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Cosa prevede la proposta di modifica della legge regionale 12-2004, presentata a Valmontone da Giorgia Bellotti e Laura Corrotti
Da Valmontone arriva una proposta che potrebbe consentire di sanare alcuni manufatti realizzati in zone che successivamente sono state vincolate dal piano territoriale paesistico regionale. Inoltre, ciò consentirebbe di incassare i soldi delle relative sanatorie. A presentarla, qualche giorno fa, è stata la consigliera regionale Laura Corrotti, ospite a Valmontone della consigliera comunale Giorgia Bellotti.
L’iniziativa è sostanzialmente una modifica della legge regionale 12 del 2004 sui condoni edilizi. Tale legge, prevede il divieto di condono anche degli immobili realizzati in aree che successivamente sono state vincolate dalla regionale dal punto di vista paesistico. In sostanza, la legge dispone che il vincolo sopravvenuto impedisce la sanatoria. Infatti, l’articolo 3, comma 1 lettera b) della legge regionale in questione dispone:
(…) non sono comunque suscettibili di sanatoria: (…) le opere di cui all’articolo 2, comma 1, realizzate, anche prima della apposizione del vincolo, in assenza o in difformità del titolo abilitativo edilizio e non conformi alle norme urbanistiche ed alle prescrizioni degli strumenti urbanistici, su immobili soggetti a vincoli imposti sulla base di leggi statali e regionali a tutela dei monumenti naturali, dei siti di importanza comunitaria e delle zone a protezione speciale non ricadenti all’interno dei piani urbanistici attuativi vigenti, nonché a tutela dei parchi e delle aree naturali protette nazionali, regionali e provinciali;
Art. 3 comma 1 lettera b) legge regionale 12-2004
La proposta vuole cancellare dalla legge regionale le parole “realizzate, anche prima della apposizione del vincolo”. Sette parole in meno che permetterebbero di rilasciare più sanatorie. Ciò consentirebbe di applicare i condoni a quelle opere, purché siano state ultimate ai sensi dell’articolo 31, secondo comma, della legge 28 febbraio 1985, n. 47, realizzate entro il 31 marzo 2003 nelle zone successivamente vincolate dal Piano paesistico regionale.
“La rimozione dell’inciso – spiega la relazione alla proposta di legge – mira ad esplicitare la volontà del legislatore regionale di non discostarsi dall’orientamento espresso dal legislatore statale con la legge 326-2003, della quale la L.R. 12-2004 costituisce attuazione, analogamente alle altre regioni italiane”.
“Posto che la sanabilità dell’abuso dipende dal momento in cui l’amministrazione competente deve esaminare la domanda di condono; si viene infatti, oggi, a configurare – prosegue – una disparità di trattamento rispetto a quanto, pur avendo presentato domanda di condono, in relazione ad immobili siti nella medesima zona, abbiano ottenuto il permesso di costruire in sanatoria solo per il fatto che la loro domanda sia stata esitata prima dell’adozione del Piano paesistico regionale”.
“La rimozione dell’inciso – dice ancora la relazione -, quindi, esclude ogni dubbio circa la ‘omogenea’ applicazione anche nel Lazio dei consolidati principi elaborati in materia dalla giurisprudenza amministrativa in ordine alla portata dei vincoli sopravvenuti rispetto alla data di realizzazione dell’abuso, ed alla verifica di compatibilità ad opera delle amministrazioni preposte alla tutela”.
Secondo quanto ha riferito Giorgia Bellotti, “nel Lazio, attualmente, le domande di condono ancora in sospeso ammontano a circa 46.000 per un totale di 27 milioni di euro”. Ecco dunque che la proposta di legge, se cogliesse l’obiettivo, potrebbe servire a regolarizzare molte situazioni oggi insanabili e a dare ossigeno alle casse dei comuni interessati.
A Valmontone la questione è stata anche l’occasione per fare un po’ di polemica politica. La consigliera Bellotti ha infatti rimproverato l’Amministrazione comunale di non aver partecipato alla presentazione della proposta di legge, sostenendo che tale assenza starebbe a indicare “la totale inadeguatezza nel ruolo che ricoprono” gli amministratori valmontonesi.
“Sarebbe stata un’opportunità – ha scritto la Bellotti – per dare a questa città e ai nostri cittadini un messaggio positivo, ovvero che quando si tratta di buona politica e di iniziative di interesse collettivo non esistono colori politici, ma solo coesione e collaborazione che invece, evidentemente, non fanno parte del loro modus operandi”.