Niente zona gialla fino a maggio. La rabbia dei commercianti: “Non ci sono più parole”

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Niente zona gialla: per un altro mese stessa “musica” per bar, ristoranti, pizzerie, piscine, teatri e altro. La rabbia dei commercianti di Artena, Valmontone e Velletri per una situazione che non si sblocca. A Colleferro il Comune dà contributi a fondo perduto

L’Italia rimarrà rossa o arancione fino a maggio. A riportarlo è l’Ansa e i maggiori quotidiani italiani. “Fino al 30 aprilescrive l’agenzia di stampa, dunque, niente spostamenti tra le regioni, saracinesche ancora abbassate per bar e ristoranti, riapertura di palestre, piscine, cinema e teatri a data da destinarsi, zona gialla cancellata fino alla fine del mese”. L’Agenzia Giornalistica Italiana (Agi.it) ha inoltre aggiunto che dopo Pasqua 5 milioni di studenti torneranno a scuola e 3 milioni di loro resteranno in Dad.

Continua dunque la stretta sul commercio e sulle altre attività. Le città continueranno a essere vuote e staremo rintanati in casa se non per lavoro, necessità e salute. Tutto ciò colpisce fortemente il commercio e tutto l’indotto collegato. Da Velletri a Valmontone il morale è bassissimo e misto a rabbia. A Colleferro non si gioisce ma almeno il Comune ha deciso di dare un ulteriore contributo a fondo perduto alle attività in crisi.

Da Artena a Valmontone: “Non ci sono più parole”

Ad Artena e Valmontone la notizia ha colpito il morale dei commercianti. “Penso che sia un’altra porcata nei confronti della ristorazione, dei bar, delle pizzerie, dei teatri, delle palestre e dei cinema” dice Luca Polce, che ha una pizzeria a Valmontone. “In zona rossa – afferma il pizzaiolo – la gente va in giro in macchina, al parco e a passeggio e invece noi staremo un altro mese ad arrancare, aspettando l’elemosina dei ristori. Non ci sono più parole: si è capito che vogliono mettere la ristorazione alla gogna, come fossimo un lazzaretto. Tutto ciò è inaudito e fa arrabbiare”. “La sera chiudo alle 19 perché ho paura vedo tanta tristezza e malinconia in giro” ha commentato Pietrina Coltrè, titolare di un alimentari in via Fleming ad Artena.

“Soluzioni a breve termine non ne vedo: visto che si è sempre navigato a vista mi pare che la soluzione sia inevitabile, ci vuole una capacità di progettazione a medio-lungo termine” afferma Rodolfo Di Re che ha una rivendita di cialde e capsule con annessa caffetteria ad Artena.

All’estero – aggiunge il commerciante di Artena –ad ogni chiusura corrisponde a un indennizzo, qui invece si aspettano mesi sia per la cassa integrazione dei dipendenti sia per i ristori, che non sono adeguati né alle tasse che pagano le attività né al calo del guadagno e che non coprono nemmeno le bollette delle utenze. La verità è che pagano soltanto i privati, che stanno erodendo i loro risparmi. Le chiacchiere stanno a zero – prosegue Di Re – e mai come ora dovremmo sfruttare questa occasione per essere migliori e per rendere migliori le cose che abbiamo e che facciamo, dedicarci a costruire e arricchire legami che ci rendono persone, recuperare il senso del limite, della nostra vulnerabilità come un valore. E con essa la capacità di contare sulle nostre forze, che sono enormi soprattutto se impariamo a cooperare, a guardare ai problemi dell’altro come ai nostri, e non semplicemente a puntare il dito, o zappettare il proprio orticello”.

Velletri, l’incertezza sul futuro: “Il peggio arriverà quest’anno”

A Velletri la situazione è la stessa. Ieri il Messaggero in edicola ha descritto lo spaccato del dramma dei commercianti. “È un disastro, da quando ho aperto nel 1966 non ho mai visto niente di simile” ha detto al giornale Benito Morelli, di “Benito al Bosco”. La città, secondo il Comune, ha ancora un saldo tra aperture e chiusure positivo. Ma chi soffre è il centro storico, dove la situazione è più difficile e dipende sia dal coronavirus sia da vecchie questioni.

“I problemi sono enormi – ha affermato Sandro Ciarla, storico commerciante di Velletri – ad esempio il comparto delle cerimonie è fermo, il fatturato si è azzerato eppure stanno trattando le nostre attività come tutte le altre”. Di situazione “drammatica” ha parlato Guido Ciarla mentre Massimo Capozzi ha paragonato l’attuale crisi economica a una “guerra mondiale”. “Il peggio arriverà quest’anno – ha aggiunto Elisabetta Natalizi, che ha un bar e una gelateria a Velletri – perché se non riparte l’economia in tanti non reggeranno l’impatto di questa seconda ondata di crisi economica”.

Oggi lo stesso giornale in edicola ha dato spazio alla politica. L’Amministrazione sta studiando sgravi sulla Tari, incentivi per le nuove aperture al centro storico e modifiche alla Ztl. Sulla politica del commercio sono invece critiche le opposizioni presenti in Consiglio comunale.

