Coronavirus, il pediatra di Artena: “Più sicuri a scuola che a casa”. E sull’auto-quarantena….

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Il pediatra di Artena Michele Scanni sul coronavirus: “La famiglia è il luogo più a rischio contagio. La scuola è il posto più sicuro perché lì c’è il distanziamento necessario e vengono rispettate le norme di sicurezza”

Negli ultimi giorni la paura del coronavirus ha colpito le famiglie di Artena. I dati diffusi dal Comune di Artena parlano di 124 positivi, con un’incidenza sotto l’1% della popolazione, ma non chiariscono le “catene di contagio”. Ci si è messa anche la presenza di alcune persone positive tra il personale scolastico e in questi giorni la paura si è trasformata in ansia di chiudere le scuole. Il Comune ha fatto sapere che non se ne parla e che se la Asl manifesterà questa esigenza allora si farà. Ma la chiusura sarebbe un provvedimento utile oppure addirittura controproducente? Secondo il pediatra Michele Scanni, uno dei due pediatri di Artena, non ci sono dubbi: “La famiglia è il luogo più a rischio contagio. La scuola è il posto più sicuro perché lì c’è il distanziamento necessario e vengono rispettate le norme di sicurezza“.

A testimoniare l’osservanza delle norme di sicurezza ci risulta che negli ultimi tempi alcuni bambini abbiano avuto dermatiti causate dalle mascherine indossate a scuola e hanno dovuto presentare dei certificati medici per utilizzarne alcune di stoffa. Inoltre i due pediatri di Artena hanno deciso di imporre il tampone rapido per rilasciare il certificato per il rientro a scuola, così da evitare che nelle classi rientrino bambini positivi al coronavirus. Ma lasciamo parlare il pediatra nell’intervista che segue.

Dottore, quanti bambini tra i suoi assistiti le risultano attualmente positivi al coronavirus?
“3-4 attualmente positivi”.

Quali sono i luoghi più a rischio contagio dalla sua esperienza?
“La famiglia e la strada, intesa come luogo di aggregazione. Mentre a scuola si adottano delle precauzioni severe, in famiglia calano queste precauzioni e i rapporti famigliari più stretti determinano un rischio maggiore: basti pensare ad esempio al contagio derivante da uno zio che viene a mangiare a casa e che magari non lo sa me è un soggetto positivo ma asintomatico. Di contro, quando a scuola ci sono stati dei positivi e la ASL ha fatto uno screening a tutti gli altri componenti della classe, questi sono risultati negativi al test. Questo mi fa pensare che quei bambini positivi abbiano alle spalle una positività famigliare. Ci sono delle maestre positive, e di contro non c’è stato alcun bambino positivo, oppure soltanto uno o due, anche questo mi fa credere che il problema non sia a scuola ma a casa.

Alcune mamme chiedono la chiusura delle scuole. Che ne pensa?
“Le mamme chiedono la chiusura perché hanno paura che il bambino si contagi. Potrei dare loro ragione se si chiudessero in casa, non andassero da nessuna parte e non ricevessero nessun parente, ma finché i bambini passeggeranno, andranno al parco, giocheranno nel cortile con gli amichetti, riceveranno i parenti, mangeranno insieme a zii, comari e compari, vorrà dire che la scuola è e sarà il posto più sicuro perché lì ci sarà il distanziamento necessario e verranno rispettate le norme di sicurezza”.

Ci sono delle famiglie che si stanno mettendo in auto-quarantena: che ne pensa?
“Penso che sia la cosa più sbagliata perché non è una vera quarantena: i bambini infatti non rimangono a casa isolati ma al contrario hanno contatti plurimi, come detto prima, per gioco e per mille altri motivi. Quindi il rischio di contagio sarà superiore visti tutti i rapporti interpersonali che potranno avere. Alle mamme dico: o mandate a scuola i bambini o chiudetevi in casa senza vedere zii, parenti, comari, compari e vicini di casa. In entrambi i casi è una loro scelta, almeno finché non c’è un provvedimento di messa in quarantena”.

Quali problemi collaterali ha riscontrato in questi mesi?
“I bambini hanno risentito molto del primo lockdown: alla fine ci siamo accorti che c’erano bambini impauriti, che sono tornati a dormire con la mamma. Ora la scuola funziona anche come valvola di sfogo perché, vuoi o non vuoi, si vedono, giocano e si relazionano. Dal punto di vista psicologico, attualmente non ci sono problemi se non dovuti alla coda del precedente lockdown e per la paura di una nuova chiusura generale. ”.

Quale consiglio si sente di dare alle mamme?
“Di vivere il momento. Non si può pretendere che questo periodo sia tutto “rose e fiori” e che a scuola e in famiglia non ci siano positivi. Bisogna accettare piccole problematiche e le piccole patologie che si possono presentare. Il consiglio è di adattarsi, adeguarsi, metabolizzare la situazione attuale: non si può pretendere di vivere come si faceva negli anni scorsi, ora si deve fare molta attenzione anche in famiglia in senso lato, visto il problema sottostimato degli asintomatici. Do un consiglio, non sottovalutare assolutamente i piccoli sintomi, covid/19 correlabili, come un piccolo mal di gola o raffreddore, perché nessuno, se non il tampone, potrà dirci se siamo in presenza di un bimbo positivo ma pauci od asintomatico”.

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