La rivolta dei ristoranti: “Così si uccide la ristorazione”

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La FIPE e la Confesercenti attaccano le regole dell’INAIL. La Fipe: “Così si perderà il 60% dei coperti”. Confesercenti: “Senza regole certe, impossibile far ripartire le vendite”

Le organizzazioni di categoria sono in rivolta per le nuove regole che si intende far seguire ai ristoranti e agli altri locali analoghi. A scendere in campo sono la FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e la Confcommercio contro le linee guida dell’INAIL che prevedono 4 metri quadrati di spazio ogni cliente. Lo scontro è durissimo tanto che la FIPE ha dichiarato che “così si uccide la ristorazione”.

La Fipe: “4 metri quadrati per cliente non hanno senso”

Già in uno studio pubblicato ieri, la FIPE aveva fatto sapere che l’obbligo di rispettare i 4 metri quadrati per ogni cliente avrebbe fatto perdere “il 60% dei coperti” ai ristoranti. “Così si uccide la ristorazioneha dichiarato oggi all’AGI Roberto Calugi, direttore generale Fipee si condanna all’implosione un settore che prima della crisi aveva un giro d’affari di 90 miliardi di euro e ne ha già persi 34″.

La Federazione reputa senza senso la regola dei 4 metri quadrati a persona e fa il paragone con supermercati e mezzi pubblici. “Ma se dappertutto, dai supermercati ai mezzi pubblici, rispettiamo il metro di distanza, perché 4 metri nei ristoranti?” si chiede Calugi e aggiunge: “Dopo tre mesi di chiusura e aver subìto danni incalcolabili questo colpo ci farà chiudere per sempre”.

La Confesercenti: “Senza regole e informazioni certe, impossibile far ripartire le vendite”

Dalla Confesercenti l’appello è di dare regole e informazioni certe, senza le quali “sarà impossibile far ripartire le vendite”. Sotto accusa della Confederazione ci sono anche i numerosi protocolli e le numerose ordinanze emesse a livello locale e non solo, che non aiutano a fare chiarezza. E che anzi alimentano il caos e la paura tra i ristoratori che sono alla ricerca di informazioni certe su come operare in sicurezza e cercano di capire se c’è effettivamente la necessità di ditte specializzate che rilascino certificazioni su sanificazioni continue.

“La dimensione media di un ristorante, in Italia, è di 80 metri quadrati. Secondo le linee guida, una capienza sufficiente per appena 20 persone”, commenta il Presidente di Fiepet Confesercenti Giancarlo Banchieri. “Si tratta chiaramente di una condizione antieconomica, che impedisce di riavviare l’attività a meno di non raddoppiare i prezzi attuali: ma anche questo ci porterebbe alla chiusura. Al danno si aggiunge poi la beffa: non ci sono le condizioni per riaprire, ma non si può licenziare. Una situazione insostenibile”.

“Troppi punti fondamentali, poi, sono ancora da chiarire”, continua Banchieri. Come si calcola la distanza minima per le persone sedute allo stesso tavolo? Le regole di distanziamento valgono anche per l’esterno del locale? Chi certifica o comunque dà un’indicazione su quali dispositivi di schermatura è possibile installare? Se questi nodi non verranno sciolti e le regole non cambieranno moltissime imprese sceglieranno di non aprire piuttosto che lavorare in perdita. Occorrerà introdurre subito nuovi sostanziosi sostegni economici a fondo perduto per gli operatori, o i ristoranti rimarranno chiusi. Non basteranno certo i bonus da 600 o 800 euro a salvare la ristorazione italiana. Invitiamo le Regioni ad intervenire, per concordare con le categorie interessate protocolli alternativi che riescano a contemperare le esigenze di sicurezza con quelle di natura imprenditoriale”.

Un problema sentito tanto più nei piccoli locali

Le nuove regole lasciano inquieti anche i ristoranti della zona, soprattutto quelli più piccoli. Con metrature basse, la necessità di ridurre il numero dei coperti comporta una necessaria riduzione della redditività dell’impresa. Questo, per attività che lavorano con un margine già basso, significa necessariamente dover alzare i prezzi, anche a causa dei maggiori costi dovuti a pannelli divisori e sanificazioni.

E ancora non si parla delle cerimonie. In questo periodo sono saltate cresime e comunioni, banchetti nuziali e compleanni. Tutto ciò come si potrà fare in futuro? A ciò si aggiunge il timore dei contagi sul luogo di lavoro che in questi giorni ha fatto chiedere a qualche ristoratore locale “uno scudo penale contro il covid-19”. Anche nel nostro territorio, se dovesse rimanere la regola dei 4 metri quadrati per cliente, non è escluso che piccole taverne o ristoranti di piccola metratura non riaprano.

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