“Dramma cinghiali, si valuti lo stato di calamità”. In Regione la nuova legge va avanti

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Il paese dei Monti Lepini da qualche tempo è assediato dai cinghiali che distruggono le tartufaie ed entrano nei parchi pubblici e negli orti dei residenti. Il sindaco di Carpineto Romano: “La situazione è drammatica, la Regione valuti di dichiarare lo stato di calamità”

Non è Roma ma è ugualmente assediato dai cinghiali. Si tratta di Carpineto Romano, paese dei Monti Lepini romani noto per il suo Pallio, per i suoi Papi, per i suoi tartufi neri e per la campagna contro i bovini inselvatichiti. E da qualche tempo anche per i danni che i cinghiali stanno causando a residenti e tartuficoltori, le cui tartufaie impiantate sono state distrutte.

La cittadina è nel cuore dei Monti Lepini, immersa nel verde, con ampi boschi che la contornano e in cui si snodano sentieri a volte impervi. Incastonata tra le pendici impervie del Semprevisa e del Croce di Capreo da una parte e del Malaina dell’altra, Carpineto Romano è da sempre meta di turisti della montagna a cui piace passeggiare e vivere all’aria aperta. I suoi monti sono i più alti della provincia sud di Roma e il suo clima riesce ad essere fresco anche quando la canicola opprime il resto del Lazio.

In un territorio così ci sono centinaia di ettari in cui i cinghiali possono fare le loro scorribande. Malgrado ciò, da qualche tempo, gli ungulati assediano il centro abitato. C’è chi racconta di esserseli trovati negli orti, nei giardini e nei piazzali di casa. C’è chi li ha visti nei parchi pubblici e per strada. E chi racconta che hanno occupato almeno una casa diroccata, impaurendo chi vi passa accanto.

Cacciotti: “La Regione valuti lo stato di calamità”

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Il sindaco Stefano Cacciotti durante una manifestazione della Coldiretti a Roma

Ecco perché non stupisce che proprio da Carpineto Romano parta la richiesta indirizzata alla Regione di valutare lo stato di calamità naturale per quella che viene descritta come un’invasione di cinghiali. E la richiesta arriva dal Primo Cittadino Carpinetano, Stefano Cacciotti, che qualche settimana fa ha partecipato a una manifestazione della Coldiretti. “Spero – ha detto Cacciotti – che la Regione Lazio acceleri l’iter di approvazione della legge regionale che riguarda questo problema e valuti nel frattempo l’opportunità di dichiarare lo stato di calamità. La situazione è drammatica e va attivato con urgenza quanto necessario per la riduzione e il contenimento dei cinghiali”.

L’intervento della Coldiretti

Qualche tempo fa la Coldiretti si è riunita alla Pisana per chiedere alla Regione di attuare piani di contenimento dei cinghiali. A partecipare all’incontro anche un valmontonese: Carlo Paniccia, storico coltivatore diretto e dirigente della federpensionati, che è intervenuto con un accorato intervento.

Dalla commissione regionale ok alla modifica alla legge sulla caccia

La legge di cui si parla è una modifica alla vigente normativa sulla caccia. Proprio ieri dalla commissione regionale che la sta esaminando è arrivato l’ok al testo. Da quanto riferisce la Regione, l’emendamento licenziato, che dovrà andare all’esame del Consiglio, “prevede che tale contenimento potrà essere attuato dalle guardie dipendenti dalle province e dalla Città metropolitana, che potranno avvalersi anche dei proprietari o dei conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani di salvaguardia, delle guardie forestali e comunali, purché tutti siano muniti di licenza per l’esercizio venatorio”.

La Lav: “Deriva filo venatoria scandalosa”

Contro la modifica della legge sulla caccia del Lazio ha preso posizione la Lav. L’associazione parla di “deriva filo venatoria scandalosa”. “E’ inaccettabile che il Consiglio Regionale del Lazio istituisca delle zone franche dove i cinghiali potranno essere maltrattati fino alla morte da un numero illimitato di cani aizzati dai cacciatori – dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV, Animali Selvatici – come non è tollerabile che affidi ai cacciatori la predisposizione dei piani di controllo della fauna selvatica che prevedono anche l’abbattimento. La deriva filo venatoria del Consiglio Regionale del Lazio è scandalosa e noi la contrasteremo in ogni sede, denunciando i maltrattamenti dei cinghiali e l’illegittimità costituzionale del coinvolgimento dei cacciatori nella predisposizione dei piani di controllo”.

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