La Consulta annulla il Ptpr del Lazio

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Il Piano Territoriale Paesistico del Lazio è stato annullato dalla Corte Costituzionale per mancanza di leale collaborazione con lo Stato

Dopo anni di lavoro, il Piano Territoriale Paesistico del Lazio non va bene. La Corte Costituzionale in una sentenza pubblicata oggi ha annullato il Ptpr approvato dal Consiglio regionale del Lazio per mancanza di “leale collaborazione” con lo Stato. Il punto è che il Consiglio regionale ha approvato in modo unilaterale il Ptpr non rispettando gli accordi presi dalla Regione con il Ministero dei Beni Culturali. Il processo di pianificazione doveva essere invece concertato con lo Stato.

Insieme al Ptpr del Lazio sono stati annullati anche gli atti conseguenziali. Il risultato è che la regione si trova di nuovo senza Piano Territoriale Paesistico, o meglio, si torna alle norme vigenti prima dell’approvazione del Piano, che è lo strumento con cui si fissano i vincoli paesistici, fondamentali anche in tema di sanatorie.

“Nel caso di specie – si legge nella sentenza della Corte Costituzionale -, la Regione Lazio, dopo aver assicurato il coinvolgimento del MiBACT fino alla proposta di delibera consiliare 10 marzo 2016, n. 60, adottata dalla Giunta regionale con decisione 8 marzo 2016, n. 6, ha posto in essere una condotta che viola i canoni della leale collaborazione. Da questo punto di vista l’approvazione e poi la pubblicazione della deliberazione del Consiglio regionale n. 5 del 2019 hanno determinato una soluzione di continuità nell’iter collaborativo avviato tra Stato e Regione, hanno prodotto l’affermazione unilaterale della volontà di una parte e si sono tradotte in un comportamento non leale, nella misura in cui – a conclusione del (e nonostante il) percorso di collaborazione – la Regione ha approvato un piano non concordato, destinato a produrre i suoi effetti nelle more dell’approvazione di quello oggetto di accordo con il MiBACT. Il ricorso deve pertanto essere accolto in riferimento alla violazione del principio di leale collaborazione, in quanto non spettava al Consiglio regionale approvare la deliberazione n. 5 del 2019 senza il previo coinvolgimento del MiBACT. Conseguentemente la deliberazione impugnata deve essere annullata”.

La nota di Fratelli d’Italia: “Il problema più serio è che potrebbe far scattare norme di salvaguardia cosi da compromettere anni e anni di lavoro di pianificazione”

“La Corte Costituzionale ha annullato il piano paesistico della Regione Lazio – dichiarano in una nota i Consiglieri regionali di Fratelli d’Italia – e tutti gli atti conseguenziali perché di fatto non ha coinvolto nella redazione dell’atto il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo. Non c’è stato quindi nessuna intesa, come avrebbe dovuto esserci, tra Regione Lazio e Mibact. Come a dire che Zingaretti e Franceschini non si sono parlati, anzi, si sono tra loro ignorati nel pensare alla  pianificazione paesaggistica della nostra regione. Eppure il presidente della Regione Lazio è segretario nazionale del Pd e Franceschini oltre che titolare del dicastero di via del Collegio Romano, è anche un esponente di spicco del partito. Una figura pessima per il governatore del Lazio, per il Pd regionale e per l’assessore Valeriani. Adesso, in forza di questa sentenza, torna vigente il Ptpr adottato nel 2008 e il problema più serio di questa sonora bocciatura da parte della Corte Costituzionale è che potrebbe far scattare norme di salvaguardia cosi da compromettere anni e anni di lavoro di pianificazione da parte dei comuni e dei soggetti interessati con gravi ripercussioni sull’economia del Lazio. Dunque, tutto da rifare. Certo è che la mancata collaborazione tra due alti esponenti dello stesso partito suscita più di qualche perplessità”.

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