Debiti, accantonamenti e bufale: facciamo chiarezza su cosa sta succedendo nei Comuni

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Non solo Valmontone e Artena, anche Colleferro, Lariano, Segni e Labico, come molti altri Comuni, dovranno ripianare in 15 anni i maggiori accantonamenti che accrescono il disavanzo. Una guida per capire i dati tramite i documenti di bilancio

È questo il periodo dei rendiconti per i Comuni. Quest’anno, come è accaduto per Artena e Valmontone, anche altri Comuni della zona si trovano a dover accantonare ulteriori somme in bilancio a causa della variazione dei criteri di conteggio imposti dalla legge. Come abbiamo già spiegato per Valmontone (qui) e per Artena (qui) si tratta di interventi di accantonamento necessari per “sanificare” i bilanci comunali dai crediti che potrebbero non essere riscossi, salva comunque la possibilità di incassarli.

I maggiori accantonamenti Comune per Comune

Artena quest’anno ha registrato 4,9 milioni di maggiori accantonamenti, Valmontone 13,2 milioni. Le forze di opposizione ad Artena hanno parlato di “debiti” e a Valmontone di “perdita” da ripianare, mettendo poi tutto tra i “debiti”. A Colleferro, Labico, Lariano e Segni per ora non si è avuta notizia di polemiche ma per evitare di intrappolarsi in ragionamenti non supportati dai dati pare opportuno parlarne in modo più approfondito. Anche in quei Comuni, infatti, le Amministrazioni hanno previsto di effettuare maggiori accantonamenti rilevanti.

A Colleferro si tratta di accantonare 5 milioni di euro, a Lariano 3,8 milioni, a Labico 2,1 milioni, a Segni 1,5 milioni. Roma, per fare un esempio di un Comune molto grande, ha accantonato quest’anno 207 milioni di euro. Questi soldi non dovranno essere dati a terzi ma dovranno essere accantonati in bilancio in quote annuali costanti, riducendo la capacità di spesa dei Comuni, a meno che gli stessi non riescano ad incassare i crediti per i quali si fanno gli accantonamenti.

Che c’entrano gli accantonamenti con il disavanzo?

Ma che c’entrano gli accantonamenti con il disavanzo? Come è possibile che se un Comune mette da parte i soldi aumenta il disavanzo? È presto detto. I bilanci dei Comuni non sono come quelli dei comitati: accanto alle entrate e alle uscite ci sono anche i crediti, i debiti e i fondi.

Quando i Comuni fanno il conto sottraggono le uscite alle entrate, aggiungono i crediti, sottraggono i debiti e ottengono il “risultato di amministrazione”. Poi al risultato di amministrazione tolgono accantonamenti e fondi. Più si accantona, più si riducono le somme disponibili, più aumenta il disavanzo, meno si potrà spendere negli anni futuri. Se negli anni successivi i crediti vengono incassati bisogna risparmiare di meno. Questo è il meccanismo introdotto dalla legge 118/2011. Da cosa si capisce tutto ciò?

Una piccola guida per leggere i dati

I bilanci sono in generale documenti ostici, quelli degli enti locali probabilmente sono più ostici degli altri. C’è però un modo semplice per capire come stanno le cose, e cioè se le somme di cui si parta in queste settimane sono o no dei debiti. Basta andare sul sito del Comune che vi interessa, rintracciare i rendiconti e cercare il “Quadro generale riassuntivo”. Per comodità vi abbiamo riunito questi documenti in questo link.

La tabella in questione si compone di due parti. Nella prima c’è il riepilogo delle entrate e delle spese. Per ognuna di esse ci sono due voci: per le entrate ci sono gli accertamenti (cioè i crediti maturati) e gli incassi (cioè i soldi entrati in cassa); per le spese ci sono gli impegni (cioè i debiti contratti) e i pagamenti (cioè le spese effettivamente fatte). Dalla lettura dei documenti vedrete che quasi tutti i rendiconti chiudono con un avanzo e un po’ di soldi in cassa. Alla fine i conti si chiudono sempre in pareggio.

Nella seconda parte del documento si trovano altri due schemini. Il primo riguarda la “Gestione del Bilancio” e il secondo la “Gestione degli accantonamenti in sede di rendiconto” (cioè alla fine dell’anno). Si tratta di due schemi collegati che generano un risultato finale. Se vedete tra le voci elencate, e in particolare alla voce “e)”, troverete la “variazione degli accantonamenti effettuata in sede di rendiconto”: si tratta dei maggiori accantonamenti frutto del diverso regime di calcolo di quest’anno. È quella la voce che testimonia quanti soldi l’ente locale dovrà accantonare nei prossimi 15 anni, sempre che non riesca ad incassare i crediti.

L’evidenza dei documenti e i problemi aperti

Come è evidente, si tratta di “accantonamenti” e quindi di soldi da mettere da parte o, se preferite, di minori spese “obbligate” nei prossimi anni. Perché influiscono su quello che viene definito “equilibrio finale”? Perché la legge è fatta in modo tale da “sanificare” i bilanci dai crediti di difficile esazione, cioè in modo da far coprire quei crediti con soldi messi da parte, come fossero debiti al fine di evitare squilibri finanziari. L’equilibrio finale indica dunque i soldi che devono essere accantonati negli anni futuri, comprendendo anche gli accantonamenti programmati negli anni passati.

È capitato nel dibattito locale che questi nuovi accantonamenti vengano scambiati per debiti, confondendo quindi i necessari accantonamenti futuri con i futuri pagamenti da effettuare. Fossero stati nuovi debiti sarebbero comparsi nella prima parte del “Quadro riassuntivo generale”, nella colonna “impegni”. E sarebbe stato disastroso qualora ai maggiori debiti non fossero corrisposti maggiori crediti, squilibrando così entrate ed uscite.

Si può discutere, infine, su alcuni rilievi avanzati dalla Corte dei Conti nel caso di Artena o sulla possibilità che avevano le Amministrazioni di fare quegli accantonamenti negli anni trascorsi o, ancora, di incassare di più. Ciò avrebbe voluto dire ridurre la capacità di spesa negli anni passati senza attendere quest’anno o di pressare di più i cittadini nel pagamento del dovuto (soprattutto su Tarsu, Tares e Tari) ma questa è un’altra storia. In attesa di raccontarla, speriamo che tutto ciò vi renda più chiare le polemiche in corso e quanto sta accadendo ai Comuni.

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