“Sui tamponi rapidi è un caos”: l’allarme dei medici di famiglia

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Giuseppe Lanna (Snami) lancia l’allarme sull’utilizzo dei tamponi rapidi: “Diversi pazienti, negativi al tampone rapido in farmacia, risultano positivi al test in fluorescenza. Così si rischia di far uscire di casa gente che non è ancora guarita”

Mentre il coronavirus dilaga, i medici di famiglia lanciano l’allarme sull’utilizzo dei tamponi rapidi “classici” per uscire dall’isolamento. Negli ultimi giorni ci sono stati centinaia di contagi in tutta la zona. Soltanto tra Velletri, Colleferro, Palestrina, Artena e Valmontone i positivi sono più di mille e, per fortuna, pare che i casi severi siano ben pochi. Ma i dati sembrano anche essere in continuo aggiornamento e quelli ufficiali stanno rincorrendo quelli reali.

Con l’aumento dei contagi, aumentano anche le quarantene preventive e gli isolamenti. Per uscirne, se si è vaccinati, secondo un’ordinanza della Regione Lazio basta il test rapido. Su quale tipo di test rapido usare c’è però confusione.

Ciò è dovuto alle diverse interpretazioni della stessa ordinanza del presidente della Regione, che richiama una circolare del ministero della Salute secondo cui “in caso di mancata disponibilità di test molecolari o in condizioni di urgenza determinate dalla necessità di prendere decisioni di sanità pubblica in tempi rapidi, su può ricorrere a test antigenici, quali test antigenici non rapidi (di laboratorio), test antigenici rapidi con lettura in fluorescenza e quelli basati su microfluidica con lettura in fluorescenza, che rispondano a caratteristiche di sensibilità e specificità minime (sensibilità ≥80% e specificità ≥97%, con requisito di sensibilità più stringente (≥90%) in contesti a bassa incidenza”.

Secondo quanto riferisce un farmacista di Lariano, Federfarma è stata chiara: “Ho chiamato l’associazione per avere chiarimenti – dice il farmacista – e il responsabile della fornitura mi ha detto chiaramente che gli unici test rapidi utilizzabili per far uscire i pazienti dall’isolamento sono i test con lettura in fluorescenza. Se le cose non vengono chiarite non mi prendo la responsabilità di rimettere in libertà, con test rapidi diversi, persone che sono entrate in isolamento perché positive al tampone molecolare”.

Ma cosa sono questi test a lettura in fluorescenza? Si tratta di tamponi particolari, che vengono letti con delle macchine che rilevano in modo accurato la carica virale. Le Asl Roma 6 e Roma 5, da parte loro, sostengono che l’ordinanza della Regione prevede anche l’utilizzo di altri test che siano abbastanza accurati e non solo di quelli ad “in fluorescenza”.

La cosa non convince i medici di base. Proprio oggi Giuseppe Lanna, dello Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani), ha sollevato il problema sul Messaggero in edicola. Il medico ha chiesto alla Regione di chiarire quali test rapidi sono necessari. Inoltre il dottore ha chiesto alle Asl di rifornire i medici di famiglia di tamponi rapidi, altrimenti i camici bianchi sono costretti a rinviare i proprio pazienti alle farmacie. Ma lo stesso sindacalista lancia un allarme ancora più rilevante.

“Sui test rapidi è un caos e si rischia di mettere in giro gente che non è ancora guarita” dice Lanna stamattina al telefono. “Più volte – prosegue il medico – è successo che persone che avevano avuto un risultato negativo in farmacia sono venuti da me e sono risultati positivi al tampone con lettura in fluorescenza. Il punto è – dice il sindacalista dei dottori che l’attendibilità dei test rapidi dipende molto dalle modalità con cui vengono eseguiti i prelievi e quelle modalità non le controlla nessuno. La Regione deve fare chiarezza su quali tamponi vanno utilizzati per la fine dell’isolamento e deve fornici strumenti adeguati alla lettura dei tamponi. Non può essere tutto a carico del paziente”.

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