Marroni lepini, la strada per una più alta redditività oltre le critiche

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Il prezzo all’origine delle castagne è calato del 19% rispetto all’anno scorso ma le strade per maggiori margini di guadagno ci sono

marroni caldarroste

L’economia dei marroni dei Monti Lepini non sta andando. Il caldo inusuale sta riducendo la richiesta di caldarroste e la domanda di castagne di Segni, Montelanico, Carpineto Romano e Artena. A segnalarlo sono anche le rilevazioni dell’Ismea Mercati, l’istituto che si occupa del monitoraggio delle merci agricole.

Secondo l’istituto, nella prima settimana di ottobre i prezzi medi all’origine delle castagne erano in calo di quasi il 19 percento rispetto alla stessa settimana dell’anno scorso. La media è di 2,61 euro al chilo per le castagne comprate all’origine. 261 euro al quintale. La prima settimana di settembre il prezzo si attestava a 330 euro al quintale.

Rispetto alla categoria della frutta a guscio le castagne sono quelle che perdono di più. I prezzi medi delle nocciole segnano un -13,9%, le mandorle a guscio -3,2%. Noci e pistacchi sono in aumento: +1,1 le noci e +16,7% i pistacchi. Nonostante ciò, c’è chi riesce a tenere alta la redditività.

È così ad esempio per le aziende che riescono a praticare la vendita diretta e la trasformazione. Ad esempio sui mercati romani marroni e castagne vengono venduti a 5-7 euro al chilo, a seconda dei luoghi di vendita e delle tipologie di prodotto. Alle farine di castagne, anche online, sono applicati prezzi che vanno dai 6 ai 29,7 euro al chilo.

Per marmellate, confetture e creme di marroni i prezzi sono ancora più alti. Per una crema di marroni si può spendere dai 15,68 euro al chilo ai 24 euro al chilo. La differenza la fa il marchio, la certificazione biologica, l’eventuale indicazione di origine (Igp o Dop). Per fare un esempio, 420 grammi di marroncini canditi sotto sciroppo possono arrivare a costare 12,9 euro.

Oltre ai marchi, dunque, fanno la differenza la lavorazione e la promozione sul mercato. In alcuni casi la produzione e la vendita è curata dai produttori, in molti altri da accordi di filiera, da cooperative o da aziende strutturate. La strada per dare un valore aggiunto alle produzioni dei Monti Lepini sembra dunque esserci.

Manca forse l’adeguato assetto proprietario dei marroneti, per lo più curati in modo non imprenditoriale. Oppure, salvo qualche caso, lo spirito imprenditoriale dei singoli, che però potrebbe emergere da una ristrutturazione dei rapporti economici sconquassati dai bassi prezzi. D’altra parte, innovazioni e rivoluzioni economiche del sistema partono sempre dalle imprese dei singoli che “fiutano” il mercato, a cui poi gli altri si aggregano.

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