Che aria respiriamo? I risultati del monitoraggio della qualità dell’aria a Colleferro

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Cosa dice il rapporto “ComunitAria” sulla qualità dell’aria di Colleferro indagata col metodo della scienza partecipata

colleferro

ComunitAria: qualità dell’aria e scienza partecipata a Colleferro” è la ricerca svolta dagli e dalle abitanti di Colleferro e da attiviste e attivisti ambientali insieme al Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università̀ La Sapienza al fine di riportare i risultati in termini di incidenza delle fonti di inquinanti aerodispersi nella Valle del Sacco nell’ambito del progetto “ComunitAria, realizzato dal CDCA, l’Unione Giovani Indipendenti e la Rete per la Tutela della Valle del Sacco, in collaborazione con il Comune e la Chiesa Valdese di Colleferro.

Le 6 campagne di misura della qualità dell’aria, di circa 2 mesi ciascuna, svolte tra luglio 2021 e giugno 2022 su 4 diversi punti di campionamento, sono state realizzate per valutare il contributo delle diverse sorgenti emissive di particolato atmosferico presenti sul territorio di Colleferro attraverso campionatori “High Spatial Resolution Samplers” (FAI Instruments, Fontenuova – RM), con l’analisi di quasi 100 parametri chimici nei 48 campioni raccolti.

Dalle analisi emerge con evidenza come la combustione di biomasse (come legna o pellet) per il riscaldamento domestico,- il cui contributo è pressoché nullo in estate, è la sorgente emissiva che contribuisce maggiormente alla concentrazione di massa del PM10 a Colleferro nel periodo invernale, e rappresenta circa la metà del PM rilasciato nei mesi freddi.

Le particelle rilasciate da questa sorgente emissiva possiedono un potenziale ossidativo più elevato rispetto al particolato emesso dalle altre sorgenti individuate, ovvero maggiore la capacità di indurre stress ossidativo ed effetti dannosi per la salute. Il contributo da combustione di legna e altre biomasse per il riscaldamento domestico risulta decisamente elevato anche per la conformazione geomorfologica del territorio che limita la circolazione orizzontale dei venti e determina, in particolare nel periodo invernale, un aumento della stabilità atmosferica con conseguente accumulo degli inquinanti aerodispersi e incremento della concentrazione di massa nel PM.

La combustione di biomasse rilascia prevalentemente particelle fini che hanno maggiore capacità di penetrare nell’apparato respiratorio. L’esposizione prolungata ai microinquinanti organici e inorganici prodotti dalla combustione di biomasse può portare a un loro bioaccumulo nel tessuto adiposo all’interno dell’organismo, aumentando la probabilità di insorgenza di patologie come tumori cutanei per contatto e tumori polmonari per via respiratoria. Per questo motivo, dallo studio realizzato i dati legati alla combustione di biomasse sono da considerare critici, non solo in termini di concentrazione di massa del PM ma anche per la specifica incidenza sulla salute umana. 

Anche il  traffico veicolare rilevato nell’area di studio, che comprende emissioni combustive e il risollevamento dal manto stradale di polveri di suolo e di polveri rilasciate dall’abrasione meccanica degli impianti frenanti dei veicoli, risulta una sorgente emissiva piuttosto rilevante. L’esposizione prolungata e l’inalazione delle polveri citate, sono frequentemente associate all’incremento della frequenza con la quale si presentano  malattie cardiovascolari in una determinata popolazione, tumore ai polmoni e malattie respiratorie.

In particolare, è evidente il contributo al sito 1, collocato presso la scuola elementare del quartiere scalo dove si ipotizza che vengano rilasciate polveri ricche di metalli dalle frenate dei treni in arrivo alla stazione di Colleferro, dato che suggerisce di realizzare ulteriori accertamenti per valutare con dettaglio l’eventuale esposizione di bambine e bambini e residenti della zona.

