Biometano: come prendere due piccioni con un esproprio

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Dieci giorni fa lanciavamo la provocazione di usare il bazooka (l’esproprio) contro la biometano di Artena. Oggi proviamo a proporre concretamente come usarlo, prendendo due piccioni con una fava, nella speranza che tutta la politica faccia la sua parte nel valutare questa possibilità e fare gli eventuali atti necessari. Allora, partiamo da tre presupposti.

Il primo è che ai Comuni la Costituzione riconosce la programmazione urbanistica del territorio. Il secondo è che finché non avrà un’autorizzazione integrata ambientale, la società che vuole realizzare non può accampare alcun diritto risarcibile, semmai un legittimo interesse. Il terzo è che il Comune di Artena ha un progetto finanziato, mal localizzato e nemmeno iniziato: il nuovo centro di raccolta e del riuso.

Cosa c’entrano queste due cose con la biometano? Possono essere una soluzione per dare servizi e soddisfare la volontà popolare di non realizzare la biometano al Colubro. Sappiamo tutti da tempo che il Comune di Artena ha ricevuto un finanziamento da 217 mila euro circa per realizzare la seconda isola ecologica. Malauguratamente l’ha prevista verso Colleferro, qualche chilometro più in là di quella quasi terminata e da mesi ferma alle Valli.

Vi immaginate la gioia che proverà chi abita al Colubro e alle Macere nel farsi dieci chilometri per andare in un’isola ecologica? Ebbene la localizzazione va rivista: perché Macere e Colubro non sono contrade di serie B ed hanno diritto di avere tale servizio a una distanza ragionevole, senza dover per forza trapassare tutto il territorio comunale e anche il centro urbano di Artena.

La seconda osservazione da fare è che il sito su cui si vuole fare la biometano va riqualificato: ci sono macchine abbandonate e semi smontate, rifiuti e opere di dubbia bellezza. Ma c’è di più: sembra prestarsi bene anche per realizzare un’isola ecologica perché si articola già su diversi livelli e ci sono già i manufatti per posizionare i vari cassoni. C’è anche la strada per arrivarci, il sito non è troppo lontano né troppo vicino dalle abitazioni e collegare la struttura al depuratore potrebbe non dover essere troppo costoso.

Ovviamente delle opere andranno fatte e il terreno va acquisito al patrimonio pubblico (eventualmente non tutto ma solo la parte più interessante) ma per fortuna è terreno agricolo. Ci viene qui in aiuto il testo unico sulle espropriazioni. Il Comune che vuole espropriare un terreno deve avere un progetto finanziato inserito nel programma triennale delle opere pubbliche. Ebbene, il nuovo centro di raccolta e riuso è già finanziato ed è anche inserito nel programma triennale proprio per il 2021. E qui va detto: “Brava Amministrazione Angelini!”.

Gli atti sembrano già predisposti per intraprendere questa strada. Cosa mancherebbe? Un bel Consiglio comunale per apporre il vincolo preordinato all’esproprio e deliberare la nuova localizzazione, dichiarando la pubblica utilità e l’urgenza (d’altra parte non bisogna rischiare di perdere il finanziamento). Quale Consigliere comunale voterebbe contro una simile iniziativa che persegue l’interesse pubblico nel pieno diritto del Comune di fare opere pubbliche utili a dare servizi alla comunità? Tra l’altro, con la dichiarazione d’urgenza e, trattandosi di un’opera pubblica già finanziata, il Comune potrebbe anche fare subito l’immissione in possesso, occupando il terreno.

Poi andrebbe conteggiato il costo di esproprio del terreno agricolo e delle opere presenti (con eventuale ordinanza di demolizione, da eseguirsi in danno, di eventuali opere abusive). E infine andrebbe emesso un decreto di esproprio per realizzare, prima di perdere il finanziamento, un’opera pubblica essenziale che la città attende da tantissimo tempo.

Secondo alcuni esperti, andando spediti, per fare tutto ciò basterebbero novanta giorni. Da parte mia non sono un esperto e mi potrei sbagliare ma d’altra parte al Comune gli esperti non mancano. Infatti il Comune di Artena ha usato l’esproprio già in passato, verso privati cittadini per realizzare parcheggi (vincendo al Tar), e potrebbe utilizzarlo in futuro se accettasse la proposta di nuovo cimitero (ma in quel caso il terreno sarà pagato il doppio perché è di coltivatori diretti).

Credo che possa essere una strada interessante per tutta la comunità: darebbe un servizio localizzandolo nel modo più opportuno e sarebbe in linea sia con la volontà del Consiglio comunale sia con quella dei cittadini. Potrebbe non riuscire? Forse. Ma perché non valutarla attentamente mentre si fanno le ulteriori osservazioni da presentare dalla Regione? Se si vuole conviene farlo presto perché il tempo non è eterno. Da parte mia ho dato il mio contributo alla discussione. Ora spetta ad altri fare le valutazioni del caso.

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