Colleferro, Amazon e lavoratori: a due anni dalla polemica più accesa del web, chi ha ragione?

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A maggio 2019 l’inaugurazione del cantiere di Amazon a Colleferro scatenava la più dura polemica degli ultimi tempi tra sindaci. Oggi gli ex dipendenti sono in subbuglio perché contestano una legge che permette ad Amazon di assumere senza limiti lavoratori svantaggiati con contratti di somministrazione

Era il maggio 2019 e Artena andava alle elezioni. Intanto a Colleferro la Vailong posava la prima pietra di quello che sarebbe diventato lo stabilimento logistico di Amazon. In quei tempi di tensione elettorale una polemica accese gli animi. Era tutta basata sul futuro dei lavori della multinazionale americana. La fece partire l’allora sindaco uscente di Artena Felicetto Angelini parlando di “una multinazionale, che si è arricchita e si arricchisce, sullo sfruttamento del lavoratore/schiavo“. Una dichiarazione evidentemente iperbolica data dal periodo elettorale. Nel merito dei contratti di lavoro Silvia Carocci (allora candidata sindaco di Artena) rispose che l’iniziative riguardava un “centro logistico che, oltre ad essere frutto di scelte di sviluppo lungimiranti ahimè non mie, rappresenta un modo alternativo di fare impresa e creare posti di lavoro rispetto alle ciminiere e all’inquinamento“.

Il sindaco Pierluigi Sanna, anche lui coinvolto nella polemica, in quel momento non entrò nel merito dei rapporti lavorativi. Lo fece un anno dopo, quando anche lui si trovò ad arringare la piazza nella competizione elettorale. “Mai visto il lavoro e le battaglie per i diritti senza i luoghi di lavoro” affermò il sindaco di Colleferro rispondendo a chi criticava l’investimento americano. “Poi parleremo anche i diritti dei lavoratori – proseguì quel giorno Sanna –, ci batteremo anche lì se serve. Ma non si può dire no alla fabbrica perché c’è forse l’idea che non si rispetteranno i diritti dei lavoratori”.

Oggi i nodi vengono al pettine. Gli ex dipendenti contestano la legge che permette lo “sfruttamento legalizzato dei lavoratori svantaggiati”

Oggi i nodi vengono al pettine. Gli ex dipendenti della multinazionale parlando di “sfruttamento legalizzato dei lavoratori svantaggiati”. Il punto è che, secondo il comitato di ex dipendenti, l’azienda avrebbe assunto, con contratto interinale a tempo determinato, migliaia di persone appartenenti alla categoria dei lavoratori svantaggiati per poi non confermarle e prenderne altre. Lo avrebbe fatto negli ultimi mesi e in modo legale, rispondendo a un aumento delle vendite. L’accusa degli ex dipendenti che manifesteranno a Colleferro non sembra campata in aria e più che contro Amazon sembra diretta contro lo Stato.

I lavoratori: “Abbiamo scritto ai parlamentari per chiedere di cambiare la norma ma per ora nessuna risposta”

“Quello attuato da Amazon – dice il coordinatore del comitato Luca Vizzaccaro – è uno sfruttamento legalizzato dei lavoratori svantaggiati perché per quella categoria non ci sono limiti al numero di contratti di somministrazione a tempo determinato che si possono fare rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato. Così – aggiunge – si tiene in piedi un precariato ancora peggiore, fatto di persone assunte per pochi mesi, succubi dell’azienda, che si ritrovano a non avere alcuna tutela. Abbiamo scritto ai parlamentari per chiedere di cambiare la norma ma per ora non ci ha risposto nessuno”.

Anche i vertici regionali della UIL, in una riunione al Comune col sindaco Pierluigi Sanna e l’assessore al Lavoro Francesco Guadagno, hanno segnalato “l’eccessivo turn-over e l’esigua durata di alcuni di questi contratti, che in molti casi non hanno permesso agli ex lavoratori di accedere agli ammortizzatori sociali pubblici o a quelli previsti dal welfare di settore”. Ma il punto, in ogni caso, è che il comportamento aziendale è espressamente previsto dalla legge. Una legge forse ingiusta che gli ex dipendenti chiedono di cambiare. Per proseguire la lotta dal comitato prospettano anche un esposto alla Procura e ipotizzano che il fenomeno non sia legato solo allo stabilimento cittadino. Motivo per cui con la manifestazione gli ex lavoratori sperano di sensibilizzare i parlamentari. Ma per ora non hanno ricevuto risposte.

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