Celebrato P. Genepro. I nuovi rapporti tra Chiesa e Stato cinese fanno ben sperare?

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Artena ha celebrato il 110° anniversario della nascita di P. Ginepro

Come ogni anno, anche quest’anno la comunità religiosa e civile di Artena ha celebrato l’anniversario della nascita di Padre Ginepro Cocchi. Il frate francescano martire in Cina nel 1939 è sempre nei cuori degli artenesi. Artenesi che sono sempre stati legati, per secoli, ai Francescani, che però negli ultimi anni hanno deciso di lasciare lo storico Convento del posto.

Malgrado ciò Padre Ginepro continua ad essere celebrato come artenese, come martire e come “Servo di Dio”, qualifica che ha assunto da qualche anno dopo la decisione della Congregazione delle Cause dei Santi. Come ogni anno, anche per volontà del Circolo Culturale “P. Ginepro Cocchi”, presieduto dall’arch. Augusto Dolce, una funzione religiosa si è tenuta nel centro storico artenese, seguita dalla deposizione di una corona floreale davanti alla casa che fu di P. Ginepro Cocchi, al secolo Antonio Cioccali. Nell’occasione ha partecipato alla manifestazione anche il Primo Cittadino di Artena, Felicetto Angelini, testimoniando la vicinanza di tutta la comunità artenese alla vicenda di P. Ginepro.

Un martirio dalle implicazioni diplomatiche

Il martirio di P. Ginepro non è soltanto una questione religiosa. Per le vicende storiche in cui si inserì il martirio non può che implicare anche questioni di natura diplomatica e politica. P. Ginepro venne infatti ucciso nel 1939 durante il periodo di tumulti e guerriglia. Il Giappone aveva invaso la Cina e imperava il confronto politico e armato tra i comunisti di Mao e i nazionalisti filo-americani di Chiang Kai-shek. Scrive di Ginepro santiebeati.it:

Giunto nel villaggio di Shang-Lien-Ti si trovò coinvolto in uno scambio di messaggi tra un cor­riere della cellula comunista della zona e una ca­techista: alla giovane veniva intimato di riprende­re il suo posto nell’organizzazione politica locale. Informato di quanto stava accadendo, il religioso pregò il militare di riferire che la catechista non intendeva seguirlo.

Sul far della sera, mentre i cri­stiani ascoltavano l’insegnamento evangelico del missionario, all’improvviso una trentina di milita­ri irruppero nella stanza. P. Ginepro venne insultato, spogliato, percosso e trascinato fuori dal villaggio. Poco lontano, sul greto del torrente, il servo di Dio venne ucciso da diversi colpi di arma da fuoco. Accolto per le esequie da tutta la popolazione, cristiana e pagana della sua città, che aveva visto il missionario prodigarsi nei duri giorni di assedio, in seguito i suoi resti mortali vennero tumulati nel cimitero cattolico della missione a Taiyuanfu.

La storia racconta l’evoluzione della guerriglia in Cina: la presa del potere di Mao, la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese il 1° ottobre 1949 e la creazione del regime. Negli anni Cinquanta segue lo scontro con l’autorità della Chiesa. Il Partito istituisce una chiesa cattolica parallela tramite un’associazione cattolica patriottica con una propria gerarchia e propri vescovi non riconosciuti dal Papa.

L’accordo preliminare firmato da Papa Francesco sblocca i rapporti con il regime cinese

Un clima di non riconoscimento tra Chiesa e Stato cinese che negli ultimi dieci anni è andato via via distendendosi. Nel 2007 Papa Benedetto XVI con una lettera ai cattolici e alla chiesa cinese afferma la propria sovranità in campo religioso e allo stesso tempo nega di avere autorità in campo politico. Undici anni (e probabilmente molti contatti diplomatici) dopo, Santa Sede e Stato cinese raggiungono un’intesa che risolve, almeno preliminarmente i conflitti. Il Partito comunista avrebbe infatti ammesso di non aver autorità religiosa ma solo politica: così facendo si è aperta la porta ad un reciproco riconoscimento d’autorità. L’accordo preliminare, con reciproche concessioni, è stato firmato qualche giorno fa da Papa Francesco. E chissà che la distensione non sia positiva anche per il cammino di beatificazione del nostro P. Ginepro?

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