Substrato ad Artena: altre sette pagine di esposto in Regione

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I Consiglieri di “Artena Cambia” e “Collaboriamo per Artena” chiedono al Servizio di Vigilanza della Regione Lazio di intervenire urgentemente

La battaglia legale sulla realizzazione dell’impianto di produzione di substrato inoculato ad Artena, nella zona vicina alla Fassa, non si placa. Dopo un ricorso al Tar firmato da circa 300 cittadini tutt’ora pendente e un primo esposto inviato al servizio di Vigilanza della Regione, i Consiglieri artenesi di “Artena Cambia” e “Collaboriamo per Artena” tornano a chiedere l’intervento della Regione Lazio. Lo stesso ente che già in passato aveva chiesto al Comune di sospendere il rilascio del permesso di costruire.

Questa volta in Regione finisce un’istanza di sette pagine in cui si rifà la storia dei due PUA approvati dal Consiglio comunale di Artena nel 2008 e si segnalano diversi punti per i quali si chiede di intervenire al Servizio di Vigilanza della Regione. L’istanza è mandata in copia anche al Ministero per i Beni Culturali (Direzione generale archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma) e al Settore Decentrato Agricoltura della Regione, “chiudendo il cerchio” degli uffici interessati dalla vicenda.

Il Ministero dei Beni Cultura è infatti competente per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica e archeologica. Il Servizio di Vigilanza ha competenze di controllo rispetto alle pratiche edilizie dei Comuni. Il Settore Agricoltura, infine, per le pratiche inerenti il Programma di Sviluppo Rurale che ha finanziato l’intervento.

I punti da chiarire: la chiusura delle aziende che avevano ottenuto i Pua e “l’adeguamento” determinato dall’ufficio comunale

L’istanza dei Consiglieri comunali, che richiedono un “intervento urgente”, ritiene “nulli” gli atti prodotti dal Comune. Perché? Nell’istanza si sostiene che le aziende che avevano avuto approvati i due Piani di Utilizzazione Aziendale nel 2008 sono state cancellate dal Registro delle Imprese nel 2012 perché hanno cessato definitivamente l’attività. Stando così le cose, secondo i Consiglieri i Pua approvati sarebbero da considerarsi decaduti perché legati all’attività aziendale. E infatti gli atti portati in Comune – rilevano i Consiglieri – si basano su un contratto d’affitto e su una convenzione stipulati tra i proprietari dei terreni e il nuovo proponente l’impianto.

L’altro punto contestato nell’istanza riguarda “l’adeguamento” dei PUA approvato qualche tempo fa con una determinazione dirigenziale. L’atto in questione è considerato dai Consiglieri anch’esso nullo perché viziato dalla chiusura dell’attività delle due aziende agricole titolari dei PUA. Ma non solo: l’istanza fa notare che “i primi due PUA prevedevano la realizzazione di 13mila mq” (tra cui circa 6.150 di serre) mentre l’adeguamento “prevede esclusivamente la produzione di compost e la realizzazione di edifici e tettoie (e nessuna serra) per complessivi mq 12.235 mq”.

Un “adeguamento” che, secondo i Consiglieri di opposizione, non sarebbe ammesso anche se nei progetti originari era prevista una parte di produzione di compost. Altre argomentazioni tecniche riguardano poi il rispetto dei vincoli archeologici e ambientali. Argomenti su cui spetterà alla Regione fare le valutazioni del caso perché se fosse come affermano i Consiglieri l’impianto non potrebbe essere finanziato.

In ballo c’è un investimento da 7 milioni di euro che è stato finanziato con oltre 4 milioni dalla Regione

È ormai noto, anche perché ne ha parlato il Sindaco nel suo ultimo “Rapporto alla Città”, che nella battaglia in questione si confrontano interessi contrapposti: quelli dei cittadini, quelli delle parti in causa e quelli dei politici che rappresentano i cittadini. Chi ha proposto la realizzazione dell’impianto di produzione del substrato ha presentato un progetto in Regione da 7 milioni di euro, chiedendo un contributo pubblico di diversi milioni. L’intervento è stato finanziato a dicembre ed ha bisogno (secondo quanto previsto dal bando regionale) dell’immediata cantierabilità.

L’iniziativa privata ha trovato l’appoggio politico, rivendicato in conferenza pubblica, del Sindaco di Artena. Il Primo cittadino ha infatti affermato di vedere con positività un’iniziativa che porterà posti di lavoro.

Poi ci sono le posizioni contrarie. Lo stesso Sindaco ha pubblicamente affermato che il ricorso contro il rilascio del permesso di costruire è stato firmato in parte da dipendenti di un’azienda concorrente (che dà lavoro a diversi artenesi). E poi ci sono le circa trecento firme dei cittadini di Artena e Giulianello apposte sul ricorso al Tar perchè preoccupate per il traffico pesante verso l’impianto e per gli eventuali odori che potrebbero spargersi.

Insieme a loro sono contrari anche i Consiglieri comunali di opposizione De Castris, Carocci, Imperioli Diamante, Palone, Vitelli e Pompa. I Consiglieri si sono schierati, più che contro la realizzazione dei vecchi Pua del 2008, contro questo diverso impianto che è in via di finanziamento e che, come riportano nell’istanza, avrebbe diversi problemi procedurali. Facile pensare che anche questa vicenda diventerà oggetto della campagna elettorale alle porte.

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