La morte del Natale

Mandalo ai tuoi amici

Ci hanno tolto tutto, stanno modificando il nostro mondo, ci hanno tagliato le nostre radici e le nostre tradizioni, la nostra identità, hanno creato un mondo parallelo fatto di paura e pensieri tenebrosi. Ci vogliono tutti sottomessi e ci stanno riuscendo. Hanno iniziato piano piano coprendo i crocifissi e altri simboli religiosi per passare poi a coprire la nostra arte, per finire con il toglierci anche le nostre feste religiose. Vogliono un mondo fatto di uomini e donne sottomessi ai poteri forti e lo fanno con l’arte della paura. E’ la fine della nostra umanità. E’ l’inizio di una nuova vita che però non ci appartiene.

Nella nostra città c’era, a intermittenza, una musica che non ci ricorda che siamo nel giorno in cui il nostro Dio ha inviato nel mondo, ha donato a tutta l’umanità suo Figlio per salvarci, a costo di una atroce sua morte umana. Ci hanno rubato la gioia di vivere il Santo Natale con i nostri cari, con i nostri ragazzi –anche se cinquantenni – con i nostri nipoti. Ma non ci hanno tolto il nostro sorriso, il nostro stupore, la nostra gioia nell’ammirare nel nostro Presepe l’apparizione – come d’incanto – del Bambinello ai rintocchi della mezzanotte.

Il Natale come la Pasqua sono stati sempre l’occasione di raduni allegri, chiassosi, religiosi e spirituali. Hanno voluto – con astuzia volpina – togliere i nostri simboli, le nostre tradizioni, le nostre certezze, le nostre famiglie. Hanno voluto colpire al cuore la nostra Festa che incredibilmente è diventata un crimine da perseguire. Si sono inventati la “roulette” degli invitati: chi si e chi no a tavola per non superare il tetto di presenze consentito e stabilito con Dpcm e chi se ne frega dei figli e dei nipoti lontani, dei generi e delle nuore in un altro paese! Domani, forse, sarà un altro giorno per gli esclusi, accusati di essere il focolaio principale del contagio.

Ci hanno tolto quel senso di sicurezza, di amore, di convivialità in nome dell’angoscia di avere salva la vita. “Rinunciare a vivere per paura di morire” (Enrico Ruggeri) non è la soluzione giusta e sperata. A qualsiasi costo, a qualsiasi prezzo. Per molti il Natale è il momento per riunire la famiglia, le famiglie lontane, per viverlo insieme a chi è restato solo durante tutto l’anno; è un modo semplice, una testimonianza di affetto per dire “noi ci siamo e non ti dimentichiamo”. Il condimento al Santo Natale sparato a mò di prediche sui media perché questo fosse austero e sobrio non mi è piaciuto da parte del Capo di Stato, del presidente del Consiglio e di altri.

Non sanno che, di giorno in giorno, la sobrietà e l’austerità ci rendono sempre più poveri di sentimenti? L’oggi potrà pure essere accettato da qualcuno, ma il domani? Il Natale di oggi senza gioia, senza stupore, senza socialità, senza spiritualità condivisa, che Natale è stato? “La nostalgia è il dolore più dolce per tutto ciò che sentiamo vicino e patiamo lontano” (Marcello Veneziani). Ecco, questo è stato il Natale della nostalgia, il ricordo di un Natale trascorso nel passato in serenità, tra gli affetti più cari, tra gli amici.

Non ci sono mancati, certo, i doni di questa Festa, ci sono mancati i volti delle persone, i riti classici in famiglia, le voci, i baci, gli abbracci di chi porti nel cuore. Ci sono mancati i suoni, le luci, gli odori inconfondibili della Festa, i legami, gli affetti. Di contro non sono mancati – parlo per me – i Capi con i loro sermoni, ma mi è mancato il clima, il profumo intimo di casa tipico del nostro Natale, con il Presepe e la sua Natività, la grotta, la stella cometa, i pastori adoranti insieme a tutti i miei cari. Questo è stato un Natale rubato, “latitante, in contumacia, agli arresti domiciliari”. Così è stato il Natale ormai trascorso, ma ridateci la Santa Pasqua, quella di Resurrezione per tutti noi, anche per coloro che ci hanno tolto la gioia del Natale di oggi.

WhatsApp Contatta La Tribuna