Coronavirus: i dati. Vaccini, la Cisl Medici Lazio: “Bene campagna libera e volontaria”

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“Convincere e non costringere”, “occorre evitare una gara al primato a chi vaccina di più”: la linea della Cisl Medici Lazio sulla campagna vaccinale mentre i casi attualmente positivi sono 77766

Gli ultimi dati sull’epidemia da coronavirus nel Lazio dicono che ci sono 77766 persone attualmente positive: l’1,37% della popolazione laziale. Di questi, 306 sono ricoverati in terapia intensiva, 2843 sono ricoverati in reparti covid e gli altri (il 95,9%) sono in isolamento domiciliare a casa. Fino ad oggi l’epidemia ha ufficialmente toccato 172980 persone del Lazio (il 2,9% della popolazione). Da marzo scorso 3972 persone sono morte con positività al coronavirus e 91242 sono guarite.

Negli ultimi giorni è partita la campagna vaccinale. Dopo le prime ipotesi di vaccini obbligatori, è passata un’altra linea: quella del “convincere e non costringere”. La Regione ha fatto un accordo con l’Ordine dei medici e si procederà con la vaccinazione tramite i medici di base. Una linea che piace anche alla Cisl Medici del Lazio.

“Bene la campagna vaccinale anti COVID-19 – commenta il sindacato – portata avanti dalla Regione Lazio, in questa prima fase per i medici e il personale sanitario, sulla base di una adesione  “libera e volontaria” e quindi senza alcuna obbligatorietà. Questa era la proposta della Cisl Medici Lazio. Convincere e non costringere e questo per non aprire la strada ad altre potenziali  imposizioni ripercorrendo gli errori di un recente passato. Comunicare al di fuori della retorica e degli schieramenti. Comunicare per convincere a vaccinarsi sulla base dei dati scientifici”.

“Ma occorre evitare quella che sembra una gara al primato di chi vaccina di più” avverte la stessa Cisl Medici Lazio. Il sindacato segnala che “contestualmente occorre lavorare per potenziare il territorio e gli ospedali con nuove assunzioni di personale che diano stabilità e continuità alla lotta contro le altre malattie acute e croniche trascurate a causa della pandemia”. “Mettere in sicurezza gli ospedali e gli operatori sanitari – aggiunge – vuol dire mettere in sicurezza i pazienti, poterli accogliere, prenderli in carico e garantire loro la continuità terapeutica”.

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