Rifiuti: i dati di Colleferro, il semi-bluff di Artena e l’eccellenza di Velletri e Lariano

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I dati sulla raccolta differenziata pubblicati dall’Ispra restituiscono lo stato di fatto a Velletri, Artena, Lariano, Valmontone e Colleferro

rifiuti differenziata

Come va la raccolta differenziata dei rifiuti? Grazie ai dati dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, lo si sa nel dettaglio. L’Istituto ha infatti pubblicato i dati sulla raccolta differenziata Comune per Comune, aggiornati al 2020. L’ente li raccoglie ogni anno tramite il catasto dei rifiuti e li rende leggibili e comprensibili.

Dalla pubblicazione (la trovi qui) emergono casi di eccellenza, i scoprono alcuni “altarini”, e si può conoscere qual è stato l’andamento dei costi pro capite. Iniziamo col dire che l’intera provincia di Roma in questi anni è stata ben lontana dal raggiungere l’obiettivo fissato nel 2012 sulla raccolta differenziata. In media saremmo dovuti arrivare al 65% e invece non abbiamo superato il 50,45%. A giocare un ruolo importante è stata Roma, che solo nel 2019 è riuscita ad arrivare al 45%, per poi tornare al 43% nel 2020. È invece diminuita, di circa 300 mila tonnellate in otto anni, la quantità totale dei rifiuti prodotti in tutta la provincia.

Quanto ai Comuni della zona, la situazione è abbastanza differenziata e risente, tra le altre cose, del periodo di avviamento della raccolta. Come al solito, ci sono città che sono avanti, a volte perché hanno iniziato prima, e altre che sono indietro, a volte perché hanno iniziato in ritardo rispetto ad altre.

La dinamica dei costi pro capite

I dati dell’Ispra si occupano anche dei costi pro capite, che sappiamo non riguardare la bolletta dei cittadini. Il costo pro capite, infatti, non è il costo pagato in bolletta ma l’intero importo pagato per la raccolta diviso gli abitanti. Come è noto, invece, le bollette che arrivano a casa sono modulate in base al numero degli abitanti, alla metratura delle abitazioni e ad altri fattori.

Inoltre sul conteggio dell’Ispra dai costi pro capite non vengono sottratte le somme derivanti dalla vendita dei rifiuti differenziati. Dunque non sembrano essere un buon metro di paragone. Nonostante ciò, si può fare qualche esempio partendo dal 2016, che è l’anno in cui il servizio è costato di più.

Alcuni esempi sui costi pro capite

A Colleferro il costo pro capite è passato da 214 euro pro capite del 2016 a 218 euro del 2019. A Velletri da 170 del 2016 a 166 del 2019. A Lariano si è passati da 149 del 2016 a 154 del 2019. Ad Artena si è passati da 206 del 2016 a 191 dei 2019. Albano Laziale è passato da un costo pro capite di 200 euro del 2016 a 139 del 2019. La dinamica di Valmontone è strada: il costo pro capite è passato da 207 euro del 2015 ai 112 del 2016 fino ai 214 del 2019.

Le regine della differenziata: Velletri, Lariano, Albano, Ariccia e Rocca Priora

Nella zona ci sono alcune città che sono le migliori nel fare la raccolta differenziata. Si tratta soprattutto di quelle da sempre gestite dalla Volsca Ambiente (Velletri, Lariano e Albano) e di altre con gestori diversi. Albano Laziale e Velletri sono arrivate a sfiorare l’80% della differenziata. Velletri nel 2020 era al 79,13% e Albano al 79,4%. Entrambe hanno segnato un andamento progressivo iniziato dal 2012 (allora Velletri era all’8% e Albano al 6%).

Ottimi risultati anche per Ariccia, che nel 2020 è arrivata al 77,39%. Lariano, tra le prime città ad avviare la raccolta differenziata, ha dati leggermente più bassi ma comunque altissimi. Nel 2020 la raccolta larianese si è attestata al 75,30%, in leggera flessione rispetto al 2019. Poco dopo Lariano si piazza Rocca Priora, con il 75,11%, Rocca di Papa con il 71,39 e Genzano di Roma con il 71,21%. Al di fuori dei Castelli Romani, la lontana Tivoli raggiunge le vette di Ariccia, con un 77,31% di raccolta differenziata.

Le altre città dei Castelli

Le altre città dei Castelli Romani non raggiungono i picchi di Lariano, Velletri, Albano, Ariccia e Rocca Priora. Frascati chiude il 2020 al 53,88%, Monte Compatri al 69,93%, Monte Porzio Catone al 57,32, Grottaferrata al 69,82%, e Marino al 69,39%.

