Coronavirus: 651 positivi tra Artena, Valmontone, Colleferro, Labico, Lariano e Segni

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Le percentuali più alte di positivi rispetto alla popolazione si registrano a Labico e Valmontone. Rimangono incerte le quarantene preventive

Tra Lariano e Segni sono 651 le persone positive al coronavirus secondo i dati diffusi dai Comuni. Ne risultano: 83 ad Artena, 180 a Valmontone, 86 a Labico, 112 a Colleferro, 135 a Lariano e 55 a Segni. I positivi sono lo 0,8% della popolazione residente in quelle cittadine.

Scendendo nel dettaglio Comune per Comune, si tratta: dello 0,59% della popolazione di Artena, dell’1,1% dei residenti a Valmontone, dell’1,3% dei residenti a Labico, dello 0,52% dei residenti a Colleferro, dello 0,99% della popolazione di Lariano, dello 0,59% dei residenti a Segni.

Rispetto ai dati si sa che tra i positivi sono 11 i ricoverati a Valmontone e 9 a Lariano. I dati sulle quarantene preventive sono invece poco chiari. A Lariano la Asl notifica al Comune 18 quarantene preventive a fronte di 135 positivi. Negli altri casi i Comuni non hanno diffuso i dati.

Ad Artena sanificati i locali della “De Gasperi”. Un’altra classe in quarantena alle medie

Intanto c’è ad Artena un’altra classe posta in quarantena preventiva. Si tratta di una classe di scuola media. La notizia si è venuta a sapere alla fine della scorsa settimana. Nel fine settimana il Comune ha inoltre effettuato al sanificazione dei locali scolastici che si è resa opportuna dopo che alla “De Gasperi” sono emersi alcuni casi positivi.

Lo studio: “Sars-cov-2 presente in Italia da settembre 2019”

Rimanendo in tema di coronavirus, è di ieri la notizia di uno studio realizzato dall’Istituto dei Tumori di Milano e dell’Università di Siena secondo cui il sars-cov-2 sarebbe in Italia dal settembre 2019 (leggi qui la notizia). L’Istituto e l’Università hanno trovato anticorpi specifici per il virus nel sangue di “111 individui su 959 (11,6%), a partire da settembre 2019 (14%), con un cluster di casi positivi (> 30%) nella seconda settimana di febbraio 2020 e numero più alto (53,2%) in Lombardia”. Possibile che il coronavirus sia così “anziano”? Se lo chiede il direttore delle Malattie infettive dell’ospedale “Sacco” di Milano, Massimo Galli.

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