A Valmontone il coronavirus “corre” tra le famiglie. Ripartono i vaccini ma…

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Valmontone è, insieme a Lariano, la cittadina della zona con più contagi rispetto alla popolazione: 108 positivi al coronavirus secondo i dati ufficiali del Comune

Valmontone e Lariano sono le cittadine più colpite da questa terza ondata di coronavirus. Se confrontato con Colleferro, Artena e Lariano, Valmontone ha anche un altro record: è la città con il maggior numero di casi positivi in termini assoluti. Sono 108 le persone valmontonesi attualmente positive secondo i dati diffusi dal Comune. Colleferro ne ha 103, Lariano 95 e Artena 74. Ma se si guarda l’incidenza, Valmontone ha lo 0,6% della popolazione positiva, Lariano lo 0,7%, Colleferro lo 0,4% e Artena lo 0,5%.

La terza ondata sta colpendo i valmontonesi in modo infido. I contagi, secondo quanto riferiscono i medici di base, si sono propagati tramite i rapporti famigliari. Solo così si potrebbe spiegare l’estensione del contagio a Valmontone. Il coronavirus corre dunque tra parenti, passando tra nipoti e nonni, genitori e figli, cognati, nuore e via dicendo.

Ripartono i vaccini ma si sconta la carenza di dosi

Intanto sono ripartite questa settimana le vaccinazioni nelle Unità di Cure Primarie dei medici di basi. La campagna vaccinale sconta comunque la carenza di dosi dei preparati AstraZeneca. Dal 3 marzo ad oggi ogni medico di base ha somministrato solo 22 vaccini, cioè quelli che gli sono stati consegnati. La scarsità di vaccini non riguarda soltanto Valmontone ma tutta l’Italia: come è noto è in corso un duro confronto tra AstraZeneca e le autorità italiane ed europee dopo che le autorità sanitarie hanno ridato via libera al vaccino anglo-svedese.

La scorsa settimana l’Aifa aveva temporaneamente stoppato la somministrazione dei vaccini AstraZeneca dopo che alcune persone sono decedute per trombosi. Dagli accertamenti non è emerso alcun nesso causale tra la somministrazione del vaccino e la morte per trombosi, così come avevano già affermato AstraZeneca e l’Università di Oxford. Le autorità italiane, pur per precauzione, erano dunque cadute in un errore noto già ai latini sotto l’espressione “Post hoc ergo propter hoc” (dopo di ciò, quindi a causa di ciò). Cioè quello di considerare necessariamente collegati in modo causale due eventi cronologicamente susseguenti.

Ma i pochi dati disponibili (leggili qui) affermano che in Italia ci sono ogni anno circa 65 mila morti per tromboembolismo polmonare. E il dato di queste morti non è in aumento. Dunque pare prevedibile che una parte di coloro che naturalmente muore per tromboembolia trapasserà dopo la vaccinazione. Così come morirà dopo aver mangiato, guidato, fumato, bevuto, riposato o fatto sport.

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