Coop, i lavoratori di Colleferro: “Siano CdA e dirigenti di Unicoop a pagare, non noi”

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Rabbia e delusione tra i lavoratori dell’Ipercoop di Colleferro

“Abbiamo dato il massimo rispettando gli accordi firmati, se le cose non vanno non è certo colpa dei lavoratori. Il CdA di Unicoop Tirreno invece di cedere i punti vendita dovrebbero dimettersi e mandar via i dirigenti, visto che sono loro a decidere prezzi, prodotti e strategie”. Rabbia e delusione emergono dalle parole dei lavoratori che questa mattina si sono riuniti per discutere del futuro della Coop di Colleferro. Quelli che hanno risposto all’appello dei Cobas non ci stanno ad essere definiti “rami secchi”. Non ci stanno a subire la cessione di uno dei più grandi punti vendita della Valle del Sacco. E non sembrano essere stati rassicurati dalla dichiarazione di Unicoop Tirreno che assicura il mantenimento dei livelli occupazionali.

Aperto dal 1994, l’Ipercoop di Colleferro conta, ci fanno sapere i sindacati, circa 65 lavoratori che sono inseriti in una controllata di Unicoop Tirreno. Tale controllata è la stessa in cui sono inseriti i lavoratori degli altri dei supermercati in via di cessione. Un anno fa il punto vendita di Colleferro è stato completamento ristrutturato ma ora rientra nel piano di cessione degli 8 negozi del Lazio deciso dal CdA. Insieme a Colleferro la cooperativa intende cedere i punti vendita di Frosinone, Fiuggi, Velletri, Genzano, Aprilia e Pomezia.

Iacovone (Cobas): “La nostra lotta sfocerà in una manifestazione al Ministero del Lavoro”

“Unicoop Tirreno – ha commentato Francesco Iacovone, del Cobas nazionale – sta abbandonando il territorio, l’area pontina, il frusinate e i Castelli Romani. Si prepara probabilmente ad una ritirata più grande sul Lazio, come ha già fatto in Campania. Per ora sta mettendo in forse il futuro di 270 lavoratori occupati ma l’impatto sarà probabilmente più ampio perché Unicoop ha dichiarato che queste non sono le uniche chiusure previste. Come è stato dichiarato che si intende stracciare il contratto integrativo di secondo livello. Questo vuol dire fare una mattanza occupazionale per dei lavoratori che hanno anche dei contratti sotto gli 820 euro”.

“Si prospetta – ha proseguito Iacovone – un problema rilevante per il territorio perché sembra che i punti vendita potrebbero essere ceduti a imprenditori privati che, in questi passaggi, contrastano sulla forza lavoro, non la vogliono tutta né così professionalizzata. E’ per questo che la nostra lotta sfocerà al Ministero del Lavoro con una grande manifestazione, perché se accade tutto ciò vuol dire che la Coop non ha più niente di sociale. Si sta operando – ha concluso Iacovone -, come la Troika in Grecia cioè con tagli orizzontali che incidono sui lavoratori. Credo invece che i problemi non debbano essere pagati da soci e lavoratori bensì dalla dirigenza che continua ad essere eletta nel CdA”.

“Nel 2017 – ha aggiunto da Colleferro Stefania Trevisan – abbiamo firmato un piano industriale di tre anni. Alla fine però i comunicati aziendali ci dicono che i piani nazionali e gli accordi integrativi non hanno motivo di essere, tanto che alla fine il CdA di Unicoop Tirreno ha deciso la vendita dei negozi”. Come andrà a finire? La decisione di cedere è ormai irrevocabile e andrà in porto? In attesa di conoscere l’esito della vicenda, le riunioni dei lavoratori iscritti ad altri sindacati continueranno nei prossimi giorni.

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