Valmontone, reddito di cittadinanza: sei denunce

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I sei denunciati di Valmontone sarebbero stati privi dei requisiti previsti dalla normativa per ottenere il beneficio

veduta valmontone

Sei persone sono state denunciate a Valmontone per indebita percezione del reddito di cittadinanza. Secondo una nota dell’Arma, i denunciati sarebbero stati privi dei requisiti previsti dalla normativa per ottenere il beneficio. Per questo avrebbero sottratto all’erario, tra giugno 2019 e ottobre 2021, 43.000 euro.

Secondo quanto riferisce una nota dell’Arma, “gli indebiti percettori, all’atto della presentazione della domanda, erano sottoposti ad una misura cautelare disposta dall’autorità giudiziaria, oppure, avevano nel loro nucleo familiare soggetti gravati da questo genere di provvedimento”.

Alcuni requisiti per il reddito di cittadinanza

In base ai chiarimenti del Governo, infatti: “Il richiedente non deve poi essere sottoposto a misura cautelare personale, anche adottata a seguito di convalida dell’arresto o del fermo, nonché esser stato condannato in via definitiva, nei dieci anni precedenti la richiesta, per i delitti previsti dagli articoli 270-bis, 280, 289-bis, 416-bis, 416-ter, 422 e 640-bis del codice penale, per i delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dal predetto articolo 416-bis ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni previste dallo stesso articolo”. Il sito del Governo prosegue così:

Il Reddito di cittadinanza è compatibile con il godimento della NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), DIS-COLL (indennità di disoccupazione per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata) e di altro strumento di sostegno al reddito per la disoccupazione involontaria. L’importo dell’assegno è determinato tenendo conto attraverso una scala di equivalenza del numero di componenti il nucleo familiare. La scala di equivalenza non tiene conto dei componenti in una delle seguenti condizioni:

– disoccupati a seguito di dimissioni volontarie avvenute nei dodici mesi precedenti, fatte salve le dimissioni per giusta causa;
– in stato detentivo o sono ricoverati in istituti di cura di lunga degenza o altre strutture residenziali a totale carico dello Stato o di altra P.A.;
– componenti il nucleo sottoposti a misura cautelare personale, nonché a condanna definitiva intervenuta nei 10 anni precedenti la richiesta per i delitti previsti dagli artt. 270-bis, 280, 289-bis, 416-bis, 416-ter, 422 e 640 bis del codice penale.

Il caso del sessantenne di Valmontone

Ma torniamo all’operazione dei Carabinieri di Valmontone. Uno degli indagati, un uomo di sessant’anni, “già noto alle forze dell’ordine per precedenti reati” aveva percepito in due anni 13.500 euro. Pare inoltre che in alcuni casi, “per ottenere l’approvazione della pratica, gli indagati abbiano anche prodotto attestazioni fittizie sul proprio stato di famiglia, facendo ad esempio risultare situazioni di convivenza o coabitazione di fatto inesistenti”.

“Fondamentale per il buon esito dell’attività – si legge nella nota dei Carabinieri – si è rivelata la sinergia istituzionale con l’ufficio INPS di Colleferro che ha fornito la propria collaborazione all’Arma. All’ente previdenziale, cui è già stata data comunicazione degli illeciti accertati, spetterà inoltre avviare la procedura per il recupero della somma complessiva dei benefici indebitamente percepiti pari a 43.000 euro”.

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