A Colleferro il Comune dà contributi a fondo perduto alle attività colpite dalla crisi

A Colleferro il Comune ha deciso di mettere fondi propri per aiutare commercianti e imprese. Proprio oggi l’Ente ha pubblicato un avviso pubblico (clicca qui per scaricarlo) per assegnare contributi a fondo perduto. Potranno beneficiarne le attività sospese o parzialmente sospese a seguito dei vari Dpcm che si sono susseguiti in questo ultimo anno. I possibili beneficiari sarebbero circa 500 e potrebbero ricevere contributi una tantum da 200 a 600 euro in base al calo del fatturato registrato. I fondi stanziati dal Comune sono 170 mila euro e per ricevere il ristoro bisogna fare domanda. Saranno escluse quelle attività che non avranno il Durc in regola. In alcuni casi chi ha pendenze col Comune vedrà compensato il suo debito.

Sanna: “In campo un’iniziativa concreta a supporto delle attività produttive”

“In un periodo in cui il commercio è di nuovo duramente colpito dalle misure di contenimento della pandemia – ha dichiarato il Sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna – mettiamo in campo una iniziativa concreta a supporto delle attività produttive, con un bando destinato a tutte le attività sul territorio comunale, che prevede tempistiche piuttosto ristrette per riuscire a dare delle risposte a breve termine. Sappiamo che non si tratta di un’azione risolutiva, ma è il massimo che il Comune possa fare in questo momento”.

“Abbiamo fatto il possibile per le attività commerciali, dell’artigianato e servizi alla persona – ha affermato l’Assessore alle attività produttive, Marco Gabrielli – convinti che, in un periodo così difficile per il Paese, ognuno debba fare la propria parte. Con il Sindaco Sanna e tutta la maggioranza – conclude Gabrielli – siamo riusciti a stanziare una cifra straordinaria per sostenere le nostre attività produttive, le imprese e i commercianti. La forza della nostra città sta nel saper fare sistema per superare, insieme, le difficoltà, anche quelle più grandi. Nessuno deve rimanere indietro”.

I drammatici dati dell’ISTAT sul mercato del lavoro nel terzo trimestre 2020

Drammatici sono i dati dell’Istat sul mercato del lavoro. Gli occupati del periodo ottobre-dicembre 2020 sono 414 mila in meno rispetto quelli del quarto trimestre 2019. Grande il numero di persone che perdendo il lavoro non ne cercano un altro: gli inattivi sono aumentati infatti di 403 mila unità. La sintesi fatta dall’Istituto è drammatica:

In media annua si osserva un calo dell’occupazione senza precedenti (-456 mila, -2,0%), associato alla diminuizione della disoccupazione e alla forte crescita del numero di inattivi. Inoltre, la diminuzione delle posizioni dipendenti (-1,7%) e del monte ore lavorate (-13,6%), così come l’aumento del ricorso alla Cig (+139,4 ore ogni mille lavorate), sono più marcati nel comparto dei servizi rispetto a quello dell’industria.

FIPE: decreto Sostegni “fragile stampella”

Pochi giorni fa il Governo ha lanciato il “Decreto Sostegni” (leggi qui come accerdevi). Si tratta di un decreto con cui le attività possono chiedere un ristoro una tantum in base al fatturato perso. Per la Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE) della Confcommercio si tratta di una “fragile stampella”. Afferma infatti la Federazione:

Con il decreto Sostegni il ristorante tipo che nel 2019 fatturava 550mila euro e che nel 2020, a causa degli oltre 160 giorni di chiusura imposti dalle misure di contenimento della pandemia da Covid, ha perso il 30% del proprio fatturato, 165mila euro, beneficerà di un contributo una tantum di 5.500 euro. Poco cambia per un bar tipo. Chi nel 2019 fatturava 150mila euro e ne ha persi 25mila a causa delle restrizioni, avrà diritto a un bonus di 1.875 euro, il 4,7% della perdita media annuale.

Stoppani: “Per famiglie e imprese la coperta del sostegno è troppo corta”

“Il decreto Sostegni era certamente necessario – ha dichiarato il presidente della Federazione, Lino Enrico Stoppani – , ma è evidente quanto non possa essere considerato sufficiente. Da settimane si parlava di aiuti perequativi, selettivi, adeguati e tempestivi e questi aggettivi non descrivono le misure proposte. Innanzitutto, la coperta del sostegno a famiglie e imprese è evidentemente troppo corta per la platea che si propone di aiutare. Settori come la ristorazione sono stati messi letteralmente in ginocchio dalla gestione dell’emergenza e i limiti imposti sulla perdita di fatturato o sui massimali erogabili hanno effetti perversi sul sostegno alla parte più sana della nostra economia”.

“Bastano due esempi. Ci si lamenta del nanismo delle imprese italiane – prosegue Stoppani – e poi si mette un limite di 10 milioni di fatturato per accedere ai sostegni. Si dichiara che i contributi sono calcolati sulla perdita di fatturato annuo, ma in realtà si indennizza una sola mensilità media. C’è la spiacevole sensazione di voler aggirare il problema. Il punto è che bisogna uscire immediatamente dall’ottica di breve periodo. Bisogna mettere in piedi un piano di ripartenza che garantisca il diritto al lavoro e non sottoscriva semplicemente il dovere di stare chiusi. Serve un progetto che dia una prospettiva di futuro reale alle imprese e non solo un sostegno temporaneo, che appare oggi una fragile stampella”.

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