Autunno al Granaio: Artena punta sulla cultura. Sabato il libro su Pietro Acciarito

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Fino al 27 ottobre quattro iniziative dedicate alla cultura

I prossimi sabati ad Artena saranno dedicati alla cultura. Si è iniziato l’altro ieri, con la presentazione del libro di Marina Di Domenico “La Bibliotecari”, e si proseguirà per le prossime settimane. Si tratta di una rassegna culturale curata dall’Amministrazione comunale artenese fatta di presentazioni di libri e del conferimento di due riconoscimenti. Uno di questi riconoscimenti andrà a Simone Lorenzo Prosperi: si tratta di un attestato di riconoscenza che il Consiglio comunale artenese conferirà all’atleta sabato 13 ottobre alle 17.30. Nell’altro caso, ma la data non è stata ancora decisa, il Consiglio conferirà la cittadinanza onoraria all’attore Giorgio Colangeli. A parte queste due parentesi, gli altri sabati saranno dedicati ai libri e ai loro autori.

I libri in programma sono: per sabato prossimo “L’Anarchico che non uccise il Re” di Piero Proietti; “Biondo oro, Grigio topo” di Margherita Anselmi il 20 ottobre; sabato 27 ottobre “I disperati nel melodramma dell’Italia postunitari” di Elisa Lucarelli. Tutti gli eventi si tengono presso il Granaio Borghese e sono a cura della Biblioteca comunale dell’Assessorato alla Cultura.

La storia di Pietro Acciarito, tra false leggende e violenze poliziesche

Sabato prossimo alle 17.30 sarà la volta di “L’anarchico che non uccise il Re”, di Piero Prorietti. Un libro dedicato alla figura di Pietro Acciarito, artenese (il paese non si chiamava già più Montefortino) noto per il tentativo di accoltellare Umberto I di Savoia il 22 aprile 1897, senza però riuscire nemmeno a sfiorarlo. L’episodio fece molto discutere, come fecero discutere le indagini della polizia regia e il successivo processo. Basti pensare che durante le indagini fu arrestato l’esino Romeo Frezzi soltanto perchè in casa sua fu trovata una foto di Acciarito, suo amico.

Frezzi morì dopo tre giorni di interrogatorio, suicidandosi a furia di battere la testa contro il muro (secondo la Polzia). Solo più tardi e dopo due indagini si stabilì che il Frezzi morì cadendo da un’altezza di sei metri. La morte di Frezzi suscitò grandi proteste popolari. Acciarito fu condannato all’ergastolo: messo in isolamento, in condizioni disumane, impazzì esattamente come Giovanni Passannante (altro attentatore di Umberto I).

Il corpo del fabbro artenese fu studiato dagli eugenetisti lombrosiani che conclusero che la forma del cranio di Acciarito rivelava una “predisposizione all’assassinio”. Nulla di più calunnioso, alla luce degli studi scientifici che rivelarono senza fondamento tali studi. La leggenda falsa e calunniosa, elaborata dal Sighele, secondo cui gli artenesi fossero un popolo incline alla delinquenza per motivi ereditari era già iniziata a circolare.

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