Sarà un’estate di turismo di prossimità: Carpineto proverà a candidarsi a meta di Roma

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Il coronavirus ha sconquassato la macchina del turismo, che rischia il tracollo. Carpineto Romano prova a prendere il treno del turismo montano esperienziale sotto il marchio “CarpinetoRiparte”. Cosa ci vuole per farne un brand?

C’è chi prende atto dell’annunciato tracollo e chi prova a prendere il treno del turismo di prossimità. Da giorni si parla di “vacanze insolite”, di accordi bilaterali che escluderanno l’Italia come meta turistica degli europei e della necessità di riscoprire il nostro Belpaese per sostenere l’economia turistica ed enogastronomica. Ma la stagione è già alle porte e il tempo per parlarne è terminato. Al coronavirus bisogna reagire, un po’ come hanno fatto anche i commercianti di Artena con #ArtenaBigShop.

I Monti Lepini, lo abbiamo già sostenuto in un editoriale, possono effettivamente costituire un’attrattiva per il Lazio, purché ci sia un piano di valorizzazione. In vista dell’estate, Carpineto Romano vuole provare a diventare meta turistica di un turismo mordi e fuggi o comunque di “prossimità”. Il sindaco del posto, Stefano Cacciotti, ha annunciato la volontà di lanciare un brand puntato proprio sulla montagna e sul centro storico. Un brand che il sindaco ha denominato “CarpinetoRiparte”. In cosa consiste? Su cosa è puntato? Su quali punti di forza si basa?

La proposta del brand “CarpinetoRiparte”

“Per il brand – ha spiegato il sindaco a mezzo social – lanceremo un concorso di idee aperto a tutti: vogliamo un marchio efficace in grado di promuovere all’esterno una nuova immagine, unica e coordinata, che valorizzi le bellezze del nostro territorio, la montagna su tutte. Questa emergenza sanitaria ha imposto, infatti, una riflessione attenta e mirata sulle nuove modalità di viaggiare e Carpineto, in questo contesto, può ritagliarsi un ruolo da protagonista – prosegue Cacciotti – durante la prossima estate nella quale riscopriremo il cosiddetto “turismo di prossimità”: un turismo più dinamico, fatto di brevi spostamenti e di brevi soggiorni, dove le destinazioni saranno mete vicine a casa e, possibilmente, poco affollate. Insomma, un’occasione importante per uno sviluppo sostenibile del nostro territorio e per rilanciare l’economia carpinetana”.

I possibili punti di forza

Tra il dire e il fare c’è il mare. Ma Carpineto Romano ha effettivamente dei punti di forza che lo possono potenzialmente classificare come meta di un turismo montano mordi e fuggi. È abbastanza isolato dal mondo metropolitano ed posto alle pendici dei due più alti monti dei Lepini, il Semprevisa e il Malaina. Con un’invidiabile quota in vetta di 1536 metri, il Semprevisa è, con il Croce di Capreo, uno dei monti più appetibili per gli amanti della montagna che si trovano a sud di Roma. Soprattutto è “appetibile” il complesso sistema di monti che fa da corona a Pian della Faggeta, con annesse grotte, pianori e vedute. Ma per vincere la scommessa non basta una bella montagna, immersa nella faggeta, dalla cui vetta si gode una stupenda vista su tutta la pianura pontina e sul mare.

Per attirare turismo ci vuole soprattutto una proposta. Da quanto apprendiamo il progetto (da realizzare) è quello di legare alla montagna una serie di iniziative, come la possibilità di utilizzare bici elettriche, utilizzare una parete d’arrampicata, frequentare lezioni di speleologia, fare trekking urbano e altro. Il Comune starebbe infine approntando un regolamento per rendere fruibile un albergo diffuso, così da collegare la montagna alla permanenza nel centro storico.

Cosa serve per fare un brand per il turismo di prossimità

Il tutto dovrebbe essere pronto per il 15 giugno, marchio compreso, così da partire con la pubblicizzazione. La scommessa di Carpineto, ad alcune condizioni, potrebbe essere un bel progetto pilota per dare sfogo turistico ai Monti Lepini. Dipenderà molto da quattro elementi: i tempi, le proposte, le risorse investite e le esperienze riportate.

Per far sì che un marchio diventi un brand, oltre al fascino della montagna e agli eventi ci vuole cioè una molteplicità di esperienze positive. Ci vuole cibo caratteristico, un’ambiente e una comunità accogliente, il fascino del luogo, una proposta culturale e altre esperienze uniche (la notte in una capanna lepina? un bivacco sotto le stelle a Pian della Faggeta?) che potranno far dire al “cliente” di aver vissuto un’esperienza indimenticabile. Ci vuole cioè una certa dose di “magia” e non guasterebbe se il Palio si potesse tenere. Carpineto ci riuscirà? Vediamo. Intanto ci prova… per ora, unico tra tanti.

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