano”. Il boccino ora è in mano all’intelligenza di tante amministrazioni e amministratori, a livello sia nazionale sia locale, e alla capacità di indirizzo saggio del Centro.

Artena e le scuole

In attesa di una reale e completa rigenerazione della pubblica amministrazione, la missione scuola del PNRR è il primo banco di prova del sistema politico e delle pubbliche amministrazioni. In mancanza di un vero potenziamento degli uffici, gli amministratori sono chiamati a essere veri politici, ossia a disegnare e a lavorare per rendere realizzabile aspirazioni, ambizioni e orizzonti. La centralità della scuola, quella frase sulla bocca di tutti, ora va messa a terra. E il PNRR è solo lo strumento, perché la vera differenza sarà l’esistenza o meno di un cervello collettivo e politico nelle varie amministrazioni. Sono individuabili le idee di queste intelligenze collettive? Congedarsi con una domanda sarà impossibile: a febbraio scadono i primi bandi, eppure a livello locale non c’è ancora nessuna discussione. Al momento, se restringiamo il campo ad Artena, c’è solo un articolo di giornale pubblicato su questa testata.

I gruppi di opposizione in consiglio comunale hanno presentato una mozione che impegna l’amministrazione a mettere in condizione gli uffici comunali di rispondere in modo adeguato e entro i tempi al bando per la realizzazione di nuove scuole. Oltre a questa richiesta, l’opposizione ha anche chiesto l’istituzione di una commissione specifica per l’individuazione di bandi e avvisi nell’ambito del PNRR rivolti agli enti locali a cui il Comune di Artena può partecipare”. Al momento non è arrivata ancora nessuna risposta. Messa in questi termini potrebbe sembrare un attacco a chi amministra, ma se consideriamo le scuole un’istituzione fondamentale del territorio, la voce di chi governa, le intenzioni politiche e le idee sulla scuola dovrebbero essere individuabili al di là della mozione delle opposizioni. Ma soprattutto dovrebbero essere presenti già da svariati mesi. Se pensiamo alle scuole come a un’istituzione democratica che contribuisce a costruire un determinato modello di comunità, un’ idea di pedagogia pubblica e una visione sul mondo delle scuole dovrebbero essere chiare, organiche e intercettabili al di là della scadenza del primo bando del PNRR.

Se decliniamo sul locale le frasi di rito sulla scuola ne uscirà una in particolare: “A Artena serve una scuola superiore”. Questa idea si trascina da anni, tanto che oggi quando se ne parla c’è chi replica con “ancora”, oppure con “vivete nel mondo dei sogni”. Frasi comprensibili, ma il momento che stiamo vivendo esige un dibattito approfondito. Che scuola superiore aprire? Quali dati abbiamo sull’abbandono scolastico? Chi può permettersi di mandare a ripetizioni ragazze e ragazzi? Quando parliamo di eccellenza chi stiamo lasciando indietro? Sono domande da porsi, dovrebbero essere alla base di ogni discussione pubblica, politica, associativa e di volontariato. A dare delle risposte pratiche al momento c’è la rete di attiviste e attivisti, tra tutte quella dell’Arci che in via del Municipio 1 in due stanze di un ex ufficio postale garantisce un doposcuola a prezzi sociali per ripetizioni, approfondimenti e corsi.

