Cinema: a Natale “un disastro” anche a Velletri e Colleferro. “Ma le sale sono sicure”

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Nel giorno di Natale le sale cinematografiche di Velletri e Colleferro hanno perso il 70% degli spettatori rispetto al 2019. Davide Fontana: “L’ipotesi di tampone, subito accantonata, ha spaventato le persone e ora cento persone rischiano il licenziamento in tutti i Castelli”

Gli spettatori non vanno al cinema e cento persone dei Castelli Romani rischiano il posto di lavoro. La giornata di Natale è stata “un disastro” per i cinema di Velletri, Colleferro e dei Castelli Romani, secondo quanto riporta Il Messaggero in edicola.

Per Davide Fontana, gestore del cinema Augustus di Velletri, “rispetto al Natale 2019 c’è stato un calo del 70% degli spettatori”. “Per questo – prosegue Fontana – in tutti i Castelli Romani rischiano il posto circa cento lavoratori del cinema, tra diretti e indiretti”.

A causare il tracollo degli spettatori, secondo Fondata sarebbe stata l’ipotesi, circolata sulla stampa, dell’obbligo di tampone negativo per entrare al cinema. Quell’obbligo non è mai stato imposto ma la popolazione l’ha preso come fatto. Così ha creduto che si potesse andare al cinema soltanto con il green pass rafforzato (doppia vaccinazione o guarigione) e tampone negativo. A ciò va aggiunto l’obbligo di indossare in sala la mascherina Ffp2 e il divieto di mangiare in sala (entrambi in vigore).

“Gettati al vento migliaia di euro di cibi e bevande”. A Colleferro “il peggior Natale degli ultimi decenni”

“Purtroppo – mette in chiaro Fontana – dopo una settimana in cui, sulla stampa, i Cinema e i Teatri sono passati nuovamente come capri espiatori, abbiamo registrato un disastro di Natale”. “Oltre all’aumento dei contagi, le ultime misure di sicurezza hanno fatto pensare che i cinema siano luoghi pericolosi inoltre, anche se i bei film per famiglie ci sono, è mancato il classico cinepanettone: per tutto questo è stato il peggior Natale degli ultimi decenni” spiega Daniele Mandova, del Multisale Ariston di Colleferro. Anche nella città della Valle del Sacco il calo degli spettatori è stato netto nel giorno di Natale e si è ripreso leggermente a Santo Stefano.

“Mentre le piattaforme di distribuzione di film online continuano a incassare – dichiara Fontana, che è anche il presidente provinciale dei cinematografi di Roma e provincia – noi stiamo gettando migliaia di euro di cibi e bevande che avevamo acquistato poco prima dell’arrivo dell’obbligo di chiusura dei bar interni e del divieto di mangiare in sala”.

Anche da Genzano di Roma non manca chi protesta per quanto accaduto a Natale. Si tratta di Franco Consalvi, del cinema Cynthianum, che ha registrato un calo del 75% degli spettatori. Una diminuzione che combacia proprio con l’ok alla possibilità di occupare le sale al 100% con gli spettatori con green pass rafforzato.

“Bisogna cambiare le regole e tornare alla capienza ridotta”

“Non capiamo – dice Consalvi – come sia possibile che locali dove il rischio è forse maggiore rispetto al cinema, come ristoranti, pub e bar, siano classificati con un livello di rischio minore e abbiano norme meno stringenti. Il cinema – prosegue il gestore del Cynthianum – è stato posto sullo stesso livello di rischio dei mezzi di trasporto dove si viaggia spesso in situazioni di sovraffollamento e senza il minimo controllo”.

Non capiamo inoltre come la libertà di culto giustifichi il fatto che nelle chiese possa entrare chiunque anche senza green pass e senza mascherina ffp2, mentre le sale cinematografiche – aggiunge Consalvi – sono progettate con un sistema di areazione che continuamente ricambia aria con l’esterno, quindi l’aria in sala è sempre filtrata e pulita e nonostante ciò abbiano molti più vincoli”

“Bisogna cambiare le regole. Vogliamo tornare ad una capienza ridotta al 75% – conclude Franco Consalvi – quindi con i gruppi che vengono insieme seduti vicini, con la possibilità di consumare cibi e bevande. Lo chiediamo anche perché molte persone nutrono ancora dubbi nello stare seduti vicino a sconosciuti sebbene siano tutti vaccinati e anche questo ci reca non pochi problemi nella gestione della clientela”.

La posizione dell’Ueci: “Dal Governo decreto discriminatorio e asimmetrico”

Sulla vicenda è intervenuta ufficialmente a livello nazionale anche l’Unione Esercenti Cinematografi Italiani. Nella nota, che riportiamo di seguito, l’associazione di categoria attacca fortemente le decisioni del Governo, definite come “discriminatorie e asimmetriche rispetto ad altri comparti”.

Il Decreto firmato dal Governo alla vigilia di Natale è discriminatorio e asimmetrico rispetto ad altri comparti. Colpisce una categoria, in particolare quella Cinematografica e condannerà moltissime Imprese alla chiusura e alla cessazione di migliaia di posti di lavoro. Questo Governo che è stato denominato il Governo dei migliori, avrebbe dovuto salvaguardare la Salute e la sicurezza dei cittadini e parimenti il lavoro e le imprese. Purtroppo non è stato così.

Abbiamo chiesto a gran voce nei Tavoli Governativi di immettere un fondo di solidarietà a favore della Sala Cinematografica, tassando quelle Imprese entrate nel nostro settore e che hanno goduto dei maggior ricavi grazie a questa Pandemia, ovvero le Piattaforme in streaming. Abbiamo chiesto di normare il nostro settore sulle finestre di sfruttamento per riequilibrare il nostro mercato con un modello virtuoso come quello Francese, le moratorie su Finanziamenti e leasing e di poter allungare la sospensione delle cartelle esattoriali. Tutte legittime richieste, ma inascoltate.

Un buon Legislatore, ha il dovere e l’onere di provare a riequilibrare un settore che giustamente è stato fermato per la salvaguardia della salute pubblica, nonostante nessun contagio certificato sia stato mai accertato nelle nostre Sale.

“Ordinare la chiusura di consumo all’interno dei cinema di food e Beverage è una scelta insensata e drammatica per le finanze già disastrate delle nostre aziende”, dichiara il Presidente Manuele Ilari, “ci vediamo costretti già dalla prossima settimana a licenziare più di mille dipendenti”.

Il Governo lo scorso anno, non ha dato ristori per le chiusure dei mesi da Novembre ad Aprile, chiediamo provvedimenti d’urgenza immediati. Il risultato del nostro impegno è stato questo, nonostante si sia stati rispettosi delle ordinanze che il legislatore ha preso negli ultimi 2 anni. A questo Governo abbiamo chiesto una norma per tutelare le sale cinematografiche e farle ripartire, ovvero la norma sulle finestre di sfruttamento dei film come avviene in Francia.

Ci sembra giusto tassare le OTT ( le piattaforme streaming) che hanno avuto maggiori ricavi nel periodo di Pandemia. Invece è stato fatto un decreto ministeriale che riduce la finestra dei film Italiani da 105 giorni a 30 giorni, con il risultato che i film italiani non vengono più visti come meriterebbero dagli spettatori. “Oggi ci vediamo costretti a prendere una decisione di sopravvivenza visto che il nostro nemico non è il Virus, ma le insensate scelte del nostro legislatore”, dichiara Manuele Ilari, che aggiunge “abbiamo una sola parola per complimentarci con questo governo, chapeau!”

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