Compost irregolare nei “campi fumanti” pontini: l’indagine di Antimafia e Procura di Roma

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Doveva essere “compost di qualità” e invece quello smaltito nei terreni di alcune aziende agricole della provincia di Latina era irregolare. Gli esposti del 2014 dei Comitati di Pontinia hanno portato, per ora, a 23 indagati

Non ci sono soltanto le inchieste di giornalistiche di Fanpage.it che in questi giorni stanno spiegando come funziona una parte del mondo della gestione del compost da rifiuti in Veneto. Da ieri anche nel Lazio c’è un nuovo caso e si sa perché la Procura di Roma e la Direzione Distrettuale Antimafia hanno disposto ieri sequestri e perquisizioni tra Latina e Roma nell’ambito di un’indagine con 23 indagati. Quest’indagine è stata denominata “Smokin’ fields” (letteralmente “campi fumanti”) e sembra ancora essere in corso di svolgimento.

Secondo quanto riferiscono gli inquirenti, la Magistratura ha disposto il sequestro di 3 aziende operanti nel campo della gestione dei rifiuti (nelle province di Roma e Latina), di una discarica di una società di Roma, di quattro terreni (due a Pontinia e due a Roma), di diversi automezzi e di più di un milione di euro. A dare il via alle indagini sono stati diversi esposti di numerosi comitati di Pontinia e i primi riscontri sono stati eseguiti dalle stazioni dei Carabinieri Forestali insieme al NIPAAF di Latina. Ieri ad eseguire le disposizioni della Magistratura sono intervenuti i Carabinieri Forestali e la Polstrada.

Gli indagati sarebbero 23 e i reati loro contestati sono “concorso in traffico illecito di rifiuti, nonché, per alcuni di essi, anche il falso ideologico in atto pubblico nella predisposizione di certificati di analisi, abbandono di rifiuti e discarica abusiva, e infine l’intralcio all’attività di vigilanza e controllo ambientale”. Tra le società implicate vi è la Società Ecologia Pontina (SEP).

Ma veniamo ai fatti. Ciò che hanno accertato gli inquirenti è che il compost prodotto dalla SEP di Pontinia non era in regola con la normativa ma, anche se conteneva pure vetro e plastica, veniva sversato su diversi terreni (secondo il fattoquotidiano.it a Sabaudia, Cori, Maenza, Pontinia e Roma), in alcuni casi sotterrandolo, pagando le aziende agricole che coltivano quei terreni. Si parla di non meno di 57.577.500 tonnellate di compost che doveva essere “di qualità” e che invece era fuori parametro e non “maturato” visto che i terreni in cui era sversato “fumavano”.

Scrivono in una nota gli investigatori: “L’impianto della società di Pontinia, formalmente adibito e autorizzato al recupero di rifiuti mediante produzione di “compost di qualità” (materia prima derivante dal trattamento dei rifiuti) produceva stabilmente, in violazione dell’autorizzazione AIA ingenti quantitativi di rifiuto, come attestato dalle numerose analisi condotte da ARPA Lazio, sezione di Latina, anche in epoche diverse (negli anni 2014, 2015, 2016, 2017) essendo il materiale prodotto, per uno o più parametri, non conforme a quanto previsto dalla normativa di settore (D.Lgs. n. 75/2010); pertanto esso non poteva essere sversato quale ammendante in fondi agricoli ma doveva essere classificato quale rifiuto e come tale smaltito presso discarica autorizzata. Inoltre in almeno 55 occasioni venivano scaricati rifiuti costituiti da compost fuori specifica e percolato di processo provenienti dalla società di Pontinia all’interno della discarica”.

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