Artena, Coltré: “Scaccia dovrebbe dimettersi”

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Il giornalista di Economiacircolare.com Alessandro Coltrè all’attacco: “Sulle politiche ambientali ad Artena non esiste alcuna voce istituzionale”

artena coltré

“Sulle politiche ambientali ad Artena non esiste alcuna voce istituzionale” e “l’assessorato di Carlo Scaccia è inesistente, la sua postura politica è evanescente: dovrebbe dimettersi”. Ad affermarlo è Alessandro Coltré, ambientalista che da anni si occupa della zona e giornalista di Economiacircolare.com. Coltré lo ha affermato in una lunga riflessione che pubblichiamo di seguito sulla proceduta di autorizzazione dell’ampliamento dello stabilimento produttivo della Fassa Bortolo, in via Giulianello.

Proprio in merito alle autorizzazioni rilasciate il 24 agosto alle ore 18 la sala Padre Ginepro Cocchi ospiterà un’assemblea pubblica di comitati cittadini. Della procedura di ampliamento dello stabilimento abbiamo dato notizia diversi mesi fa, quando le autorizzazioni non erano state ancora rilasciate. Più recentemente, a marzo e a maggio, la Regione ha rilasciato l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e il Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR). Di seguito, l’intervento di Coltré.

Coltré: sull’ampliamento di Fassa Bortolo la cittadinanza deve essere coinvolta in un dibattito pubblico

L’ampliamento di Fassa Bartolo sta avvenendo con delle criticità poco considerate e con dei nodi politici ancora da sciogliere. Lo stabilimento che produce intonaci in via della Pescara è una realtà affermata del territorio di Artena; per molti il logo di Fassa è sinonimo di lavoro, per tante ditte edili è la base determinante delle loro attività quotidiane. Molte persone di Artena e dintorni hanno permesso a Fassa di reggere i colpi della crisi, garantendo continuità produttiva anche durante i momenti difficili per il settore. Tuttavia, lavoratori e cittadini di Artena non sono stati adeguatamente informati riguardo le intenzioni della proprietà, ossia allargare lo stabilimento con due forni destinati alla produzione di ossido di calce e calce idrata. Fassa Bortolo vuole costruire due forni di calcinazione da 200 t/g ciascuno, a ciclo continuo. L’azienda vuole alimentare questi forni con scarti di legno derivato da rifiuti d’imballaggio in legno, truciolato, scarti di segatura e altri rifiuti legati alle biomasse. Leggere e divulgare i documenti dell’iter autorizzativo sono esercizi utili per capire la considerazione delle politiche ambientali ad Artena.

La sicurezza ambientale non può contemplare questo pressapochismo

Nel 2018 tutti gli enti pubblici ricevono il progetto di Fassa: Regione, Arpa, Città metropolitana, Comune di Artena, comuni confinanti, Sopraintendenza ai beni culturali vengono convocati alla varie conferenze dei servizi, il procedimento va avanti negli uffici dell’area V.IA. ed A.I.A. Secondo i proponenti tutta l’operazione avrà un impatto ambientale trascurabile sul territorio. Per il Comune di Artena tutto andrà bene, e senza entrare molto nella questione, nel 2019 l’amministrazione esplicita il suo parere favorevole. Si tratta di un’operazione marginale? I dubbi germogliano leggendo le prescrizioni di Arpa sul monitoraggio degli inquinanti atmosferici. Parliamo di ossidi di azoto, monossido di carbonio e altre sostanze nocive che si generano nelle attività di combustione per la produzione di cemento, calce ed altri materiali. Per Arpa Lazio il raggio di azione da considerare è molto ampio, l’azienda deve definire un rigoroso piano di monitoraggio: “le norme di attuazione prevedono orientativamente un dominio spaziale di riferimento con lato dell’ordine di 20 km e suddiviso in celle quadrate con lato dell’ordine dei 250 m che sia, in ogni caso, di dimensioni tali da comprendere tutte le ricadute dovute all’esercizio dell’attività. Tenuto conto che alcune delle mappe contenute nel capitolo 8 dello studio mostrano che alcune ricadute sono esterne al dominio utilizzato, si evidenzia che la dimensione utilizzata non è sufficiente alla descrizione delle emissioni attuali dell’impianto”.

