Equo compenso, Simonetti (Coa Velletri): “L’Ordine non può retrocedere”

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Nell’intervista al Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Velletri: l’apertura di una nuova sede dedicata alla mediazione sul litorale, le problematiche e le nuove (necessarie) prospettive dell’Avvocatura. Sull’equo compenso nessun dubbio: “L’articolo 36 della Costituzione vale anche per noi: un avvocato non può essere pagato pochi spiccioli, rischiamo la nostra dignità”

Il “sogno” di una Scuola Superiore delle Libere Professioni, la lotta per l’equo compenso, le problematiche generali dell’Avvocatura, l’immagine dell’avvocato e la necessità di aprire nuovi orizzonti alla professione. Affrontando questi temi, ma anche problematiche più pratiche, Lia Simonetti, presidente dell’Ordine degli Avvocati del Tribunale di Velletri, traccia le prospettive dell’Avvocatura del secondo Tribunale del Lazio per estensione e popolazione. L’avvocatessa Simonetti è stata eletta al vertice dell’Ordine veliterno qualche mese fa ed è succeduta all’avv. Stefano Bertollini, eletto presso il Consiglio Nazionale Forense. L’intervista è stata fatta la scorsa settimana, dunque prima che il Coa esprimesse “profondo cordoglio” per l’uccisione dell’avvocato Cardoselli, avvenuta ad Anzio.

Quali sono le problematiche che sta affrontando da presidente del Consiglio dell’Ordine del Tribunale di Velletri?
In primo luogo colgo l’occasione per ringraziare tutti i Presidenti che mi hanno preceduta perché, in fondo, è grazie alla loro capacità di essere all’avanguardia e di adattarsi al cambiamento dei tempi che ci troviamo in una situazione migliore di altri Fori pur avendo un numero consistente di aderenti: 1620 avvocati iscritti e circa 400 praticanti.

Venendo ai problemi, è evidente che le problematiche sono quelle già conosciute nel nostro settore e attengono a un momento di grave crisi dell’Avvocatura. La prima sfida da affrontare è quella di creare una nuova immagine professionale dell’avvocato perché c’è uno stereotipo che, in letteratura come in filmografia, ci perseguita da anni: è l’immagine dell’avvocato alla Grisham o alla Manzoni. Invece l’Avvocatura è custode di una gloriosa e grande storia, durante il Risorgimento come davanti al Fascismo o nel Dopoguerra, che ci porta a dire che la parte idealista del nostro spirito non può essere svenduta.

L’Avvocatura è, come sempre è stata, l’ultimo baluardo di libertà ma oggi le forme di coazione sono totalmente diverse dal passato. Non mi riferisco soltanto alla coazione penale ma anche alle forme di coazione contrattuale, a quelle imposte da organismi straordinari di nuova istituzione nonché dalla politica, che ci relega in un secondo ordine, e dalla necessità di esigere il rispetto dei diritti aletici.

Un’altra delle sfaccettature della crisi dell’Avvocatura ha un profilo economico, aggravato dall’altissimo numero di iscritti agli albi, e coinvolge sia i giovani avvocati sia i cinquantenni che avevano alle spalle un reddito dignitoso, che erano accreditati e che la bolla del 2009 ha messo “un po’ fuori dalla porta”. Una sfaccettatura che ci consiglia di suggerire a noi stessi nuove tipologie di attività e di settori lavorativi da esplorare ma anche di continuare a tenere alta la guardia quanto al giusto compenso…

Infatti negli anni si è assistito ad una riduzione del numero degli avvocati ma anche a una riduzione del reddito medio. Il tema dell’equo compenso è ancora aperto?
Senza dubbio. L’articolo 36 della Costituzione vale anche per noi e l’Ordine non può retrocedere su questo punto. Il problema dell’abolizione delle tariffe è un problema da trattare perché va di pari passo con l’aspetto economico, che deve essere giustamente commisurato alla prestazione. Dopo quanto accaduto con il Comune di Pomezia abbiamo costituito un Osservatorio sull’equo compenso e si dovrà fare un lavoro di monitoraggio e informazione rispetto a banche, assicurazioni e altri istituzioni private e pubbliche. Sarò la prima, insieme all’Osservatorio e al Consiglio dell’Ordine, ad individuare i regolamenti che non sono in consonanza con la normativa e con i parametri dettati dal Consiglio Nazionale Forense. Intendiamo far rispettare quei principi perché non è pensabile che un avvocato possa essere pagato pochi spiccioli: rischiamo la nostra dignità.

