Artena, Biometano: un documento smentisce Scaccia e pone dubbi sulla Città Metropolitana

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L’assessore Carlo Scaccia se l’era presa di nuovo con l’ingegnere del Comune di Artena per una pec che sarebbe arrivata all’ufficio e non all’Amministrazione ma…

Gli ultimi dibattiti sulla Biometano del Colubro di Artena girano intorno a un pozzo. Si tratta di una richiesta fatta dalla società proponente alla Città Metropolitana di Roma per un pozzo da 14 mila metri cubi l’anno di acqua ad uso industriale. In un’intervista rilasciata il 2 aprile scorso a Kevin McNally, l’assessore è tornato a prendersela con l’ingegnere del Comune che aveva rilasciato il parere sulla biometano. “Vede, lei deve sapere che a noi assessori non vengono comunicate subito alcune cose, per esempio la Pec relativa alla questione del pozzo non è arrivata a noi assessori ma direttamente all’ingegnere” aveva detto Scaccia.

Esce fuori però che al Comune non è arrivata nessuna pec per quella vicenda. Tutt’altro. La Città Metropolitana, che è parte del procedimento in Regione sulla Biometano, al Comune non ha notificato niente. Ha invece pubblicato un avviso sul proprio albo pretorio a inizio marzo. Quell’avviso è stato intercettato da qualcuno e il 18 marzo sarebbe stato protocollato in Comune dallo stesso ing. Salvatori.

Il capo dell’urbanistica qualche giorno dopo ha inviato all’ex provincia una nota. Nella comunicazione si mettono in chiaro le cose: la società chiedeva una concessione di derivazione ad “uso industriale, anticendio e lavaggio piazzali”. Ma quell’area, scrive l’ufficio “non è a destinazione industriale, bensì agricola”, con tanto di vincoli. Così come è agricolo il terreno comprato dalla società.

Che orientamento sta prendendo la Città Metropolitana di Roma sulla Biometano di Artena?

E allora ci si comincia a porre qualche domanda. Perché la Città Metropolitana, che è parte nel procedimento di autorizzazione della Biometano di Artena, non ha nemmeno notificato la cosa al Comune? Che orientamento sta prendendo la Città Metropolitana sulla vicenda? Il ruolo dell’ex Provincia non è marginale. Vale la pena ricordare infatti che il Consiglio Metropolitano nel 2017 ha approvato una mozione contraria alla biometano del Colubro. La mozione fu presentata dal Consigliere Libanori e approvata il 1° agosto 2017. Si trattò di un’approvazione all’unanimità (è riportato qui), che metteva d’accordo tutte le forze politiche che sedevano in Consiglio Metropolitano.

Il documento (leggilo qui) riguardava proprio la Biometano di Artena. Alla fine la mozione impegnava la sindaca Raggi “a esprimere la totale contrarietà all’ipotesi di impianti per il trattamento dei rifiuti sul proprio territorio; altresì, di esprimere a nome di codesto Ente l’indirizzo politico – amministrativo di contestare la costruzione di un impianto di trattamento dei rifiuti organici avulso al territorio e non in armonia con le tradizioni agroalimentari locali, e ragione più importante che potrebbe recare gravi danni alla salute della nostra popolazione”.

Allo stato dei documenti della conferenza dei servizi in Regione, non sembra che la Città Metropolitana abbia espresso pareri. Né l’ex Provincia ha fatto osservazioni: ciò non è avvenuto nella fase di Valutazione di Impatto Ambientale né ora che si è nella conferenza dei servizi per l’autorizzazione. Ricordiamo che in conferenza dei servizi il silenzio equivale all’assenso. Cosa pensano di fare i referenti politici che hanno approvato all’unanimità la mozione contro la biometano nel 2017?

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