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Il campione Nello Maestri ha insegnato per un giorno ai karateki di Artena, che hanno incontrato la campionessa Viviana Bottaro
I karateki di Artena hanno avuto un maestro d’eccezione: Nello Maestri. Campione europeo a Istanbul nel 2015 e bronzo a Madrid nel 2018, Nello Mestri è nelle fila dell’Esercito. La scorsa settimana si è prestato per una lezione da campione nella palestra della “De Gasperi” di Artena per tutti gli allievi del Centro Karate Arti Marziali di Artena, del maestro Gianni Ferrazza.
Insieme a lui c’era la pluricampionessa delle Fiamme Oro Viviana Bottaro, bronzo olimpico a Tokyo 2020, vicecampionessa mondiale a squadre nella specialità del kata nel 2012, campionessa europea individuale nel 2014, per due volte vincitrice di titoli europei a squadre nel 2013 e nel 2017. Incontrare i due campioni è stata un’emozione per i tanti atleti di Artena.
Viviana Bottaro: “Il karate ha una marcia in più e forma il carattere nel rispetto degli altri”
Per Viviana Bottaro è stata l’occasione per raccontare la sua esperienza nel mondo del karate. È stata infatti disponibile a rispondere a qualche domanda sulla sua esperienza sportiva, dando anche qualche consiglio ai giovani atleti che iniziano ad allenarsi.
Ritiene che il karate consente di avere una marcia in più?
“Il karate ha una marcia in più – ha spiegato la campionessa – perché è una disciplina marziale che insegna il rispetto dell’avversario e del maestro. Dal punto di vista fisico è molto formativo. Ha due specialità: il kata, che sono le forme, e il kumite, cioè il combattimento. L’essenza è la stessa ma l’atleta può scegliere quale fare”.
“È uno sport che dà la possibilità di fare tante cose ed è completo, in quanto impiega gli arti superiori e inferiori, quindi è uno sport a 360 gradi. Inoltre si fa a piedi nudi, consentendo di avere molta sensibilità sul terreno. Permette di socializzare molto perché c’è sempre un compagno con cui condividere l’allentamento. Per farlo basta un kimono e una cintura: con poco si può fare molto”.
Quando era bambina pensava e sperava di diventare una campionessa o ci è diventata un po’ così, senza accorgersene?
“È venuta un po’ così… Mi piaceva fare karate, andavo in palestra perché mi piaceva, ne sentivo l’esigenza. Il karate mi ha aiutata tantissimo perché ero una bambina abbastanza timida e lo sport mi ha aiutata a tirare fuori il carattere, così come aiuta i bambini un po’ scalmanati a controllarsi un po’ di più. È una disciplina che ti modella e ti forma”.
“A me il karate piaceva a prescindere, poi avevo talento, riuscivo a fare gli esercizi facilmente e fare le gare mi dava soddisfazione. Tutto è nato così, non ho mai pensato: “Un giorno diventerò una campionessa”. Ciò che conta nel karate è fare bene, oggi meglio di ieri, poi le gare sono obiettivi, ma non c’è solo quello. L’agonismo è una parentesi: si può fare karate in modo amatoriale e si può essere felici lo stesso”.
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