Dunque su quali iniziative lavorerà il Consiglio dell’Ordine nei prossimi tempi?
Oggi la nostra filosofia è quella di continuare ad essere all’avanguardia usando tutti gli strumenti legislativi che ci permettono di essere autosufficienti: dalla mediazione alla negoziazione assistita. Intendiamo scrivere una nuova pagina dell’Avvocatura con il professionista che fa sì giurisdizione ma non solo. Esiste già un Organismo per la gestione della crisi da sovraindebitamento a cui vorrei affiancare un organismo per la gestione della crisi d’impresa. Pensiamo inoltre di aprire una ulteriore sede dedicata alla mediazione, sul litorale dopo quella aperta ad Albano Laziale, perché pensiamo che si tratti di presidi utili a promuovere la cultura giuridica nella società.

Quanto al penale bisogna andare verso altre modalità d’azione. Specialmente nel penale provocato mi auguro ci sia da parte di tutti gli iscritti uno screening ben fatto sulle istanze dei cittadini, tentando di verificare ogni strada possibile prima di attivare un procedimento, anche arrivando a sconsigliarne l’attivazione laddove opportuno. E poi c’è la necessità di aprire nuove prospettive: gli avvocati devono cambiare passo, devono uscire dai Tribunali per riversarsi attivamente nella società con le loro conoscenze e competenze e trovare soluzioni ai problemi delle nostre comunità, sia pure in Parlamento e con suggerimenti legislativi, pensando a promuovere la legalità sul territorio.

Abbiamo già una scuola forense di ottimo livello ma tutto è migliorabile: dobbiamo acquisire una nuova mentalità di autosufficienza e di vicinanza ai cittadini, rappresentando presidi di legalità così come facciamo nelle scuole con la Fondazione dell’Avvocatura Veliterna. Il sogno è fondare una Scuola Superiore delle Libere Professioni dei Castelli Romani.

Per i giovani avvocati sostenere i costi della previdenza è un problema, come può intervenire il Consiglio Forense, se può farlo?
Si tratta di una questione di vecchia data che è in capo alla nostra Cassa. È stata già attuata una riduzione degli oneri nei primi anni di attività e i giovani avvocati possono beneficiare di incentivi e corsi di formazione. Da parte nostra vogliamo usufruire di tutti i contributi possibili e vogliamo istituire un ‘Dipartimento Unione Europea” per beneficiare delle opportunità che ci offre. Stiamo monitorando tutti i bandi puntando all’internazionalizzazione della figura dell’avvocato che è un opportunità importantissima per gli attuali trentenni.

Il Tribunale di Velletri si caratterizza per una certa rotazione dei magistrati e per accentuate difficoltà delle sedi dei Giudici di Pace, uno ancora situato ad Albano e l’altro a Segni che rischia la chiusura. Il Consiglio dell’Ordine può dare un contributo per la soluzione di queste problematiche?
Con il Procuratore della Repubblica e con il Presidente del Tribunale portiamo avanti un ottimo rapporto di collaborazione per la risoluzione dei problemi del Tribunale, che risentono della condizione generale della pubblica amministrazione. Sono arrivati nuovi magistrati e quanto alla situazione dei Giudici di Pace stiamo monitorando la situazione per intervenire laddove ce ne sia la possibilità e la necessità.

Ritiene che nella professione ci sia ancora un deficit di opportunità e di considerazione tra un avvocato e un’avvocatessa?
Le posso parlare della mia esperienza personale. So che per me è stato difficile ma non ho la mentalità della “riserva indiana”. Per la mia esperienza fatichiamo di più, però si sa che è così e conviene faticare per avere delle soddisfazioni. Poi c’è una questione di pari opportunità non soltanto rispetto alla diversità di genere ma anche, ad esempio, sui temi della disabilità. Va fatta un’operazione culturale sposando un concetto complessivo di pari opportunità: serve un’operazione complessiva e grande con la quale andare a scoprire quelle sacche nascoste di difficoltà ed emarginazione che possono ancora esserci. Intendiamo farlo con l’osservatorio dell’Ordine e con le altre istituzioni che sono competenti in materia, attivando legami strettissimi con la Commissione Pari Opportunità della Regione Lazio.

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