I vaccini e la “catena del freddo” – Quaresima: “Ci vorrebbe una distribuzione lean”

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Logistica e vaccini: l’intervista a Luca Quaresima, tra i migliori manager d’Europa della “catena del freddo”

I vaccini che stanno arrivando in Italia (ecco quali) devono essere conservati ad una temperatura molto bassa pari a -80°C. La temperatura deve essere tale in ogni passaggio da un punto distribuzione all’altro e tra uno smistamento e l’altro. Se la catena del freddo viene interrotta può capitare, come accaduto in Germania, che quelle dosi mal conservate possano essere ritirare. Come può accadere? I rischi legati al modello di distribuzione attuato in Italia li ha spiegato il prof. Luca Lanini intervistato da IlSussidiario.net.

Il problema più grande non è mantenere la catena del freddo tra il Belgio e l’Italia ma sul territorio nazionale nei vari smistamenti. Come fare dunque? Ci sono sistemi logistici differenti o migliori rispetto a quello adottato? Lo abbiamo chiesto a Luca Quaresima, manager di rilevanza europea che si occupa di logistica e “catena del freddo” a livello globale per la Newcold.

Ritiene che l’attuale sistema di gestione e trasporto dei vaccini sia il migliore?
“Non mi permetto di giudicare le persone altamente competenti che in così poco tempo hanno dovuto proporre una soluzione che mettesse d’accordo tutti. Tuttavia avrei spinto a riflettere maggiormente se non sarebbe stato possibile eliminare qualche step della catena del freddo e ad approfondire maggiormente strategie di distribuzione diverse che potessero essere adottate a seconda delle necessità locali”.

Quale sarebbe stato secondo lei il miglior modo per impostare la catena di distribuzione?
“La difficoltà per la distribuzione del vaccino sta nel creare una strategia di logistica globale ma che tenga allo stesso tempo conto di tutte le peculiarità dei singoli paesi europei. Quindi identificare una strategia che sia adeguata a tutti i paesi europei è molto complesso in quanto ogni paese ed ogni regione di quel paese ha delle peculiarità logistiche. Bisogna minimizzare al massimo la catena di logistica ed i loro step perché ogni passaggio introduce rischi rilevanti. Ciò di cui c’è bisogno è una distribuzione “lean”, cioè “snella”. Per esempio una strategia diversa da quella attualmente usata, poteva prevedere la somministrazione del vaccino direttamente nelle fabbriche farmaceutiche“.

Tuttavia le fabbriche farmaceutiche non sono ovunque. Come ovviare a questo problema?
“Con 174 fabbriche 62300 lavoratori l’Italia è il polo farmaceutico più grande d’Europa. Quindi abbiamo una presenza di poli e centri farmaceutici in tutta Italia che possono essere usati e sono quasi in ogni regione. Anzi, aggiungo che producendo i vaccini in Italia si sarebbe ridotto ancora un altro step della catena di distribuzione”.

Quali sono i rischi che si sarebbero evitati con una distribuzione snella?
“Attuando un sistema di distribuzione snello, e somministrando i vaccini direttamente nelle fabbriche e nei centri farmaceutici possono essere evitate e risolte almeno tre problematiche: prima di tutto il trasporto via gomma che non è efficiente e sottoposto a rischi di conservazione della temperatura. Se il vaccino rimanesse nelle varie fabbriche farmaceutiche non ci sarebbero rischi, tempi e costi di trasporto non efficienti.

La seconda questione riguarda il rischio di contaminazione e l’eventuale malo uso del vaccino in quanto magari non tutto il personale ospedaliero è abituato a conservare e seguire tutte le procedure per garantire la qualità ed integrità. La terza problematica è quella di investire in sistemi di refrigerazione in quanto si sarebbero usati quelli esistenti nelle aziende farmaceutiche.

Tutti gli step che vengono aggiunti nella catena di distribuzione del vaccino innalzano esponenzialmente i rischi di interruzione della catena del freddo dovuti a tecnologia, qualità o esperienza del personale. Dunque la strada da seguire è quella di una strategia “lean” e fuori magari da schemi convenzionali. Il tutto facente parte di una strategia ad ombrello globale ma che lasci ad ogni singolo paese la capacità di fare uno strategia adeguata e personalizzata per il proprio paese e per le proprie regioni”.

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