Cosa dice questa prescrizione? L’Arpa esplicita una mancanza di Fassa Bartolo nel piano monitoraggio degli inquinanti in atmosfera. Su questo punto l’azienda sembra aver sottostimato la zona interessata dalle emissioni, tralasciando anche l’impatto del traffico veicolare. Fassa Bortolo ha considerato soltanto le emissioni in atmosfera dei camini, escludendo la redazione di uno studio delle emissioni dovute all’aumento dei mezzi in circolazione. Perché Fassa ha deciso di non misurare l’aumento dei camion su una lingua d’asfalto già segnata dal passaggio di tanti camion pesanti? Anche l’Arpa Lazio ci tiene a sottolineare questa mancanza: “Nello studio sono state considerate le emissioni in atmosfera dei camini dell’impianto di progetto, si ritiene necessario inserire nello studio anche le emissioni dovute al traffico veicolare considerando gli inquinanti provenienti dai motori dei mezzi, e le polveri da risospensione generate dal passaggio dei mezzi su un tratto stradale”.

Serve dunque una nuova ricerca sulla dispersione degli inquinanti, servono nuovi modelli di simulazione da inserire nel progetto. Nonostante le indicazioni di Arpa sul modello da utilizzare, Fassa tenta di ignorare la questione dei monitoraggi distribuendo una giustificazione poco credibile: la minaccia di virus ai computer. Lascia perplessi il commento di Fassa Bortolo su questa prescrizione dell’Arpa, quasi a non voler perdere tempo serve una scusa; una postura un po’ pressapochista che denota la volontà di procedere allontanando metodi di controllo che richiedono tempo. “Visto che il modello US-EPA CALPUFF, seppur disponibile gratuitamente e impossibile da scaricare in quanto il sito è considerato molto pericoloso (rischio virus elevato) da Google; la società Fassa chiede di poter inserire la consegna del nuovo studio di dispersione degli inquinanti in atmosfera come prescrizione del nuovo atto autorizzativo prima dell’avvio dell’impianto”. Una risposta di questo tipo lascia perplessi, mette in allerta e impone un livello di attenzione più alto.

Via Giulianello, Cori e Artena devono ricevere informazioni, devono essere coinvolti i residenti

Chi era a conoscenza di questo progetto? Poche persone. A parte un articolo uscito su questa testata e un altro uscito su L’AltraArtena, è difficile trovare tracce del progetto nella dimensione pubblica, nel paese e nelle discussioni cittadine. Ci si arriva soltanto adesso. Infatti, per iniziativa di un gruppo informale costituito da cittadini di Artena e di Giulianello, il 24 agosto alle ore 18 la sala Padre Ginepro Cocchi ospiterà un’assemblea pubblica sulla questione. Perché bisognerebbe trattare questa decisione aziendale come un tema di interesse pubblico? La zona dove da quasi quarant’anni opera Fassa è un’area che intreccia paesaggio rurale, zone di contrada con attività agricole e pastorali. Parliamo tanto di biodiversità, di conversione ecologica, della valorizzazione del lago La Torre. Si parla di vocazione, di contesti di pregio, ma il rischio che si corre è di fare tanta retorica, di essere completamente staccati dalla realtà e da quello che accade quando procedimenti del genere non trovano uno spazio politico e di confronto. Sulle questioni ambientali la legislazione nazionale ed europea parla chiaro: la cittadinanza deve essere informata di qualsiasi modifica territoriale che possa causare anche un minimo impatto negativo sull’ambiente e sulla salute. La convenzione di Aarhus non è un pezzo di carta, è un pilastro della democrazia che impone l’accesso alle informazioni in materia ambientale e la partecipazione del pubblico sulla decisioni che riguardano l’ambiente.

L’assessore Scaccia dovrebbe dimettersi, il suo mandato è un elenco di fallimenti

È l’intelligenza collettiva che viene offesa. Sulle politiche ambientali ad Artena non esiste alcuna voce istituzionale. L’assessorato di Carlo Scaccia è inesistente, la sua postura politica è evanescente. C’è uno squilibrio tra quello che devono fare i cittadini e quello che offre l’assessorato all’ambiente: ogni giorno ad Artena i cittadini fanno la raccolta differenziata, si impegnano e seguono le direttive. Praticare comportamenti virtuosi richiede comunque uno sforzo, necessario, giusto, ma comunque un impegno dei singoli. Questo impegno non trovo una controparte istituzionale in grado di garantire servizi e ascolto. L’assenza di un’isola ecologica parla per Scaccia, come parlano per lui quei contenitori per i rifiuti destinati per i commercianti. Non sono mai stati inutilizzati. Parla per lui l’assenza di un dibattito sulla tariffa puntuale. E poi questo silenzio su Fassa Bortolo. Bisognerebbe parlare di transizione ecologica, di impatto positivo delle produzioni, e invece dobbiamo passare il tempo a difenderci. L’istituzione pubblica dovrebbe risolvere problemi, non crearne degli altri.

Alessandro Coltrè
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