Avevano un museo in casa a Labico. I Finanzieri recuperano 121 reperti

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La Finanza era impegnata in una perquisizione per bancarotta fraudolenta

Si erano fatti un museo privato. A casa e con i reperti archeologici probabilmente provenienti da una domus romana risalente al periodo che va dal I al V secolo dopo Cristo. A scoprire i due coniugi e a recuperare i reperti in una villa di Labico sono stati i Finanzieri di Colleferro, impegnati in un’indagine per bancarotta fraudolenta.

Nel totale le Fiamme Gialle hanno trovato 121 reperti ritenuti di “rilevante interesse artistico e storico”, di cui non era stato denunciato il possesso alla Sovrintendenza dei Beni Culturali. I reperti erano “ad ornamento sia del giardino che degli ambienti interni dell’abitazione, costituito – tra gli altri – da tronchi e porzioni di colonne, anfore da trasporto, un’iscrizione in lingua greca, pezzi di ceramica comune romana, valve di ostriche e denti”.

I reperti sono stati trasferiti al Museo di Colleferro

“Stando ad un esame sommario del direttore del Museo Archeologico Comunale di Colleferro – afferma una nota del Comando Provinciale della Finanza – , i reperti scoperti sarebbero di notevole importanza scientifica e culturale e proverrebbero da unico luogo, molto probabilmente una “domus” romana risalente al I ed il IV – V sec. d.C. Inoltre, la presenza di due piccoli pilastri decorati a rilievo, di epoca altomedievale (VIII -IX sec. d.C.) induce a ritenere l’edificazione, nello stesso sito, di una chiesa, verosimilmente uno dei tanti “oratoria” presenti nel Basso Lazio”.

“Gli oggetti – prosegue la nota – potrebbero essere stati acquistati sul mercato clandestino proprio con i proventi derivanti dalla distrazione di beni ai danni dei creditori dell’impresa, di proprietà della coppia. I reperti sono stati sequestrati e affidati in custodia al Museo Archeologico Comunale di Colleferro, in attesa delle operazioni di classificazione e delle determinazioni inerenti al restauro e all’assegnazione definitiva per l’esposizione al pubblico. I due coniugi sono stati pertanto denunciati, in stato di libertà, alla Procura della Repubblica di Velletri per i reati previsti dalla normativa a tutela del patrimonio archeologico”.



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