Ecco perché per Valmontone la riforma dell’Agraria è cruciale

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Dalla riforma in corso nascerà un nuovo potente ente privato che gestirà tutti i terreni valmontonesi gravati da uso civico, compresi quelli del Comune su cui c’è il fotovoltaico

La riforma dell’Università Agraria di Valmontone è uno dei temi più rilevanti del dibattito politico valmontonese, che avrà effetti a lungo termine sull’economia e la comunità cittadina. Anche se la si sta vivendo quasi con noia e senza prese di posizione pubbliche rilevanti, la riforma dello Statuto dell’Università Agraria di Valmontone nasconde, dietro la burocrazia, la più rilevante riforma istituzionale cittadina degli ultimi tempi.

Questo passaggio sta incontrando opposizioni trasversali e maggioranze incrociate. Ma perché la riforma di questo ente poco conosciuto è così importante per la città e la politica di Valmontone? Come nei migliori romanzi gialli, la soluzione si trova nei dettagli. In questo caso, visto che si tratta di leggi, nei commi. Ed ha effetti anche sulla tenuta politica delle forze in gioco.

Non a caso ieri la bozza di statuto è stata votata da maggioranza e opposizione non al completo, senza arrivare al numero minimo dei voti necessari per dare l’ok al nuovo statuto. Per la maggioranza erano assenti diversi Consiglieri e la minoranza ha visto un Consigliere allontanarsi dall’aula, proprio durante la votazione, dopo aver ricevuto una telefonata e dichiarando di andar via per un incidente domestico occorso ad una parente (a proposito: auguri di pronta guarigione!). Alla fine la bozza ha ricevuto sette voti, tra i quali quelli del presidente e del Consigliere di maggioranza Giorgio Rocca.

Il comma che fa la differenza

Ma veniamo alle virgole, o meglio ai commi, che fanno al differenza. Questo “dettaglio” è inserito in una legge nazionale che, sebbene di soli tre articoli, delinea una riforma epocale dei beni collettivi e di quelli gravati da uso civico. Si tratta sostanzialmente del comma 4 dell’articolo 2 della legge 168/2017 (Norme in materia di domini collettivi). Leggetelo bene perché afferma:

I beni di proprietà collettiva e i beni gravati da diritti di uso civico sono amministrati dagli enti esponenziali delle collettività titolari. In mancanza di tali enti i predetti beni sono gestiti dai comuni con amministrazione separata. Resta nella facoltà delle popolazioni interessate costituire i comitati per l’amministrazione separata dei beni di uso civico frazionali, ai sensi della legge 17 aprile 1957, n. 278.

Legge 20 novembre 2017, n. 168

Che vuol dire? Significa che i terreni gravati da uso civico, anche quelli fino ad oggi amministrati dai Comuni, passano alle Università Agrarie esistenti. Invece se nel territorio comunale non esistono le Università Agrarie (o le Asbuc, cioè le Amministrazioni Separate dei Beni di Uso Civico), questi terreni continuano ad essere amministrati dai Comuni. A Valmontone l’Università Agraria esiste e quindi una volta riformata dovrà gestire anche i terreni gravati da uso civico amministrati fino ad oggi dal Comune.

Nel complesso non è ancora chiaro quanti ettari andrà a gestire l’Agraria ma c’è chi arriva a ipotizzare un totale di circa mille ettari. Tra questi ci saranno, affermano dall’Agraria, i terreni su cui è stato realizzato un impianto fotovoltaico che rende al Comune di Valmontone diverse centinaia di migliaia di euro l’anno. Anche quei soldi, come i terreni dovranno passare all’Università? Secondo alcuni Consiglieri dell’Agraria sì, per altri invece il contratto del Comune andrà salvaguardato fino alla scadenza. Ma non è tutto.

Il nuovo ente sarà snello e più “potente”

C’è un altro punto della legge che riforma le amministrazioni dei domini collettivi che è rilevante per la città. Riguarda il nuovo status delle Università Agrarie: non saranno più sotto il controllo della Regione (che non potranno più commissariarle), saranno enti di diritto privato e si muoveranno come tali, cioè in modo molto più snello degli enti pubblici. Avranno la stessa struttura delle associazioni: con un presidente, un Consiglio (direttivo o di amministrazione, cambia poco) e un’Assemblea in cui potranno votare tutti i soci. E sarà proprio l’assemblea ad approvare i bilanci e i regolamenti.

