Debito da 686 mila euro: per il Comune 613 mila sono “non dovuti” o “già pagati”

Mandalo ai tuoi amici


Segui La Nuova Tribuna su Telegram (clicca qui e iscriviti al canale) o su WhatsApp (clicca qui e registrati)


 

“I nodi vengono al pettine/3”: dall’istruttoria degli uffici al ricorso in appello

Il palazzo comunale di Lariano

Abbiamo raccontato di come è nato il progetto per l’accertamento del debito del Comune di Lariano. Di come lo stesso Comune tra il 2006 e il 2010 non si è costituito nel processo che lo vedeva come “terzo pignorato”. Di come non ha nominato un consulente tecnico di parte. Di come non ha seguito l’attività del consulente tecnico d’ufficio. Di come ha ricevuto notizia, a San Silvestro del 2012, della perizia del CTU. Di come si è costituito nel 2013 e di come le osservazioni dei legali nominati dalla Giunta Caliciotti, all’epoca insediata da un anno, siano state respinte “tamquam non esset” per costituzione tardiva. Di come è stato stimato il debito del Comune e di come si sia passati dai 105.623,05 euro di impegni agli oltre 200 mila euro di richieste del professionista creditore, ai 686 mila euro stabiliti dalla sentenza di primo grado del Tribunale.

Ma c’è ancora qualcosa da dire. Qualcosa che sembra ancor più interessante. È ciò che è risultato al termine di un’attività istruttoria avviata dagli uffici comunali e terminata nel marzo del 2015. È il 4 marzo 2015 e gli uffici comunali di Lariano firmano la Determinazione n. 14 che (allegando i mandati di pagamento) riordina gli “Elenchi” utilizzati dal CTU per stimare il debito del Comune. Cosa è successo? È successo che gli uffici comunali hanno ripreso tutti i documenti che nel 2010 erano stati organizzati in quegli elenchi e li hanno sottoposti a verifica.

Tra somme “già pagate” e importi “non dovuti”

Ciò che emerge sembra rilevante e l’Amministrazione spera che sia vagliato nel giudizio di secondo grado. L’esame dei 94 documenti porta gli uffici a certificare che, sui 787.304,87 euro riportati in elenco, il Comune aveva “già pagato” 346.072,57 euro e che altri 367.908,95 euro sarebbero “non dovuti”.

I motivi per cui gli importi sarebbero “non dovuti”? A seconda dei casi, si legge in determina, per “lavoro non realizzato”, “in quanto duplicato del pagamento effettuato nel…”, “…come da convenzione approvata nel…”, “riconoscimento del debito fuori bilancio del CC…”, “perchè esiste nota di credito…”, “perchè duplicato della parcella…”, “perchè da transazione…”, “perché la fattura è stata contestata…”.

Insomma gli uffici comunali di Lariano nel 2015 hanno sottoscritto che parte di quei 686 mila euro stabiliti dal CTU erano stati già pagati (entro la fine del 2005) o non erano dovuti perché contestati o oggetto di transazioni o convenzioni stipulate entro il 2005. Dunque, tolte le somme pagate e quelle (secondo il Comune) “non dovute”, rimanevano da pagare 73.323,35 euro e non gli oltre 686 mila euro stabiliti in sentenza.

Ma la sentenza va eseguita e non si può che ricorrere in appello

Risultato? Un bel problema per le casse comunali. La sentenza di accertamento del debito per 686 mila euro totali viene infatti depositata in Cancelleria tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015. Si riapre quindi la procedura esecutiva originaria di recupero del credito avviata dalla banca nei confronti del Comune (quale debitore del professionista, a sua volta debitore della banca), il cui atto conclusivo di esecuzione viene notificato al Comune alla fine del 2015.

All’Amministrazione non rimane nient’altro che: riconoscere l’importo stabilito dal giudice come “debito fuori bilancio”, inviare gli atti alla Corte dei Conti e presentare ricorso in Corte d’Appello per la riforma della sentenza di primo grado. L’alternativa? Pagare senza opporsi, anche se secondo gli uffici gran parte delle somme non erano dovute.

La vicenda, un po’ surreale, è dunque tutt’altro che terminata: a parte la richiesta di Commissione d’inchiesta avanzata dalla minoranza e bocciata dalla maggioranza, spetterà al Comune, finalmente costituito in giudizio e riordinate le carte, cercare di far valere le ragioni dei larianesi nel secondo grado di giudizio.

In particolare i legali dell’Ente dovranno riuscire a far rivalutare la perizia del CTU in forza della nuova determinazione del Comune. È infatti la possibilità di produrre in giudizio questo nuovo atto pubblico che condizionerà l’esito della causa. Su tutto rimarrà da vedere se la Corte dei Conti accerterà le eventuali responsabilità risarcitorie.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

WhatsApp Contatta La Tribuna