Ai piedi di Lady Buddah e sul ponte d’oro: i segreti di Da Nang

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Di nuovo in Vietnam, alla scoperta di Da Nang e di Hoi An, tra il Golden Bridge, il Ba Na Hills e il sito dell’Unesco My Son

di Gabriele Pizzotti
gabriele pizzotti vietnam golden bridge

Come ogni cosa può sempre capitare qualche imprevisto. Ero pronto a dirigermi verso il Giappone e proprio mentre stavo andando all’aeroporto di Bali ho scoperto che senza visto non sarei potuto entrare. Così in fretta e furia ho cambiato tutti i biglietti aerei e senza un piano B ho cercato d’improvvisare. Nel continuo del mio viaggio sarei dovuto tornare in Vietnam allora, visto che dovevo fare uno scalo lì, ho passato la notte dormendo in aeroporto per poi dirigermi verso Da Nang, che si trova al centro del Vietnam. Ho deciso di trascorrere qui solo quattro giorni: senza perdere tempo ho prenotato subito qualche tour online.

Solo al primo tour ho notato che è pieno di statue di Buddha ovunque, ma la più importante e la più grande di tutto il Vietnam viene raffigurata come Lady Buddha, per un altezza di 67 metri presso Linh Ung Pagoda. Era davvero enorme, ho passato la giornata chiedendomi in che modo l’hanno costruita.
Non ho avuto molto tempo per informarmi sulla città, ho prenotato un tour perché comprendeva il Golden bridge: l’unico posto che avevo visto anche prima di partire e che ero davvero emozionato di vedere, avrei fatto di tutto per andarci.

lady buddah vietnam
Ai piedi di Lady Buddah

Dopo un ora di macchina da Da Nang ai piedi del monte Ba Na Hills, ho visto che c’erano molte funivie, ma sta volta niente trekking. Era impossibile vedere l’altezza del monte a causa delle nuvole e per arrivare fin sopra ci volevano all’incirca 30 minuti. Più si saliva e più la nebbia si faceva fitta, quella giornata non era delle migliori. Pensavo che l’unica cosa da vedere lì fosse quel ponte sostenuto da due enormi mani. Inaspettatamente, continuando a camminare, mi sono ritrovato in un enorme parco giochi.

golden bridge vietnam
Una delle dita della grande mano di pietra che sorregge il Golden Bridge

Hanno davvero costruito un parco giochi a 1500 metri di altezza. Ero meravigliato. Ma invece di scattare foto e divertirmi ho trovato rifugio in un ristorante perché a quell’altezza non poteva di certo mancare un paio d’ore di grandine. Così sono andato nell’unica parte chiusa, a vedere un cortometraggio per poi fare qualche gioco in una stanza 4D e 5D che non avevo mai provato. Non c’erano molti turisti e quando camminavo avevo sempre gli occhi di tutti puntati contro ma non mi sentivo a disagio, si vedeva che erano curiosi di vedere qualcuno diverso da loro.

Risceso dal monte, camminando per il centro in cerca di qualcosa da mangiare, mi sono chiesto come mai non c’era segno di alcun turista. Sarà che non è la città più conosciuta del Vietnam e che non ci sono molte cose da fare a differenza della capitale Hanoi, ma tutto ciò non mi faceva sentire uno straniero e mi aiutava a immedesimarmi in uno di loro e capire a pieno come vivono.

A differenza di Ho Chi Minh, Da Nang è una città molto tranquilla, non caotica e si può guidare senza trovare traffico. Le persone rispettano le regole stradali anche se penso sia inevitabile per loro andare contromano, passare con il rosso o suonare il clacson ogni 10 secondi. Ma almeno qui puoi camminare senza sentirti in pericolo. È una città molto grigia e trasandata, così dopo due notti sono passato alla città di Hoi An, a soli 40 minuti di scooter al sud di Da Nang.

Hoi An è molto famosa per i suoi canali e tra di essi si sente la musica provenire dal fiume Thu Bon. A avvicinandomi ho visto persone ballare in alcune barchette con a bordo delle casse enormi. Altre persone si divertivano a girare all’infinito su queste barche tonde. Una volta finito il giro in barca l’anziana signora che la guidava mi chiese di partecipare a una lezione di cucina. Come dire di no?

Ho indossato un grembiule e un cappello da Chef e ho cercato di fare del mio meglio, provando a preparare un Banh Xeo, un pancake vietnamita con verdure, gamberi, acqua di riso, un uovo di non so da quale uccello e latte di cocco. Era davvero buono anche cucinato da me.

A pochi kilometri dalla città di Hoi An si trova il santuario patrimonio dell’Unesco My Son,
dove un tempo viveva la civiltà induista Champa. Il tempio risale al IV secolo dopo cristo, quindi da come si può dedurre, è davvero un monumento antico, infatti per tutte le guerre che ci sono state non rimane un granché di quel posto. Ma è comunque abbastanza per attirare turisti e impegnare delle persone per spiegare la sua storia.

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