Il vescovo Apicella in pensione. Diocesi di Velletri – Segni a un bivio

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Da Velletri a Segni il “popolo di Dio” attende il nuovo vescovo. Apicella: “Ipotesi accorpamento? Bisognerebbe andarci cauti”

vincenzo apicella diocesi velletri-segni

Qualche giorno fa S.E. Vincenzo Apicella ha festeggiato i 50 anni di sacerdozio. Lo ha fatto in cattedrale con una cerimonia semplice e sentita insieme a sacerdoti, diaconi, religiosi e laici. Il vescovo è a capo della Diocesi di Velletri-Segni da sedici anni: si insediò il 2 aprile 2006. Da allora ha sempre curato tutte le parrocchie con attenzione, esprimendo spesso vicinanza ai temi sociali che hanno caratterizzato il territorio di Colleferro, Velletri (e la frazione Landi di Genzano), Lariano, Artena, Valmontone, Segni, Montelanico e Gavignano.

Oggi la Diocesi è a un bivio. Apicella ha presentato le dimissioni il 22 gennaio scorso, al raggiungimento del suo 75° anno. Le dimissioni sono state accolte ma lui dovrà continuare ad occuparsi della Diocesi finché non verrà individuato il suo successore. È questo un momento critico, perché in alcuni ambienti trova credito l’idea di accorpare o smembrare la Diocesi di Velletri-Segni, ripetendo una vicenda che già in passato è stata vissuta.

Negli anni Settanta, infatti, Velletri perse parte della sua centralità quando in ambito ecclesiastico si decise di limitare il territorio delle Diocesi ai confini provinciali. Al vescovo di San Clemente fu tolta la competenza su Latina e l’attuale Diocesi nacque dall’accorpamento con quella di Segni.

Oggi la proposta di accorpamento è effettivamente valutata a livello ecclesiastico? “È una proposta che trova credito in certi ambienti” conferma Apicella al telefono, che sulla questione ha un’idea precisa. “Accorpare le Diocesi significa aumentare la distanza dal popolo di Dio e aumentare la burocratizzazione. Ora la Diocesi di Velletri-Segni è tagliata a misura d’uomo – afferma – perché il vescovo ha la possibilità di visitare le parrocchie in un tempo accettabile. Quanto a un eventuale accorpamento, credo che bisognerebbe andarci cauti, perché è anche questione di rispetto del popolo di Dio”.

Il futuro dipenderà comunque dalle scelte della Chiesa. Certo è che nella Diocesi di Velletri-Segni molte opere sono state fatte e altre termineranno dopo che il vescovo Apicella sarà sostituito. “Abbiamo ancora parecchie cose a metà strada – ricorda – come nuove parrocchie, il restauro della cattedrale e riuscire a dare a tutto il popolo di Dio una guida stabile e adeguata, considerando anche che dal punto di vista del clero siamo sul filo del rasoio”.

Fare oggi il vescovo non è come una volta. “Non è mai stato semplice guidare una Diocesi – ha risposto Apicella – oggi in particolare è importante tentare di rendere protagonisti tutti coloro che fanno parte della Chiesa, intendendo sacerdoti, laici e religiosi come facenti parte di un unico corpo, esercitando un compito di animazione e di discernimento delle varie voci. Rispetto al passato oggi è prevalente il compito di ascolto, così come è stato segnato da tutte le iniziative del Papa. Non va dimenticato, tra l’altro, che Velletri è una Diocesi suburbicaria: in quanto tale è particolarmente legata a Roma per ragioni storiche, culturali ed ecclesiali, ed è per questo motivo nella posizione di recepire tra le prime il messaggio del Papa”.

In sedici anni il territorio diocesano è cambiato molto sotto gli occhi del capo della Diocesi. “Oggi Velletri è più multiculturale e multireligiosa con un mescolamento di culture accentuato” ha spiegato il vescovo. “I residenti del centro storico di Velletri si sono spostati nelle periferie e il centro è abitato soprattutto da stranieri. Questo comporta – afferma Apicella – che è molto più difficile creare centri di aggregazione: per farlo serve maggiore capillarità”.

La tendenza non è solo di Velletri ma di tutte le cittadine della Diocesi, che hanno particolarità diverse. In questa situazione, dall’Ucraina al vicinato, come si fa la pace? “Innanzi tutto cercando di dare un punto di riferimento alle persone. La pace è sempre messa in pericolo da visioni limitate e parziali della vita a tutti i livelli, dalle grandi guerre alle scaramucce di paese. Serve allargare la visuale e dare una visione più profonda alla vita. Bisogna accostarsi in modo serio e personale alla parola di Dio, che è quella che davvero apre la mente”.

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