“Opere del sottosuolo”: procedura nulla, Agraria condannata alle spese. Atti sulla sanatoria in Procura

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Il Commissario agli Usi Civici dà ragione a Calvano e Valentino e dispone l’invio della sentenza alla Procura della Repubblica per ciò che riguarda la sanatoria rilasciata dal Comune di Valmontone

Alla fine, dopo un lungo procedimento che ha visto anche pronunciarsi la Corte Costituzionale, a spuntarla sono Giovanni Valentino e Mauro Calvano. Il Commissario agli Usi Civici ha dato ragione ai due ricorrenti e condannato l’Università Agraria di Valmontone a pagare le spese di giudizio: oltre 24 mila euro più Iva e CPA che graveranno sulle casse dell’Università Agraria. Con la sentenza del 22 febbraio scorso il Commissario agli Usi Civici ha infine dichiarato nulli gli atti con cui l’Agraria stava vendendo il terreno alla società “Opere del Sottosuolo srl” (per la quale le spese sono state compensate).

Siamo soddisfatti della sentenza del Commissario agli Usi Civici – hanno dichiarato Giovanni Valentino e Mauro Calvano, che nel procedimento sono stati assistiti dall’avv. Edoardo Di Giovanni -, ci dispiace soltanto che il comportamento del Presidente Pizzuti abbia portato alla condanna dell’Università Agraria. Se ci avesse dato ascolto quando gli dicevamo che era prima necessario sistemare le carte e poi procedere alla vendita del terreno, oggi l’Università Agraria non sarebbe stata condannata a pagare oltre trentamila euro“.

La sentenza non annulla il permesso di costruire in sanatoria ma invia gli atti alla Procura

La sentenza del Commissario annulla gli atti di gara stabilendo che il terreno che l’Agraria aveva messo in vendita è di proprietà del demanio del Comune di Valmontone. In quanto terreno demaniale, il bene non si può alienare se non dopo un procedimento di “sdemanializzazione”.

L’Agraria lo aveva invece ritenuto vendibile in forza di una legge regionale e il Comune aveva successivamente rilasciato il permesso a costruire in sanatoria del magazzino agricolo annesso al terreno. La legge regionale in questione prevedeva “la possibilità di alienare e sanare sotto il profilo urbanistico, le occupazioni di terreni gravati da uso civico e le costruzioni su di essi realizzate a condizione di particolare favore”.

Contro questa disposizione aveva mosso un’eccezione d’illegittimità costituzionale il legale di Calvano e Valentino. Il Commissario agli Usi Civici ha quindi rimesso la questione davanti alla Corte Costituzionale che ha accolto il ricorso e dichiarato incostituzionale l’art. 8 della legge della Regione Lazio 03/01/1986, n. 1, come modificato dall’art. 8 della legge della Regione Lazio 27/01/2005, n. 6 .

La vendita e il permesso a costruire sono stati quindi rilasciati in forza di una norma poi dichiarata incostituzionale. E’ questo il motivo per cui nella sentenza del 22 febbraio scorso il Commissario agli Usi Civici scrive di ritenere il permesso di costruire illegittimo, mandando gli atti alla Procura di Velletri per valutare i profili penali della vicenda. L’epilogo di tutto ciò? Gli atti di vendita del terreno sono stati dichiarati nulli; il permesso di costruire è ancora valido; l’Università Agraria è stata condannata a pagare le spese.

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