I dati svelano il bluff di Artena ma la percentuale è comunque alta

I dati dell’Ispra scoprono gli altarini di Artena. Negli anni trascorsi il Comune ha più volte diffuso dati che davano la raccolta differenziata oltre l’80%. Ma i dati del Catasto Rifiuti dicono tutt’altro. Solo nel 2019, infatti, la differenziata ad Artena è arrivata al 74,15% per poi riscendere al 70% nel 2020. Gli altri dati: 14,90% nel 2017 e 66,49% nel 2018.

Giova ricordare inoltre che già dopo un anno di raccolta porta a porta la società L’Igiene Urbana aveva detto che la differenziata era arrivata al 76,44%. Evidentemente quei dati, come anche il superamento dell’80% di differenziata, riguardavano soltanto il centro storico, dove la raccolta si fa con i muli e non tutto il territorio comunale.

Il 70% o il 74% sono comunque dati importati per un Comune che non ha ancora aperto un’isola ecologica. Il Comune di Artena addirittura ha due isole ecologiche già finanziate e un centro di compostaggio aerobico ma di tutto ciò non è stato aperto nulla. Dunque una raccolta differenziata così alta è quasi un miracolo.

A Valmontone, Palestrina, Zagarolo e Ciampino differenziata non arriva al 70%

Chi non tocca ancora il 70% è Valmontone. Nel 2020 ha raggiunto il 69,63% partendo dal 4,79% del 2016. La città è in linea con le altre gestite dall’Ambiente spa. Palestrina è al 68,88%, Zagarolo al 65,58%, Ciampino al 65,13%. San Cesareo al 67,57%.

Montelanico raggiunge il 49,18%

Il piccolo Comune di Montelanico ha una storia a sé rispetto agli altri. Dal 2010 ha una raccolta differenziata che supera il 24%. Nel 2020 ha registrato una percentuale del 49,18% ma ha avuto l’anno di massimo di splendore nel 2013: era al 54,22%.

La situazione difficile dei Comuni di Minerva

Nell’area del Consorzio Minerva la differenziata non decolla. Solo Genazzano riesce a brillare di luce propria, con una differenziata al 67,40%. A Colleferro, la città più grande, si raggiunge il 62,54% nel 2020. Dopo essere partita dal 15,72% nel 2016, la cittadina ha affrontato tre anni di andamento non lineare (nel 2019 era del 58,67%, nel 2018 del 61,52%, e nel 2017 del 48,35%). La raccolta, iniziata dopo altri, sembra dunque ancora in fase di rodaggio.

Gli altri paesi gestiti dalla stessa società sono fortemente indietro, tranne Labico che è al 59,13%. Segni è all’8,58% (solo nel 2014 è riuscita a superare il 10%), Carpineto Romano all’8,89%, Gorga al 27,78%, Gavignano al 30,49%, Capranica Prenestina allo 0,62%, Nemi all’8,44%.

La critica del Comitato Residenti di Colleferro

Proprio in questi giorni il Comitato Residenti Colleferro ha criticato la gestione della raccolta differenziata a Colleferro, definendola “una palla al piede” della Giunta Sanna. “Diversi Comuni in provincia anche più grandi di Colleferro – dicono dal Comitato Residenti -, come Velletri o Tivoli, hanno dimostrato che in contesti più complessi è possibile coinvolgere i cittadini in progetti virtuosi e credibili che sono forieri di riduzione dei costi e raggiungimento di elevatissime percentuali di raccolta differenziata, ma non solo”.

Il Comitato “consiglia” così all’assessore Calamita di usare i “finanziamenti europei attraverso il PNRR per realizzare un impianto di compostaggio aerobico o più impianti di comunità con contributi a fondo perduto fino al 100 %, se la progettualità è particolarmente innovativa e rispettosa della gerarchia dei rifiuti europea”.

Poi il Comitato interpreta i dati a modo suo: “Ciò che è accaduto in questi anni nel campo dei rifiuti – prosegue ancora il Comitato – ha sortito solo un incremento della quantità di rifiuti, una bassa raccolta differenziata e una aumento considerevole dei costi passati negli anni di gestione della Giunta Sanna da 191 €/abitante anno alla bellezza di quasi 220 €/abitante anno: un aumento del 15 %. Ma non era conveniente fare il porta a porta? Ma non doveva essere più bassa la TARI con Minerva? In Italia la media dei costi è circa di 160 € per abitante: vogliamo dunque cambiare strada oppure il Sindaco ritiene che sia quella giusta visto che solo una strada così inefficiente può giustificare ancora nel 2022 impianti di smaltimento e trattamento dell’indifferenziato come il megacompound industriale-Tmb finalizzati all’alimentazione di inceneritori e discariche?”

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