Lazio Ambiente, lavoratori “a stecchetta”. I Sindacati: ecco i Comuni che non pagano

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I lavoratori attendono ancora lo stipendio che la società non può pagare per mancanza di liquidità

I dati divulgati dai rappresentanti sindacali

I lavoratori di Lazio Ambiente “stanno a stecchetta”, con i gli stipendi che non vengono pagati e la promessa 14esima che non arriva. La società regionale è ancora in crisi di liquidità, per fatti ben noti, e non riesce ad onorare gli impegni con i lavoratori. Anche i Comuni ci mettono del proprio, infatti, secondo dati divulgati dai sindacati, Comune di Artena a parte (che ha un contenzioso in essere), ci sono importi per circa 2,8 milioni di euro.

A fornire i dati sono il coordinatore RSU dei Servizi di Igiene Ambientale, Bucci, e i delegati sindacali dei termovalorizzatori, Talone della Filctem Cgil, Caporossi della Uil/Uiltec, Lucci della Ugl Energia. Alle somme in tabella, dicono i sindacati, “ai primi di dicembre si aggiungeranno altre somme (circa 800 mila euro)”. Tra i Comuni con debiti scaduti ci sono tutti: sia quelli che non sono più in Lazio Ambiente, sia quelli che si servono ancora della società. Non ci sono invece Valmontone e Segni che, si deduce, stanno onorando gli impegni.

I rappresentanti sindacali: “Pronti a chiamare alla mobilitazione generale tutte le maestranze”

Il commento dei quattro sindacalisti è duro: “Le chiacchiere stanno a zero – affermano – e peggio ancora lo sono i conti correnti dei dipendenti di Lazio Ambiente spa”. “I dipendenti di Lazio Ambiente sono fermi ad un acconto del mese di ottobre – prosegue la nota congiunta – e lamentano il mancato pagamento della 14ma, il mancato versamento ai fondi pensione. Tra qualche giorno scadrà il mese di novembre e il Natale è alle porte. I lavoratori sfiniti dai continui disagi economici e vedendo per l’ennesima volta calpestata la propria dignità sono in fermento e chiedono alla Regione, ai Comuni e al management di assumersi immediatamente le proprie responsabilità e di non giocare più sulla loro pelle! Se così non fosse – concludono – i sindacati sono pronti a chiamare alla mobilitazione generale tutte le maestranze. E’ una vergogna!

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