Un altro suicidio. Quando un centro di ascolto per la fragilità maschile?

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Un uomo si è impiccato nella sua casa di Artena. La serie continua e chi si toglie la vita è quasi sempre un uomo

Un altra persona se ne va. Aveva 37 anni ed è stata trovata impiccata nella sua casa ad Artena. Si tratta, anche in questo caso, di un uomo. Di lui non si sa molto se non che era artenese e che non era molto conosciuto. Da un’ipotesi sommaria, pare che da qualche tempo avesse terminato una relazione. Forse non ha retto emotivamente e ha deciso di farla finita. Quali che siano le motivazioni, si allunga in questo modo la lista delle persone che, nella zona, si sono tolte la vita.

Casi di suicidio tra uomini, nel comprensorio, sono frequenti sia prima sia dopo la pandemia. In tanti ricorderanno i diversi casi avvenuti a Valmontone, a Lariano o ad Artena. Ultimamente un omicidio-suicidio è avvenuto anche a Velletri. Altre due persone l’hanno fatta finita buttandosi dal ponte di Ariccia proprio tra questa e la scorsa settimana. Cosa hanno tutti in comune? Sono uomini.

I dati sui suicidi in Italia

In Italia si registrano ogni anno circa 4000 morti per suicidio. Un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità dice che il 78,8% delle persone che si toglie la vita sono di sesso maschile. Si tratta di 11,8 persone ogni 100 mila abitanti. “Quasi l’80% dei morti per suicidio sono uomini – dice il rapporto – , con un rapporto di genere (uomini/donne) che è andato aumentando linearmente nel tempo, passando da 2,1 nel 1980 a 3,6 nel 2016. I tassi di mortalità per suicidio sono più elevati tra gli anziani, ma è tra i giovani che il suicidio è, analogamente a quanto si registra a livello mondiale, una delle prime cause di morte con una grande differenza nei livelli di mortalità tra ragazzi e ragazze”.

L’aumento dei suicidi è collegato alle crisi economiche e gli uomini sono i più colpiti. Anche i dati lo dicono. E infatti l’ISS scrive: “La minor resilienza degli uomini di fronte ad “eventi critici” è anche rilevabile dal fatto che i tassi età-specifici di mortalità per suicidio aumentano con l’età sia per gli uomini che per le donne, ma per gli uomini si osserva un aumento esponenziale a partire dai 65 anni di età in corrispondenza con l’età al pensionamento”.

La questione della fragilità maschile

Che non si tratta di questioni di “fine vita”, come li si intende nel dibattito degli ultimi mesi è chiaro dalle dinamiche che emergono durante questi eventi. A volte una relazione fallita. Altre la perdita del lavoro. Altre ancora questioni famigliari o l’impressione che non si è accettati dal mondo. Solo a volte, queste storie terminano in omicidi-suicidi del partner.

Tutte vicende che fanno emergere con forza una questione: la fragilità maschile a cui troppo spesso non si pone la giusta attenzione. Negli ultimi anni si è posto giustamente l’accento sulla necessità di contrastare la violenza sulle donne (da gennaio a settembre in Italia ci sono stati 83 “femminicidi”). Quando si porrà il problema della necessità di interventi che intercettino la fragilità di quegli uomini che, non trovando reti, si gettano nell’abisso?

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