Nel Parco torna la martora e pure il dibattito sulla riconversione boschiva

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La presenza è stata accertata dall’Istituto zooprofilattico di Rieti

Per la biodiversità dei nostri boschi e del nostro ambiente la notizia è buona. Forse ottima. L’’Istituto zooprofilattico di Rieti ha accertato al presenza della martora nel Parco dei Castelli Romani. L’Istituto ha effettuato infatti l’esame del DNA su un esemplare trovato investito in zona Vivaro e i risultati hanno confermato l’ipotesi.

“La martora è un animale protetto – scrivono dal Parco -, un carnivoro appartenente alla famiglia dei mustelidi, che a causa della sua rigida territorialità è presente con densità particolarmente basse. Le principali minacce provengono dalla riduzione e dalla frammentazione degli ambienti forestali a causa del disboscamento, degli incendi e dell’eccessiva pressione antropica. È un animale molto elusivo e difficilmente osservabile e soffre di un generale calo della popolazione in tutto il suo areale italiano”.

Somiglia alla faina, caccia di notte e tra i rami

“Molto somigliante alla faina – proseguono dal Parco -, se ne differenzia per una macchia chiara di colore giallo sul ventre (anche se non sempre questa caratteristica è significativa per distinguere le due specie), il suo pelo marrone scuro lungo e morbido, si presenta più chiaro sul muso.  Un esemplare adulto può raggiunger circa 1,2 kg di peso, la lunghezza varia dai 35 ai 55 cm e ha una coda molto lunga che può raggiungere i 30 cm”.

“È un animale piuttosto solitario: il suo habitat preferito – proseguono – è il bosco dove di giorno può nascondersi tra la vegetazione e di notte va a caccia, predilige i rifugi sugli alberi ma non disdegna le cavità naturali o le tane scavate da altri animali. È un animale agile che si sposta facilmente tra i rami degli alberi e si nutre di uccelli, roditori, insetti e frutta”.

“Prioritaria la conservazione degli ambienti forestali anche attraverso la riconversione ad alto fusto”

L’accertamento della presenza dell’animale è l’occasione per il Parco di tornare a mettere l’accento su un tema da lungo dibattuto. “Per un’efficace protezione della specie – afferma una nota dell’Ente – è prioritaria la conservazione degli ambienti forestali maturi, anche attraverso una gestione mirata alla riconversione ad alto fusto di ampie superfici di bosco”.

“Nel Parco, ad esempio, potrebbe giovare il mantenimento degli alberi vetusti e di quelli morti o deperienti – affermano dal Parco dei Castelli – anche all’interno delle particelle boschive destinate al taglio ceduo: una attenzione che i tecnici del Parco già prevedono, proprio al fine di migliorare l’habitat in favore degli animali e dell’ecosistema in generale”. Una proposta che non è sempre stata in linea con gli usi forestali della zona e che forse tornerà a far discutere.



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