“Vendo la rocchetta di Artena, è mia: l’ha detto il giudice”

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La rocchetta di Artena è in vendita. Valbon Dervishi “Albano”: “La proprietà me l’ha data il Tribunale. Voglio vendere e andarmene”

La “rocchetta” di Artena è la sommità del centro storico. Secoli fa c’era un castello che da lì dominava tutta la valle. Per generazioni è stata luogo di gioco e di ritrovo di tanti artenesi ma da qualche tempo è comparso il cartello “proprietà privata” accanto a quello “vendesi”. A metterli è stato Valbon Dervishi, conosciuto ad Artena con il soprannome di “Albano”. 58 anni, dal 1991 in Italia, in Albania faceva il tecnico geofisico. Secondo quanto racconta, ha lavorato dal 1988 al 1991 per un’azienda canadese-albanese nell’analisi dei carotaggi, per fare pozzi e cunette. Ora non vede l’ora di vendere la proprietà che gli è stata riconosciuta dal Tribunale per poi andare via da Artena. Ma davvero la rocchetta è di sua proprietà? Glie l’abbiamo chiesto.

In cosa consiste la proprietà che vende?
“Circa ventimila metri di terreno e cinque edifici tra rustici e ruderi”.

La rocchetta è compresa?
“Sì, la rocchetta è mia”.

Perché?
“Il vecchio proprietario, Latini Federico, mi doveva dare dei soldi perché io gli ho fatto dei lavori e per tanti anni ho fatto da guardiano alla proprietà. Quando è morto, nel 1992, le eredi sono entrate in causa. Una nipote di Latini sapeva del debito ma nessuno in quel momento mi poteva pagare perché c’era il processo. Così la nipote mi ha dato l’atto di compravendita con cui il nonno aveva acquistato il terreno dai Borghese e da un’altra persona chiamata Federicuccio. Quindi mi ha consigliato di andare a fare l’usucapione in Tribunale così gli eredi sarebbero stati chiamati dal Tribunale in modo che o perdevano l’eredità o avrebbero pagato il dovuto. Ma in tribunale non si è presentato nessun erede e così il giudice mi ha riconosciuto la proprietà nel 2010. In questo modo sono diventato proprietario anche della Rocchetta e di metà della Prece”.

Quindi ora vende tutto?
“Sì. E da un anno, da quando ho messo in vendita, sto subendo minacce, insulti e atti vandalici e per questo ho anche fatto un paio di denunce. Ma ho anche un permesso di costruire dal Comune”.

Che permesso?
“Un permesso di costruire per ottanta metri quadrati per ricostruire un rudere. Poi ci sono altri ruderi, uno dei quali sulla rocchetta. Per quell’edificio, che era un serbatoio dell’acqua, sono anche andato all’Acea a Roma per chiedere di eliminare l’ex serbatoio in decadenza e loro mi hanno offerto di prenderlo. Quell’edificio è stato costruito prima del 1945 sul mio terreno ed è abbandonato da più di vent’anni”.

A quanto vende tutta la proprietà?
“La valutazione è tra gli 892 mila euro e il milione ma vendo a 300 mila perché voglio andare subito via, visto che non ho famiglia né altri eredi e lavoro a Roma. Vivendo ad Artena ho preso anche il covid, e non vedo l’ora di vendere tutto e andarmene”.

Da tempo ad Artena si dice che lì sulla rocchetta si vuole costruire una grossa croce. Che pensa?
“Non è possibile. In primo luogo Il terreno è mio e non si possono fare fantasie sulle proprietà private. In secondo luogo secondo me è offensivo per tutto il paese, perché il centro storico non è una tomba su cui mettere una croce. Poi chi lo compra fa come vuole. Io mi auguro che si faccia il progetto che ho pensato perché porterebbe al paese sviluppo, lavoro e turismo”.

Il “progetto” pensato da Albano

La particella della Rocchetta è anche accatastata a nome di Valbon Dervishi. Malgrado ciò negli anni le proposte su cosa fare su quel terreno sono fioccate. Ma chiunque dovrà fare i conti con lui. La sua idea, che ha riassunto in alcune ricostruzioni fotografiche, è di valorizzare la proprietà ricostruendo una parte di edificio con il permesso assegnato dal Comune. A chi comprerà non resterà molto da fare se non chiedere gli altri permessi per ricostruire i ruderi lì presenti. Secondo “Albano” si possono sfruttare anche le correnti d’aria provenienti da alcune grotte comprese nella proprietà. Quanto ai grandi muri che si vedono nelle immagini, quelli sono già presenti, anche se solo in parte coperti dalla vegetazione.

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