Come accade per molti paesi, anche ad Artena nelle contrade e in tante zone l’unica istituzione pubblica presente e visibile è proprio la scuola. Quanto sono connesse con il territorio? Ci sono scuole che attendono un servizio? Ci sono plessi che hanno bisogno di determinate infrastrutture? Le scuole possono contribuire alla coesione territoriale? Quanti edifici restano aperti di pomeriggio e di sera per programmi culturali e sportivi? Quante associazioni hanno sedi nelle scuole? Quando concediamo una dimensione concreta e territoriale al discorso sulla scuola, le domande iniziano a aumentare perché il tema della scuola è complesso. E fuggire dalla complessità è una scelta che si paga, come allo stesso modo alcune frasi che lanciamo nello spazio pubblico finiscono per ripercuotersi nella vita delle persone. “Non mandarli in quella classe, quella è la classe dei somari”; “Là ci stanno tutti delinquenti, là non studiano”; “ a quella scuola non ce li mandare”. La sfida del PNRR dovrebbe essere l’occasione per allontanarci dalla superficialità, dalla retorica e dal classismo. Le difficoltà di rispondere alle procedure dei bandi dovrebbero generare e non ridurre il dibattito. Oggi è la scuola, domani sarà la rigenerazione urbana e nei mesi successivi sarà il turno delle tematiche ambientali, del dissesto idrogeologico e delle politiche del lavoro. Come segnalato da OpenPolis, dall’Osservatorio civico sul Pnrr e da tanti istituti, i meccanismi di accesso ai dati e i metodi di partecipazione del PNRR non sono né lineari, né inclusivi. Con questo tipo di impostazione la partecipazione e il diritto di co-progettare le scelte future diventano anche battaglie civiche e politiche. “Per realizzare la transizione energetica, le nuove infrastrutture della mobilità, così come per sviluppare opere che servono alla tutela del territorio come anche per ripensare il ciclo dei rifiuti e sviluppare l’economia circolare, coinvolgere la cittadinanza è fondamentale, non solo per rispettare il suo diritto democratico di prendere parte alla decisione sulle opere pubbliche, ma anche per non rischiare frizioni e conflitti con le comunità locali, ricorda il ricercatore Emanuele Profumi. Gli enti di prossimità come i comuni (soprattutto i comuni con pochi abitanti) hanno il privilegio e l’onere di realizzare in pieno questi percorsi di partecipazione. E se i progetti sulle scuole hanno come protagonisti gli enti locali, favorire il ragionamento e la discussione in pubblico non dovrebbero essere opzioni secondarie o remote eventualità. Quando verrà ascoltata la voce della comunità scolastica di Artena? Quando parleranno docenti, dirigenti, personale, alunni, famiglie? Quanti edifici scolastici di Artena consentono lo sviluppo e la rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana? Al momento in zona non esiste un dibattito di questo livello, ma visto che Artena può contare su energie e intelligenze civiche, questa città potrebbe invertire la rotta e aprire una discussione sul PNRR, a partire proprio dalle scuole. Anche perché un intervento di riqualificazione o la costruzione di un nuovo edificio scolastico non dovrebbero essere affrontati soltanto come un’operazione materiale su quattro mura. Basti pensare al valore sociale e politico che risiede nei metri quadrati di spazio pubblico destinati a ospitare una mensa.

L’importanza di una mensa scolastica

Nel modo concepire il servizio di una mensa, nel pensiero alla base di una tariffa per un pasto si possono misurare tanti fattori di disuguaglianza. Ignorarli non è solo miopia politica, è un atto di ingiustizia. L’apertura di una mensa può diventare una rimozione di un ostacolo sociale; un atto politico che aggredisce un divario e che risponde in modo pratico alla realizzazione di una scuola democratica e inclusiva. Come ci ricorda un approfondimento pubblicato dal gruppo Percorsi di secondo welfare, “la creazione di mille nuove mense scolastiche è un obiettivo importante per il contrasto alla povertà alimentare. sempre più evidente come per alcuni ragazzi il pasto a scuola rappresenti l’unica fonte proteica a cui hanno accesso almeno una volta a settimana. Inoltre, la mensa (inteso come luogo fisico) ha un valore culturale e psico-sociale: gli edifici di refezione scolastica rappresentano un luogo di socializzazione e di scambio tra pari”. Ma nel bando delle mense ci sono dei vuoti: ricorda secondo welfare “restano tuttavia assenti le misure volte a promuovere i processi educativi o percorsi di formazione interdisciplinari e sul tema dell’alimentazione del futuro. Il servizio di mensa scolastica e l’estensione del tempo pieno sono perlopiù considerati strumenti di conciliazione vita-lavoro mentre manca un riferimento diretto al fenomeno della povertà alimentare e al diritto al cibo. Le risorse destinate alla riqualificazione delle mense scolastiche sarebbero infatti insufficienti per far fronte all’obiettivo di garantire l’accesso universale alla mensa scolastica per tutti i bambini e le bambine”.

Nel PNRR ci sono mancanze e opportunità, in consiglio comunale ci sono maggioranza e opposizione, nelle scuole dei comuni ci sono bambine e bambini, ragazze e ragazzi. Se si parla di scuola, di mense, è a loro che bisogna rendere conto.

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