Maxi multa a Poste Italiane: l’Antitrust accoglie i reclami dei consumatori

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La sanzione massima prevista dalla legge è ben poca cosa rispetto al fatturato di Poste ma dimostra che i consumatori avevano ragione a protestare sulle raccomandate. Se fosse stata recepita la normativa europea si sarebbe potuti arrivare al 4% del fatturato annuo

Una maxi multa, la più alta prevista dalla legge, è stata irrogata dall’Antitrust a Poste Italiane. Secondo l’Autorità, la società è responsabile di pratiche commerciali scorrette, in particolare utilizzando “per comodità il deposito dell’avviso di giacenza della raccomandata nella cassetta postale”. La sanzione irrogata, come spiega l’Antitrust, è di 5 milioni di euro.

La pratica contestata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato “consistente nella promozione, risultata ingannevole, di caratteristiche del servizio di recapito delle raccomandate e del servizio di Ritiro Digitale delle raccomandate“. In una nota si legge che “in particolare, l’Autorità ha accertato che il tentativo di recapito delle raccomandate non viene sempre esperito con la tempistica e la certezza enfatizzate nei messaggi pubblicitari, venendo, peraltro, frequentemente effettuato con modalità diverse da quelle prescritte dalla legge”.

“Infatti, Poste Italiane – si legge nel comunicato dell’Antitrust – talvolta utilizza per comodità il deposito dell’avviso di giacenza della raccomandata nella cassetta postale anche quando sarebbe stato possibile consegnarla nelle mani del destinatario. Al riguardo, numerosissimi risultano essere i reclami dei consumatori che hanno segnalato il mancato tentativo di consegna delle raccomandate, anche quando avevano la certezza di essere stati presenti nella propria abitazione (si pensi ad esempio alle persone costrette a casa in quanto portatrici di handicap o per l’emergenza sanitaria durante il lockdown)”.

Provocati “gravi danni al sistema giustizia del Paese”

La conseguenza di detti comportamenti, “in relazione ai quali Poste Italiane non ha adottato le dovute misure di controllo e correttive, provoca un inammissibile onere a carico dei consumatori costretti a lunghe perdite di tempo e di denaro per poter ritirare le raccomandate non diligentemente consegnate”.

L’Autorità ha, altresì, “accertato la sussistenza di omissioni informative anche nei messaggi pubblicitari di promozione del servizio di ritiro digitale delle raccomandate, in quanto non viene chiarito che tale servizio è utilizzabile per i soli invii originati digitalmente”. “Le condotte descritte provocano, inoltre, gravi danni al sistema giustizia del Paese per i ritardi dovuti ad errate notifiche nell’espletamento dei processi, soprattutto quelli penali, con conseguente prescrizione di numerosi reati, come più volte affermato nelle Relazioni Annuali sullo stato della giustizia citate nel provvedimento”.

Pena massima ma non deterrente. Con la normativa europea la sanzione sarebbe stata più alta

“Data l’estrema gravità e frequenza della pratica ed i notevolissimi danni arrecati ai consumatori – conclude la nota dell’Antitrust -, la sanzione è stata irrogata nella misura massima. Tuttavia, la medesima non risulta deterrente in rapporto al fatturato specifico generato da Poste Italiane nel solo anno 2019 pari a 3,492 miliardi di euro. Al riguardo, non è stata ancora recepita nell’ordinamento nazionale la Direttiva Europea 2019/2161 che fissa il massimo edittale della sanzione irrogabile al 4% del fatturato annuo”.

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