Per CODICI la sanzione non basta: “Poste risarcisca gli utenti”

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L’associazione dei consumatori CODICI “alla carica” contro Poste Italiane dopo la sanzione irrogata dall’Antitrust

Con una nota intitolata “Poste Italiane deve risarcire i consumatori per i danni causati con il servizio raccomandate”, l’associazione dei consumatori Codici suona la carica contro le Poste. Codici ricorda le “lunghe perdite di tempo e di denaro per poter ritirare le raccomandate non consegnate in maniera diligente”. Un disagio “segnalato in questi mesi dall’associazione Codici e sanzionato ora dall’Antitrust con una multa di 5 milioni di euro“.

“L’Autorità ha confermato quanto denunciamo da tempo – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – il servizio raccomandate fornito da Poste Italiane è scadente e riteniamo doveroso da parte dell’azienda risarcire i consumatori. Abbiamo raccolto tante proteste. Sono frequenti, infatti, i casi in cui il postino si limita a suonare al citofono e, senza aspettare l’utente, lascia un avviso di giacenza della raccomandata nella cassetta postale. Un danno non indifferente per chi non può uscire di casa, pensiamo anche al periodo del lockdown, oppure per chi ha difficoltà a recarsi ad un ufficio postale per impegni di lavoro”.

“Altro capitolo importante – aggiunge Giacomelli –, il servizio di ritiro digitale delle raccomandate. A differenza di quanto pubblicizzato, è utilizzabile solo per gli invii originati digitalmente e questo ha causato ritardi al sistema giustizia del Paese, dovuti ad errate notifiche nell’espletamento dei processi, soprattutto quelli penali, con conseguente prescrizione di numerosi reati, come più volte affermato nelle Relazioni Annuali sullo stato della giustizia. Un fatto gravissimo. Ci auguriamo che con questa sanzione dell’Autorità, Poste Italiane avvii finalmente un processo in grado di portare ad un servizio efficace ed efficiente per i consumatori”.

Alla nota dell’Antitrust di questa mattina ha replicato in giornata Poste Italiane, che ha annunciato il ricorso al Tar, respingendo gli addebiti e, soprattutto, dicendosi “sconcertata” dal riferimento ai “gravi danni arrecati al sistema giustizia del Paese” (qui la nota).

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