Così fatto, il nuovo ente agrario andrebbe a conformarsi come un nuovo centro di potere rilevante, con terreni, competenze ampie, procedure snelle e (potenzialmente) maggiori risorse, tra le quali si contano anche gli affitti dell’Outlet e del Parco a tema che l’Università percepisce da tempo. Avrebbe poi il potere di assegnare e togliere i terreni agli agricoltori e fare da motore per l’agricoltura, senza dover ricorrere alle lungaggini degli enti pubblici ma sottostando alle sole norme sugli usi civici. Il nuovo ente dovrà adottare “procedure competitive”, dovrà dare la priorità ai giovani agricoltori nell’assegnazione delle terre ma potrà anche costituire società e consorzi e svolgere attività che oggi sarebbe vietato o troppo complicato tentare.

Le dichiarazioni di Pizzuti che certificano gli attriti

Messe così le cose, l’Università Agraria diverrebbe molto influente. Non è un caso che sia in corso uno scontro tra le forze in campo. Un attrito che è ben testimoniato dalle dichiarazioni rese ieri al Consiglio dell’Università dal presidente Pizzuti che sulla riforma dello statuto ha dichiarato: “Per due volte ho convocato una riunione di maggioranza e per due volte sono emersi dubbi sulla riforma dello statuto. Quando mercoledì scorso la maggioranza si è riunita, cinque Consiglieri erano d’accordo su una proposta alternativa di statuto e uno no. Ciò ha comportato che non ho presentato alcun documento alternativo, perché il Presidente non presenta un documento di minoranza, e per questo ho sottoscritto l’unico documento presentato“.

La proposta di riforma in discussione: elezioni a suffragio semi-universale

L’unico documento presentato” è quello dei sei Consiglieri di minoranza, che prevede la possibilità di tutti i valmontonesi residenti da almeno cinque anni di votare nella nuova Assemblea per l’elezione del presidente, del Consiglio e anche per l’approvazione del bilancio. In alternativa a questa proposta la maggioranza avrebbe voluto presentare uno statuto che avrebbe dato tale diritto soltanto agli intestatari di scheda (i vecchi capofamiglia) ma non è riuscita a trovare l’unità. Il risultato: il Consiglio ieri ha iniziato a discutere sullo statuto sottoscritto dai Consiglieri di minoranza e da Pizzuti che, come dichiarato dal Consigliere De Stefano, “è stato condiviso dalla commissione che ha lavorato alla riforma”.

In base all’iter di riforma, se ieri la proposta non avesse ottenuto almeno sette voti, il percorso si sarebbe arenato e qualcuno avrebbe anche temuto un improbabile commissariamento. Il voto di Pizzuti e Rocca, invece, non è bastato a far approvare il nuovo statuto ma ha permesso il prosieguo della procedura. Il Consiglio si riunirà di nuovo domani e basteranno sette voti (invece dei nove di ieri) per approvare o modificare la bozza di statuto. Lo stesso testo dovrà essere di nuovo approvato il 10 settembre prossimo per poi dare il via alla fase elettorale.

Sullo sfondo ci sono le future candidature per amministrare l’ente

Dietro le divisioni di maggioranza, oltre forse al tentativo di mantenere al Comune i beni gravati da uso civico, c’è anche la prospettiva delle elezioni. Il nuovo ente che nascerà dalla riforma dovrà confrontarsi col corpo elettorale: a quel punto forse cambierà qualcosa se potranno votare i capifamiglia o tutti i valmontonesi. Ma soprattutto il nuovo presidente e il nuovo Consiglio avranno poteri più incisivi di quelli di oggi.

Il punto è: chi saranno i candidati? E quante liste si faranno? Nell’ambito dell’attuale maggioranza qualche velleità di sostituire Roberto Pizzuti potrebbe esserci. Da parte sua il presidente uscente potrebbe rinunciare alla ricandidatura soltanto se verrà trovato un candidato che allargherà la base politica. L’opposizione, infine, farà verosimilmente almeno una propria lista, anche se non è ben chiaro se tutti i membri dell’attuale minoranza andranno compatti. In fin dei conti, per quello che si legge nello statuto, basterà prendere anche un solo voto più degli altri per vincere. Insomma, il “tavolo” della riforma dello statuto sembra anche quello di una prima prova di forza o di accordo tra le diverse componenti politiche di Valmontone. E visto lo statuto in discussione, potrebbe essere un’anteprima delle prossime elezioni comunali.

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