Artena: sul sociale i programmi potevano essere migliori

Mandalo ai tuoi amici


Segui La Nuova Tribuna su Telegram (clicca qui e iscriviti al canale) o su WhatsApp (clicca qui e registrati)


 

Non si parla di tariffe ma abbondano gli “sportelli” e spesso ci si intende affidare ai volontari

Per quanto riguarda l’area “sociale” i programmi elettorali delle cinque liste in corsa per le elezioni sono un po’ generici. Il settore sociale per certi aspetti è trattato in modo generico, per altri viene fatto un lungo elenco, per altri si pensa di affidarsi al volontariato e all’associazionismo. Mai si parla di tariffe di scuolabus e mensa. Soltanto in due casi si parla dell’asilo nido. Alcune proposte concrete comunque ci sono e vale la pena segnalarle.

Nel sociale diversi candidati hanno inserito l’abbattimento delle barriere architettoniche, altri l’istituzione dei nonni vigili o l’apertura ad Artena di presidi di primo soccorso, di “dentisti solidali”, di ambulatori o di guardie mediche nel centro storico. In tutti i casi si parla molto di “sportelli”: il più in voga è quello contro la “violenza di genere”, ma c’è anche quello a tutela del cittadino. Rientrano nei vari programmi sociali l’attenzione (a volte generica) alla disabilità, nei casi più strutturati intesa come la creazione di una città a misura di disabile o come spazio dedicato ai portatori di handicap, o ancora come aumento delle risorse per la disabilità grave non assistita dai familiari o come un generico inserimento dei disabili nella filiera agroalimentare.

In qualche programma ritornano le “borse lavoro” in altri viene riportato l’avvio del Servizio Civile, in diversi si vedono gli affitti a canone concordato e in uno solo si parla di piano comunale per l’emergenza abitativa. La maggior parte dei candidati fa ricorso all’associazionismo e al volontariato: o per consegnare a casa cibi e pasti, o per prenotare visite, o, nel caso più strutturato, per inserire l’associazionismo (come si dovrebbe) nella pianificazione dei servizi sociali con una generica ritrovata centralità del Piano di Zona. In altri si parla della riduzione della retta dell’asilo nido oppure di una generica “revisione delle condizioni”.

Ci sono dei casi in cui si fa rientrare nel “sociale” il potenziamento del trasporto pubblico locale verso le stazioni e i presidi sanitari. A parte ciò, purtroppo, a differenza delle opere pubbliche, le politiche sociali sono il tema meno puntualizzato. Come detto: nessuna promessa sulle tariffe di mensa e scuolabus da parte di nessuno, né si parla di ore di assistenza domiciliare o scolastica, né infine si scrive un impegno sulla formazione delle graduatorie per l’assegnazione delle case popolari, che dovrebbero essere riviste ogni anno, inserendo i nuovi richiedenti, ma che sono ferme al 2009.

Se la mancanza di impegno sulle graduatori sembra una mancanza di volontà, quanto alle tariffe e agli impegni economici si tratta piuttosto del segno evidente che gli interventi sociali sono sempre più pianificati tramite il Piano di Zona, malgrado i Comuni abbiano ridotto le spese sociali grazie all’introduzione del Reddito di Inclusione e del Reddito di Cittadinanza, i quali si sono sostituiti ai tradizionali sussidi. A proposito: nessuno parla di come ristrutturare questo strumento, se passare effettivamente al consorzio come si era parlato da tempo o fare altrimenti. Per maggiori approfondimenti vi rimandiamo direttamente ai programmi elettorali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Contatta La Tribuna
Exit mobile version