Colleferro, negli orti sperimentali la speranza di tornare a coltivare lungo il Sacco

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Colleferro e Morolo nella sperimentazione dell’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana sulla coltivazione dei terreni ripariali del Sacco

Si potranno tornare a coltivare i terreni lungo il fiume Sacco? Solo una sperimentazione attiva a Colleferro e a Morolo potrà dirlo. A portarla avanti è l’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana, impegnato in un progetto europeo che coinvolge partner boemi, tedeschi, polacchi e spagnoli.

Lo studio denominato “Lindanet” – di cui ieri ha parlato anche Il Messaggero in edicola – prevede la coltivazione, a fini sperimentali, di orti sui terreni lungo il fiume Sacco. Gli ortaggi non potranno essere mangiati ma soltanto studiati. L’Istituto però sosterrà, con un contratto e delle risorse, i proprietari dei fondi che vorranno aderire alla sperimentazione.

Per ora si sa che un orto sarà impiantato su un fondo di Morolo. Altri potrebbero essere impiantati a Colleferro. La sperimentazione durerà fino alla fine dell’anno. Avrà l’obiettivo di verificare se l’esaclorocicloesano che resta in alcuni terreni da anni interdetti alla coltivazione potrebbe arrivare nella verdura.

“L’obiettivo è coltivare su quei terreni dei normali ortaggi per analizzarli e verificare la concentrazione di contaminanti” spiega Paola Scaramozzino, responsabile dell’Osservatorio Epidemiologico dell’Istituto. “Lungo il Sacco – prosegue la dottoressa – ci risultano ancora alcune zone contaminate e vogliamo verificare se gli inquinanti possono essere assorbiti dagli ortaggi. Se così non fosse, si potrebbe tornare a coltivare quei terreni con alcune specie orticole ma questo ce lo dirà soltanto la sperimentazione”.

L’Istituto Zooprofilattico: “In programma iniziative per fugare dubbi”

“È un primo passo per produrre dati sperimentali ottenuti su piante coltivabili – spiegano dall’Istituto Zooprofilattico – che potrebbero essere meno sensibili al rischio di contaminazione. Se le specie vegetali studiate dimostreranno un assorbimento di HCH ridotto o assente, queste potrebbero eventualmente prese in considerazione per una coltivazione secondo il criterio della zonazione (coltivazione selettiva a zone) o in alternativa come colture a perdere ad uso eventuale della fauna selvatica”.

“Sono in programma iniziative tra il nostro Istituto e la Regione, i Comuni, le ASL e singoli cittadini – aggiungono dall’Istituto – al fine di fugare eventuali dubbi, curiosità e malintesi in un’ottica di massima trasparenza dell’operato e degli obiettivi di questo progetto. Un ringraziamento particolare è dovuto agli agricoltori delle aree interessate e ai proprietari dei fondi su cui è prevista la realizzazione degli orti sperimentali, la cui fattiva collaborazione permetterà al progetto di produrre risultati utili e concreti”.

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