Infine, il risollevamento di polvere di suolo risulta essere la sorgente predominante nel periodo estivo, rappresentando circa 2/3 della concentrazione di massa totale del PM10 nei mesi caldi. In questo caso, è stato rilevato un potenziale ossidativo relativamente basso, quindi, il rischio per la salute associato all’esposizione a questa componente di PM sembrerebbe essere minore rispetto a quello associato alle altre componenti rilevate.

E’ inoltre possibile notare come il contributo di tutte le sorgenti emissive individuate sia piuttosto omogeneo nell’intera Valle del Sacco, a differenza del contributo della polvere crustale, che è decisamente più elevato nell’area di studio di Colleferro, probabilmente proprio a causa della presenza di un cementificio in questa zona.

Queste sono le sorgenti emissive di PM10 individuate:

  • – Combustione Biomasse 1 e 2: 2 sorgenti stagionali locali legate alla combustione di legna o pellet per il riscaldamento domestico;
  • – Combustione Oli Pesanti: 1 sorgente associata alla combustione di carbone e oli pesanti dai motori diesel delle navi o di mezzi di trasporto pesanti, parzialmente riconducibile all’incursione di polveri emesse da centrali a carbone in aree remote (come le regioni balcaniche, Europa orientale e Nord Africa;
  • – Traffico Veicolare: 1 sorgente locale legata al traffico che comprendente sia il PM emesso da fenomeni combustivi che quello rilasciato dall’abrasione meccanica degli impianti frenanti dei veicoli;
  • – Polvere Stradale: 1 sorgente associata alla risospensione di polveri dal manto stradale al passaggio dei veicoli;
  • – Polvere Crustale: 1 sorgente di polvere di suolo che comprendente particelle di suolo locale risospese, parzialmente imputabili alle attività del cementificio, e particelle trasportate da regioni desertiche remote;
  • – Aerosol Marino: 1 sorgente di spray marino proveniente dai mari circostanti la penisola italiana;
  • – Solfato di Ammonio e Nitrato di Ammonio: 2 sorgenti inorganici secondari presenti rispettivamente nei periodi estivi e invernali.

La ricerca consente di ampliare il bacino di dati a disposizione sulla città di Colleferro, uno dei 20 comuni compresi nel SIN Bacino del Fiume Sacco, zona altamente contaminata dalla compresenza di impianti inquinanti che nel corso dei decenni hanno reso la Valle del Sacco una delle aree più impattate del paese dal punto di vista ambientale e sanitario. Ma soprattutto fornisce elementi utili per comprendere meglio l’incidenza delle diverse fonti di inquinanti aerodispersi presenti sul territorio, grazie alla caratterizzazione chimica il più completa possibile del particolato atmosferico e l’identificazione del contributo delle principali sorgenti emissive, divenendo strumento importante per indirizzare le politiche pubbliche di controllo e mitigazione degli inquinanti atmosferici.

Ai seguenti link:

Il progetto ComunitAria

Il progetto “ComunitAria”, realizzato tra il 2021 e il 2023, ha coinvolto cittadin3 attiv3 in attività di formazione e sensibilizzazione e nella raccolta di dati sulla qualità dell’aria attraverso attività di monitoraggio outdoor a Colleferro. Attivist3 e scienziat3 hanno sviluppato insieme un percorso di scienza partecipata che ha contribuito ad ampliare le conoscenze sul monitoraggio ambientale, producendo dati scientifici aggiuntivi, utili alla maggior comprensione dei fenomeni di inquinamento dell’aria nella zona di Colleferro. 

Grazie al supporto scientifico e tecnico di ricercatori del Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università La Sapienza di Roma e grazie alla collaborazione tra cittadini attivi e scienziati, è stato possibile realizzare una ricerca partecipata per comprendere meglio i problemi legati alla scarsa qualità dell’aria a Colleferro. Le conoscenze acquisite, la consapevolezza sedimentata nei partecipanti al progetto e la diffusione dei dati vogliono anche indirizzare politiche pubbliche sulla riduzione degli inquinanti atmosferici.

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