Nulla di ordinario se non il risultato

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La vittoria elettorale di Fratelli d’Italia è l’effetto più ordinario di un risultato dai molti aspetti straordinari

Il popolo si è espresso con il sacro rito delle elezioni. I risultati sono chiari e non hanno nulla di ordinario se non la vittoria del centro destra. Una vittoria che era così tanto nell’aria da essere scontata. Infatti, 5 Stelle a parte, il Pd non ha quasi fatto campagna elettorale, anche perché nei pochi comizi visti la partecipazione di pubblico è stata risibile. I fatti straordinari sono molti. I meno straordinari, per chi vive nel popolo, sono l’affermazione di Fratelli d’Italia e l’astensionismo, favorito da una campagna fiacca.

Davvero c’era chi pensava che sarebbero stati premiati i partiti che hanno appoggiato il Governo Draghi? È stato uno dei governi peggiori della storia italiana. Ricordiamo gli studenti manganellati perché manifestavano dopo la morte di un ragazzo in alternanza scuola-lavoro. Oppure le piazze pacifiche contrastate con gli idranti.

Non dimentichiamo le imprese messe in crisi con il blocco dei crediti del 110% e i licenziamenti – con annessi appelli di Amnesty – di chi non si è piegato alla vaccinazione obbligatoria. Ricordiamo le attività e le famiglie martoriate dalle bollette e dal carburante. Tra costoro non so bene chi potesse essere più felice nel mandare a casa un Governo pieno di sicumera insieme a chi continuava a proporne “l’agenda”. A parte questo, molte cose si sono rivelate straordinarie.

Straordinario è il risultato del Pd. Come nella migliore tradizione di una sinistra italiana votata al martirio, è vittima dell’ennesima propria pessima riforma. Dopo il Titolo V, l’elezione diretta dei sindaci – che ha annullato la centralità della partecipazione politica in favore del governismo – e il Jobs act, il centro sinistra è riuscito a inventarsi una legge elettorale che, insieme al taglio dei parlamentari, ha spianato la strada al centro destra e al presidenzialismo. Come se non bastasse, si è presentato anche frammentato, perdendo praticamente tutti gli uninominali. Di peggio aveva fatto solo Berlusconi, quando votò la legge “Severino”, che poi lo fece decadere.

Ma c’è di più: il Pd, pur occupando tutti i posti di potere – e forse proprio per questo – è riuscito ad allontanarsi così tanto dalla sua base storica da far rinascere un partito di sinistra nel Movimento 5 Stelle. A differenza del partito di Conte, più vicino alle periferie e ai disagi sociali, il Pd ha ormai trovato la sua nuova pelle nel governismo, nel ministerialismo e nell’istituzionalismo, vicino alle burocrazie – anche europee – e lontano dalle strade.

Straordinaria pure la Lega. Così tanto impelagata nel governo Draghi, è riuscita a perdere un sacco di voti e a farsi quasi raggiungere da Forza Italia. Gli elettori di centro destra, dopo il Papete e il Governo-Minestrone, hanno perso ogni fiducia nel partito di Pontida e si sono rifugiati nell’unico partito di opposizione esistente: Fratelli d’Italia. Quest’ultimo, per chi conosce i personaggi, ha accolto democristiani, socialisti e liberali, ponendosi come partito intermedio tra la Lega (a destra) e Forza Italia. Ma questo la sinistra non l’ha compreso, ecco perché la retorica del pericolo fascista ha fallito.

Oggi potremmo essere di fronte a una rivoluzione copernicana della politica italiana. Non solo perché la prima presidente del consiglio potrebbe essere donna. Ma anche perché chi ha vinto lo ha fatto ponendo al centro della campagna elettorale idee nette. Cioè: presidenzialismo, nucleare, infrastrutture, riforma della magistratura e altro. L’unica domanda è se riuscirà a realizzarle e, allo stesso tempo, insediare nei gangli del potere una classe dirigente diversa da quella figlia del centro sinistra. Ma questo è un altro paio di maniche.

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