“Ma quale contact tracing? Io, positivo e abbandonato”: la testimonianza

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La testimonianza di un positivo conferma che qualcosa non sta andando per il verso giusto nella gestione dell’epidemia da coronavirus nella Asl Roma 5

L’impressione è che il sistema stia saltando. Non ci sono solo i dati dei positivi che ai sindaci arrivano a “spizzichi e bocconi”. O il contact tracing che, secondo il sindaco di Carpineto Romano, “lo stanno facendo i medici di base e il sottoscritto” (cioè Stefano Cacciotti). Argomenti, questi, che sono stati riportati anche nella lettera inviata oggi dai sindaci al Prefetto e all’assessore regionale alla Sanità.

C’è anche qualcosa di più che fa pensare che il sistema di monitoraggio improntato dalla Asl Roma 5 stia saltando. Lo dimostra la testimonianza di una persona di Artena, che ci ha chiesto di rimanere anonima e che chiameremo con un nome di fantasia: Luca. Luca lavora fuori provincia, dalla prima metà di ottobre è isolato a casa a lungo ha cercato di parlare con la Asl Roma 5.

La testimonianza di Luca

“Ho fatto il tampone mercoledì sera della scorsa settimana – racconta Luca – e le risposte mi sono arrivate lunedì soltanto perchè un mio parente, positivo anche lui, è stato contattato prima dalla Asl di Colleferro e poi da Guidonia e tra una telefonata e l’altra gli hanno chiesto il mio numero per farmi sapere qualcosa. Invece a mia moglie non è arrivato ancora nessun esito e ormai è una settimana che ha fatto il tampone. Intanto ho provato in tutti i modi a chiamare la Asl sia al numero dell’Urp sia a quello del SISP ma senza successo“.

Il contact tracing mancato

E anche il “nostro” Luca conferma quanto diceva il sindaco di Carpineto sul contact tracing: “Quando sono andato a fare il tampone mi hanno dato un foglio che diceva che dovevo stare in quarantena fino a che non avrei avuto il risultato. Poi non ho avuto altre comunicazioni. Dei contatti che ho avuto non mi hanno chiesto niente né quando sono andato a fare il tampone né in questi giorni, quando mi hanno richiamato per chiedermi di nuovo i miei dati. Che poi non è solo un problema di salute – racconta ancora Luca – perché ieri (martedì ndr) ancora non avevano comunicato al mio medico il numero di protocollo per fare il certificato da mandare a lavoro tramite l’INPS”.

“Ci si sente abbandonati da tutti”

“Se succede qualcosa chi chiamiamo? L’altro giorno mia moglie non è riuscita a parlare con il medico di base. Il mio medico di medicina generale mi dice che posso prendere solo la tachipirina – prosegue Luca – e se non ci sentiamo bene dobbiamo chiamare i soccorsi. La verità è che in questa situazione ci si sente abbandonati da tutti. Io non lo so se si può gestire un’emergenza del genere in questo modo. Mi pare che nessuno vuole prendersi responsabilità e l’impressione è che non siano preparati a gestire una tale emergenza”.

Prima di pubblicare questo articolo è arrivato un aggiornamento: Luca è stato richiamato dall’ufficio di Guidonia della Asl che gli ha comunicato il giorno in cui andare a fare il tampone “di uscita”. Ormai dall’inizio dei sintomi sono passati circa 14 giorni e il contact tracing è “passato in cavalleria”.

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