Colleferro – Silvestroni: “No a voti disgiunti”. La “formula magica” scatena la lotta

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Mentre i candidati sindaci non “bucano lo schermo”, a Colleferro tiene banco la guerriglia tra i partiti del centro destra, infiammata dalle dichiarazioni di Tajani e Silvestroni. Così ognuno cerca di ottenere “un posto al sole”

Il Comune di Colleferro in fondo a piazza Italia

C’è una guerriglia che sta partendo nella campagna elettorale di Colleferro. Non è un tutti contro Sanna, come si sarebbe potuto pensare. È una lotta all’ultimo voto nel “quartiere” del centro destra. Solo due giorni fa Antonio Tajani, vice di Berlusconi, aveva attaccato il candidato sindaco di Lega e Fratelli d’Italia e incitato gli elettori del centro destra al voto disgiunto a sostengo di Mario Cacciotti. Una dichiarazione, quella di Tajani, che ha creato scompiglio. Ieri in serata la risposta a Tajani è arrivata con una dichiarazione del presidente provinciale di Fratelli d’Italia, Marco Silvestroni. Per ora parlano i partiti: dai candidati sindaci poche iniziative che “bucano lo schermo”. È questa la storia di una tornata elettorale resa surreale dalla paura del covid. Raccontiamola.

La replica di Silvestroni

“Il centro destra che sostiene Rocco Sofi a Colleferro con Fratelli d’Italia e Lega – ha dichiarato Silvestroni – non chiederà mai voti disgiunti come ha fatto Tajani. A Colleferro siamo una coalizione con un programma e un candidato sindaco seri e credibili. Affrontiamo a testa alta tutte le campagna elettorali, lo facciamo da sempre, anche a Colleferro noi siamo la destra che non elemosina voti disgiunti come invece fa chi è disperato”.

Insomma nel centro destra diviso non c’è amore. Forza Italia ha in sostanza dato del traditore a Sofi e Fratelli d’Italia ora risponde dando del “disperato” a chi aveva incitato al voto disgiunto. È solo l’inizio di una guerriglia elettorale che potrebbe trasformarsi in un Vietnam? Le premesse ci sono. E c’è anche una “formula magica” che fa da carburante. Forse da napalm.

La “formula magica” che alimenta la lotta

Quella formula magica è composta da tre elementi mescolati nel calderone delle ambizioni di partito e personali: il voto disgiunto; la legge elettorale e il metodo di riparto dei seggi. A Colleferro diventa sindaco al primo turno chi prende la metà più uno dei voti. Se non si arriva a “quota metà più uno” si va al ballottaggio. E sul ballottaggio sperano sia Cacciotti sia Sofi. Se non ci si arriverà c’è un’altra gara: quella sul peso elettorale per poter rinfacciare il risultato al meno votato. Ecco perché nel centro destra c’è una lotta all’ultimo voto: quelli di Sanna non sono facili da smuovere dunque ci si trova a “pescare” nello stesso stagno. Litigandosi i pesci.

E come si rubano i pesci all’altro candidato? Con il voto disgiunto. Cioè la possibilità per un elettore di votare una lista (o un partito) e il candidato sindaco di un’altra coalizione. È stato questo il messaggio di Tajani agli elettori di destra: sbarrate pure Lega e FdI, poi però votate Cacciotti. Un’arma a doppio taglio: Lega e FdI avrebbero il voto ma Sofi avrebbe meno possibilità di andare al ballottaggio. Sempre se ci sarà.

La lotta nella lotta. I conti con la “d’Hondt”

Ma c’è un’altra lotta da raccontare. Una lotta nella lotta che accomuna candidati di centro destra e di centro sinistra. È la lotta dei candidati al Consiglio che per essere eletti dovranno fare i conti anche con la “d’Hondt”. Si tratta della formula che attribuisce i seggi ad ogni lista in base al calcolo dei quozienti. Per accedere all’Assise cittadina non basterà prendere tanti voti: bisognerà prima di tutto prendere tanti voti di lista.

Ecco perché in ogni coalizione c’è una sfida interna: Fratelli d’Italia e Lega si giocano (tra loro) il primato di posti in Consiglio. Nella coalizione di Sanna, invece, non è tanto questione di lista ma di persone da eleggere trasversalmente tra le liste. Magari limitando chi può creare problemi politici allo “zoccolo duro” di coalizione. Come funziona dunque questa formula?

La distribuzione dei seggi

Ci sono 16 posti in Consiglio da assegnare alle liste. Mettiamo il caso che il sindaco venga eletto al ballottaggio. Se al primo turno avrà ottenuto almeno il 40% dei voti validi allora la sua coalizione avrà diritto a 11 Consiglieri e l’opposizione a 6. Il sistema per capire chi verrà eletto (per gli appassionati c’è qui una guida dettagliata) è il seguente: 1- si determina la cifra di coalizione sommando i voti di lista ottenuti al primo turno; 2- si divide ogni cifra di coalizione per 1, 2, 3 etc fino al numero dei posti in Consiglio comunale da ripartire (16); 3- si prendono i quozienti più alti tra tutte le coalizioni fino al numero massimo di Consiglieri da attribuire.

Così si attribuiscono i seggi per ogni coalizione. Poi vanno individuati i Consiglieri, considerando che a ogni coalizione il primo posto tocca al candidato sindaco (e quindi i seggi per i Consiglieri diminuiscono ancora). Dunque per individuare gli eletti di ogni lista si ripete lo stesso calcolo ma si applica alle singole liste di ogni coalizione e si prendono i risultati più alti come in tabella. Attribuiti così i seggi per ogni lista, si prendono i candidati con più voti. Qual è la sintesi di tutto ciò?

Intanto che non basta prendere tanti voti personalmente. Poi che la squadra fa la forza. Infine che con liste civetta si possono garantire posti in Consiglio. Ad esempio può accedere che in una grande coalizione una singola lista riporti molti voti, perché magari gode di un appoggio preferenziale, pur avendo molti candidati di lista che prendono zero voti o solo qualcuno. Il candidato più votato di quella lista potrebbe facilmente avere un posto assicurato, magari togliendolo a quello di un’altra lista “amica” che però ha diversi candidati con molte preferenze. Se a tutto ciò si aggiunge anche la preferenza “di genere”, immaginate voi quanto devono “pedalare” i candidati al Consiglio. È questa la lotta nella lotta che si sta giocando a Colleferro e in ogni Comune che ha oltre 15 mila abitanti.

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